Da diversi anni si discute sull’opportunità di riformare il sistema elettorale con l’introduzione di temperamenti all’unicità del criterio della residenza. Una vera e propria battaglia di civiltà, quella intrapresa dalla Senatrice Silvia Vono, che sull’argomento ha presentato un’interrogazione al Ministro dell’interno Luciana Lamorgese.
“A circa due milioni di persone viene preclusa la possibilità di esercitare il diritto al voto, in quanto domiciliati in regioni diverse a quella di residenza; in particolare si tratta di giovani di età compresa tra i 18 e i 35 anni iscritti in atenei non appartenenti alla propria regione di origine, e per i quali lo spostamento risulta difficile se non impossibile”. Le parole della rappresentante di ItaliaViva a Palazzo Madama evidenziano inoltre le criticità del meccanismo di rimborso delle spese di viaggio agli elettori, con dei costi stimati in circa 8 milioni di euro che potrebbero essere meglio investiti per affrontare questa situazione.
Esistendo nella normativa nazionale delle deroghe al principio generale (per i domiciliati all’estero è possibile votare per corrispondenza), la Senatrice Vono – nell’interrogazione presentata – giudica “incomprensibile tale negazione per gli studenti fuori-sede che si trovano in Italia e per i lavoratori in mobilità o, più in generale, per coloro i quali vivono in un comune diverso da quello di residenza”.
Rispetto agli altri Paesi europei, l’Italia si mostra in ritardo nell’adeguamento della disciplina elettorale: per fortuna, però, il tema è oggetto anche di un discreto confronto e di una sentita attività parlamentare, come dimostrano i disegni di legge depositati in materia, tra i quali si segnala il ddl della Senatrice Ginetti recante “Disposizioni per l’esercizio del diritto di voto degli studenti universitari fuori sede”. Un primo passo verso un provvedimento necessario.