Zubin Mehta e Chiara Giordano inaugurano l’Armonie d’Arte Festival


Già durante conferenza stampa di chiusura dell’edizione 2017, con una modalità da Festival blasonato, Armonie d’Arte annunciava l’inaugurazione della successiva diciottesima edizione: appuntamento a tutti per il primo luglio 2018 con l’ Orchestra del Maggio Musicale Fiorentino diretta da Zubin Mehta. La straordinaria presenza del grande Maestro indiano la cui direzione continua a incantare platee di tutto il mondo rappresentando un icona di tutta la musica dal dopo guerra a tutt’oggi, alla guida delle orchestre più importanti del mondo, dalla carriera impressionante costellata di straordinario successo e innumerevoli riconoscimenti (al grande pubblico ricordiamo anche il concerto con i 3 tenori Pavarotti, Carreras, Domingo) nonchè l’autorevolezza dell’Orchestra del Maggio che rappresenta una delle eccellenze italiane nel panorama europeo, ed infine un programma di grandissima intensità espressiva, prefigurano un concerto memorabile per la Calabria e per tutto il meridione italiano. 

Ma l’importante novità rispetto a quanto già annunciato é che il solista scelto dal maestro Mehta è la pianista Chiara Giordano; e se Chiara Giordano é il manager della cultura e l’instancabile ecclettico direttore artistico che ha fatto dichiarare a Pat Metheny giá qualche anno fa “…Lady Chiara è una delle migliori professioniste che io abbia incontrato nella mia lunga carriera…”, il suo essere musicista é la sua formazione originaria, attività mai interrotta e soprattutto a lei più cara. 

《Essere musicista – racconta Chiara Giordano – non è una scelta ma un’esigenza, cosí come non si fa il pianista, ma si è pianista: non é una sottile differenza linguistica ma una dimensione spirituale e culturale abissalmente differente; in questo caso la musica, anche quando non suoni o non canti o non l’ascolti, ti segue e ti insegue, e tu trovi pace vera solo quando la vivi; dunque ringrazio il Maestro Mehta per aver accettato di inaugurare la XVIII edizione di Armonie d’Arte Festival e sarà per me un onore e una gioia difficile da descrivere con le parole per quanto intima, forte e tutta artistica, poterlo fare insieme a lui che, non c’è bisogno di sottolinearlo, ha una statura e un carisma ormai leggendario. >>.

​Chiara Giordano, d’altronde, appartiene alla storica e prestigiosa scuola pianistica napoletana del Maestro Vincenzo Vitale, studiando e diplomandosi al Conservatorio di San Pietro a Majella con il Maestro Massimo Bertucci; poi ha proseguito un perfezionamento alla Akademie Mozarteum e di Salisburgo, e ancora con la pianista Laura De Fusco con cui ha formato anche duo pianistico; giá giovanissima ha intrapreso attività concertistica in Italia e all’estero in contesti di rilievo e da solista con organici orchestrali di enti quali Teatro alla Scala di Milano, Accademia di Santa Cecilia di Roma, Teatro Bellini di Catania, l’Orchestra Scarlatti di Napoli, La Piccola Sinfonica di Milano, nonché importanti orchestre straniere come la English Chamber Orchestra, ed ha registrato in varie occasioni per la Rai.

<<Poter offrire anche al pubblico calabrese occasioni come queste, sia per il valore degli artisti che per la particolarità del repertorio, è un orgoglio per Armonie d’Arte Festival – continua Chiara Giordano –  ma il concerto è molto atteso ben oltre il contesto locale, e ciò rappresenta anche il segno che il Festival vede giusto nel mantenere la sua connotazione di spettacolo prioritariamente “colto” >>. In effetti Armonie d’Arte esprime ormai un unicum tra i vari Festivals della  regione, oltre a rappresentare una realtà a cui tutto il settore guarda con interesse, meritevole dell’EFFE Labela 2017 -2018 ( FEstival for Europe – Europe for Festivals ), ed aver avviato una fase di intenso networking, all’interno di Italia Festival socio di AGIS, partecipando al circuito Super Festival e in corso di adesione ad EFA – European Festival Association.

Tornando al concerto anche il programma si rivela di straordinario fascino per tutti: il concerto di Mozart n. 23 k488 in la maggiore per pianoforte e orchestra e la Quinta Sinfonia di Shostakovich. Un viaggio che esplora quelli che potrebbero apparire gli antipodi del linguaggio musicale classico, con un contrasto che porterà  lo spettatore per mano ad un confronto terribile e affascinante: Wolfgang Amedeus Mozart e Dmitrij Šostakovič , il settecento europeo e il novecento russo, il genio “divino”  e un genio “umano”,  la compiutezza della forma e dell’armonia  del musicista salisburghese e il travaglio stilistico e compositivo del compositore di san Pietroburgo; e laddove il concerto appare una fioritura commovente per equilibrio e compostezza, di lucidissima intensità, ora lieve e colorata ora scura e di sconfinate solitudini, la potente Sinfonia si snoda in tutta la sua vibrante complessità in 50 minuti di intersezioni ora drammatiche, ora esplosive, ora liriche, sempre densissime; e sebbene i più esperti sanno e possono cogliere anche quanto Shostakovich fosse legato a Mozart, i loro repertori appaiono ai più come mondi lontanissimi, incommensurabili, eppure entrambi in grado di esprimere altezze ed orizzonti che inondano chiunque si ponga in ascolto, regalando un’esperienza emozionale profonda e indimenticabile.


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