Uno degli effetti più negativi del vecchio illuminismo settecentesco è l’illusione di tentare di ridurre il tutto a qualche spiegazione razionale, e quindi di poter trovare soluzioni razionali, e funzionanti. Era invece ben noto agli antichi, e lo sarà di nuovo con la psicanalisi contemporanea, è che nell’animo umano ci sono molte zone oscure; le quali non solo ci sono, non solo sono ineliminabili, ma sono necessarie in alcuni casi della vita: secondo Platone, i guerrieri custodi (phylakes) difendono lo Stato perché dominati dal thymòs, l’ira cieca nei confronti del nemico.
Di tutte le zone oscure, la più oscura è senza dubbio il sesso; e ogni conato di applicare a questo dei criteri razionali è un’ingenua utopia.
“Et Venus in silvis iungebat corpora amantum: / conciliabat enim vel mutua quemque cupido / vel violenta viri vis et impensa libido/ vel pretium”. Così canta il poeta Lucrezio a proposito dei primitivi che Venere univa nelle selve; e oggi, che l’unione avviene in comodo hotel di superlusso e non sotto le querce, non è cambiato niente, e i tre modi per unirsi sono gli stessi: prezzo (c’è un’infinita gamma di forme di pagamento), violenza, amore.
Il sogno dei razionalisti è che dei tre resti solo l’amore; anzi, che il tutto si riduca a questa scenetta che vi narro in forma di teatro.
AMBIENTAZIONE: Una qualsiasi, anche scuola o chiesa o mercato o lungomare o ufficio postale…
PROTAGONISTI: Lui e lei.
LUI (sorriso gentile, cappello in mano): Buon giorno, signora / ina. Io mi chiamo Rossi Mario, sono nato etc, codice fiscale xxxx, e, dopo aver considerato l’efficienza fisica delle sue forme, desidererei effettuare con lei un rapporto sessuale con modalità da concordare per iscritto. Grazie dell’attenzione.
LEI (prima versione) Buon giorno, mi chiamo yyyy, e trovo interessante tale ipotesi. Tuttavia in questo momento ho degli impegni, e perciò l’attendo questa sera alle ore 21,30 a casa mia. Venga mangiato, perché non ho voglia di cucinare. La saluto.
LEI (seconda versione) Buon giorno, mi chiamo yyyy, e non trovo interessante tale ipotesi. Tuttavia in questo momento ho degli impegni, però l’attendo questa sera alle ore 21,30 a casa mia per una cena e solo per una cena; infatti a me piace molto dedicarmi alla cucina. La saluto.
LEI (terza versione) Buon giorno, mi chiamo yyyy, e non trovo interessante tale ipotesi. La saluto.
In tutte e tre le ipotesi, la scena si conclude con i due che se ne vanno tranquilli ognuno per i fatti propri.
Non sto scherzando. San Tommaso Moro, nell’Utopia per eccellenza, scrive seriamente che i promessi sposi, per decidere razionalmente se contrarre o meno le nozze, devono mostrarsi nudi, bene inteso in presenza di terze persone. E anche quando le femministe accanite sperano, non avendo letto Lucrezio, di cambiare la natura umana, diciamo che ragionando sragionano.
Per non parlare solo di sesso, se un poveraccio ruba perché non ha da mangiare e gli diamo da mangiare, è possibile (non sicuro!) che smetta di rubare; ma se uno è cleptomane, gli potete dare il tesoro di Creso, e andrà a rubare quello di Mida! Infatti non è un ladro ma un pazzo.
Questa lunga premessa serve, a mio avviso, a spiegare le violenze sulle donne. Ci sono anche quelle femminili, a volte subdole, ma qui parliamo dei casi di uccisione di donne.
Una tale violenza non si presta a nessuna spiegazione razionalistica: il violento, infatti, uccide, distrugge proprio ciò che vorrebbe possedere! È una violenza simbolica di grovigli mentali, e, peggio, carnali.
La violenza non è sinonimo di forza, che è invece ragionata e misurata; è un impulso elementare e del tutto irragionevole. Non è, come si ripete, animale: l’etologia insegna che proprio tra gli animali selvatici regnano i freni inibitori, che impediscono, quasi sempre, le conseguenze estreme e le uccisioni. L’uomo, non essendo animale, non è frenato dalla natura.
Al violento è dunque inutile esporre ragionamenti: non li ascolta nemmeno; e se mai, come tutti i matti crede di aver ragione lui, anzi di essere sottoposto a ingiustizia. Il violento può essere domato solo con la forza, con la paura. Non certo con la paura di una multa che non pagherà mai, con la paura di una prigione dove non starà mai…
Ogni volta che viene uccisa una donna, poi ci dicono che il violento era “noto alle forze dell’ordine”, o persino denunziato o sotto processo… e poi a spasso, anche armato. A che serve, in casi del genere, denunziare? E passare mesi in aule di tribunale, mattinate in attesa che il giudice rinvii la causa per menarca della nonna del cancelliere in pensione. O che qualche avvocato bravino rovesci la frittata, e il violento stazioni sotto le finestre della vittima.
Bisogna mettere paura ai violenti: una paura concreta e immediata; e inesorabile. Una sicura settimana in cella a pane e acqua infonde molto più terrore di un ergastolo dalle maglie larghissime. Non so se è chiaro!
Le donne, a loro volta, è bene che non diano retta a fandonie come quella che siamo tutti uguali e tutti buoni come diceva l’invasato Rousseau. Il matto, l’infoiato, il violento “noto alle forze dell’ordine” non sono affatto uguali alle persone (più o meno!) normali: sono degli emarginati morali (nulla a che vedere con le condizioni sociali ed economiche: se ne trovano in ogni ceto e classe), e, se hanno bisogno di cure, non è certo la signora / ina che può guarirlo. Anzi…
Ulderico Nisticò