Non ho capito perché in Emilia riapre allegramente la Lamborghini, e invece in Calabria un tavolino di bar costituisce, secondo il governo, un pericolo mondiale. Lo stesso per le attività industriali del Nord; e a Venezia, dove campano di quello, vogliono la riapertura delle attività turistiche. La Calabria, già alla fame da decenni a parte stipendi e soprattutto pensioni, ha urgenza di lavoro.
Jole Santelli, continua così.
Non ho capito, del resto, perché la vita politica italiana continui a restare in mano ai giudici: ovvero la dicastocrazia.
Non ho capito perché chi rientra da fuori può sottoporsi a “tampone volontario”, quindi se non vuole tanti saluti; quando sarebbe elementare renderlo obbligatorio con o senza le buone maniere; e chi non vuole il tampone, se ne resta a Vigevano.
Non ho capito, come tutti, chi diavolo siano i congiunti, e persino affini, in un “sesto grado” di parentela che non esiste, e figuratevi di affinità; e perché uno può sì dire che sta andando a trovare la grande passione erotica della sua vita, però non deve dire chi è e in quale luogo abbia domicilio! Vi giuro che non è vero, ma, stando alla legge, io posso dichiarare che ho un’amante a Pap… no, non devo dire manco dove sia! Di tutte le norme assurde, credo questa sia insuperabile.
Non ho capito perché il ministro, la Azzolina, invece di dormire di notte, si faccia venire pensate come le classi a metà dentro e metà a casa; e le dica pure; poi, di fronte al ridicolo, ritira la follia.
Non ho capito come mai, con la scusa del virus, stiano scarcerando mafiosi pluriassassini; mentre elegantemente tacciono a questo proposito i vari Morra, Ciotti, Saviano e altri illustri eroi dell’antimafia; o la Bindi, che, anticipando la sbrigliate poesie anagrafiche di Conte, scioglieva i Comuni se il sindaco aveva un pronipote acquisito della cugina della moglie… o si era trovato a cena.
Insomma, ci sono tante cose che non ho capito. E siccome non me le spiegherà nessuno, resto nella mia ignoranza.
Quello che ho dovuto capire, per l’ennesima volta è che il bilancio regionale della Calabria non esiste, e sono solo partite di giro, cioè somme destinate, e su cui non c’è da ragionare e non si può fare nulla. A questo punto, la Regione non serve, e basta un bravo segretario comunale con due impiegati.
Il bilancio 2020 è stato, ad arte, lasciato in aria da Oliverio; in due mesi, la Santelli poteva solo approvarne uno per evitare l’esercizio provvisorio.
Sì, ma ora il provvisorio deve finire, e dobbiamo munirci di un bilancio vero, con scelte intelligenti e coraggiose.
Io, che faccio l’agricoltore solo per spasso, e non sono medico, però, nel mio piccolo, faccio cultura, sto aspettando qualche notizia culturale dal vice Spirlì nella veste di assessore al ramo; e fino a oggi 5 maggio, non ne ho.
Parlo di cultura cultura, ovvio, non di chiacchiere e sproloqui tipo Africo e prodotti tipici; parlo di storia e filosofia e arte e archeologia e turismo culturale e libri e teatro e cinema… lasciando cortei e palloncini e fiaccolate e lotte varie al Ministero dell’Interno, e a spese sue.
Anche per fare cultura ci vogliono soldi, ovvio; ma soprattutto, e anche senza soldi, ci vogliono idee; idee, non piagnistei.
Ulderico Nisticò