Sta circolando una battuta insulsa e violenta di don Ciotti, e spero per lui non sia vera, che il Ponte non collegherebbe “due coste ma due cosche”; ovvero, secondo lui, mafia calabrese e mafia siciliana; come dire che Calabria e Sicilia sono due mafie. La battuta è ignobile, e anche stupida, giacché solo don Ciotti ignora che oggi la mafia viaggia non in traghetto ma in areo, classe di lusso, e i suoi membri sono laureati con master eccetera. Solo lui pensa ancora che mafia e ‘ndrangheta siano un retaggio del passato e di paeselli sperduti tipo film in falso dialetto con falsi sottotitoli in italiese; invece sono delle internazionali del crimine, che trattano i loro affari a Vanuatu e in altri luoghi criminali, però riconosciuti dall’ONU come fossero cose serie.
Detto questo perché andava detto, è proprio per battute da bettola come queste che io voglio il Ponte, e voglio, in Calabria, ogni genere di lavori pubblici: per esempio, la mia Trasversale delle Serre.
Voglio i lavori pubblici, Ponte in testa, perché i lavori pubblici richiedono menti e braccia occupate direttamente; e generano intorno tanto indotto. E chi guadagna con indotto e lavoro, poi va a comprare le scarpe ai figli, e il calzolaio… eccetera.
Voglio i lavori pubblici, Ponte in testa, perché il Meridione ha bisogno di ammodernare ferrovie e strade e altre infrastrutture. Pochi sanno che la Calabria ha la più lunga rete stradale d’Italia; però sono tutte stradine elettoralistiche degli anni 1970 per accontentare un parente del politicante di turno. Vanno abbandonate, e ce ne vuole, per esempio, una sola, e dritta, dall’Istmo all’Aspromonte, con qualche diramazione. Diramazioni, non ignobili SVINCOLI tipo Argusto di Soriero!
Voglio i lavori pubblici, Ponte in testa, perché LAVORO è il contrario di POSTO. E chi lavora, mangia del suo ed è un uomo libero; e chi lavora, vota per chi gli pare; e chi lavora ha tutt’altra mentalità, agile e vivace e tracotante, del passacarte inetto e dannoso e servile.
Corollario: chi lavora, non ha tempo per le sfilate con i palloncini a favore di compiacenti telecamere.
Ulderico Nisticò