Caro Tito nella cattedrale di Palermo, si sono svolti gli strazianti funerali delle 9 vittime della tragica alluvione di Casteldaccia. Ne sto leggendo alcuni resoconti su siti web siciliani e nazionali. Tutti evidenziano “la disperazione e la rabbia” della gente. In particolare, è stata notata l’assenza ai funerali di un qualificato e significativo rappresentante del Governo italiano. Ecco cosa scrive, ad esempio e tra l’altro, alle ore 14,27 di oggi martedì 06 novembre 2018 “www.affaritaliani.it”
““”Non c’era nessuno del governo nazionale. Siamo stati abbandonati come sempre … la Sicilia abbandonata dallo Stato”” – si è sfogata con l’Agenzia Giornalistica Italia Marinella Arena, diventata suo malgrado in questi giorni la portavoce di una tragedia familiare, cugina di Giuseppe Giordano, il superstite che ha perso la moglie, due figli di uno e 15 anni e altri parenti. Alle esequie erano presenti rappresentanti delle forze dell’ordine, il sindaco di Palermo Leoluca Orlando, quello di Casteldaccia, Giovanni Di Giacinto, e il presidente della Regione siciliana, Nello Musumeci, seduto in fondo alla chiesa assieme all’assessore alle Autonomie locali, Bernadette Grasso. Ma non c’erano rappresentanti istituzionali nazionali. Un’assenza che ferisce … “””
L’ASSENZA DELLO STATO (SENZA CUORE)
Caro Tito, ormai si può scrivere addirittura un’enciclopedia sull’assenza dello Stato in determinate e così gravi circostanze vissute dal popolo italiano. E, in particolare, per questa terribile tragedia di Casteldaccia (ma anche per le altre vittime delle recenti alluvioni in tante parti d’Italia), per l’enorme impatto emotivo avutosi anche all’estero, sarebbe stata opportuna una riconoscibile presenza fisica da parte delle istituzioni italiane (e forse anche europee), al di là delle pur sincere ma rituali espressioni di cordoglio e vicinanza del Capo dello Stato e di altre figure del Parlamento e del Governo, avutesi da lontano o nel contesto di cerimonie ufficiali dove, solitamente, si inserisce di tutto e di più, come da prassi consolidata.
Ormai sappiamo come ragiona il popolo italiano, che resta pur sempre un popolo di forti sentimenti. E sarebbe bene ed utile per i Governi tenere in serio conto i sentimenti della gente. Oggi governare può significare e significa governare le sensibilità, specialmente quelle più acute. La Storia ha più volte dimostrato che non si vive soltanto di formalità, economia, burocrazia e leggi. Ci sono le persone, oltre le cose (come recita un noto spot pubblicitario della Conad). I popoli hanno un cuore che forse i governi non hanno o non sanno leggere, interpretare e conquistare. Peccato che la scheda elettorale non lo manifesti, ma lo manifestano e, spesso, lo gridano i fatti, specialmente quelli più sofferti e palpitanti.
Cosa costa allo Stato organizzare un sistema che Lo renda vicino e presente in momenti così solenni e dolorosi?… Invece, sembra proprio che lo Stato (entità fantasma, a volte, percepìta quasi sempre come insensibile e vessatoria) faccia di tutto per allontanarsi dal popolo o, meglio dire, dal Paese reale. Un popolo o un Paese assai disorientato e sempre più amareggiato, il quale (telegiornale dopo telegiornale, salotto televisivo dopo salotto televisivo, interviste dopo interviste) ascolta quasi quotidianamente aridi numeri o fantasie, promesse o demagogie, aspre polemiche persino tra istituzioni, continue diatribe tra partiti, esasperati contrasti tra esperti (persino tra figure di alto profilo, pure europee, che dovrebbero mantenersi, con dignità, al di sopra delle parti e delle dispute). E’ una continua tortura!
Poi, quando si tratta di stare veramente vicini alla gente, ecco che non si va oltre le consuete liturgie. Invece, il cosiddetto popolo o il sempre tanto appellato Paese chiede più concretezza, più sentimento e persino “amore”, specialmente quando è ferito profondamente da calamità naturali e sociali (per le quali pare che lo Stato pare non sia del tutto innocente). Possibile che, disastro dopo disastro, istituzioni e politici non abbiano ancora capito o imparato come dovrebbero comportarsi con chi soffre, spesso atrocemente?… Possibile che le istituzioni nazionali non abbiano colto la profonda emozione popolare, il dolore del Paese per l’enorme tragedia di Casteldaccia … tanto da NON predisporre la partecipazione ai funerali di una figura (possibilmente carismatica, anche non politica) che potesse sintetizzare l’intera Italia, commossa fortemente (pure per la morte di bambini e per il contesto) da una simile disgrazia?…
URGE UN MINISTRO DELL’ASCOLTO
Sono un umilissimo e scalcinato cittadino, ma nel mio piccolissimo resto sempre partecipe attivo del corpo e dell’anima popolare. Sono ormai quasi 30 anni che scrivo articoli e invio appelli ai vari Governi affinché venga istituito un attento ed efficiente Ministero dell’Ascolto” del popolo e del Paese. Non basta, infatti, per le Istituzioni (anche le più democratiche) acquisire i pareri delle (più potenti) parti sociali, i resoconti di polizia, leggere le varie “rassegne-stampa” o seguire i “social-media” o le trasmissioni televisive che presentano casi particolari su cui, magari, intervenire più per la visibilità che se ne ricava. Ormai quasi tutto si fa in funzione “propagandistica” o del “tornaconto elettorale”. C’è l’ossessione del “consenso” e dei “sondaggi”. Praticamente ci si muove soltanto per una simile univoca dimensione. E la gente?… e il popolo?… e il Paese reale?… le Istituzioni hanno perso bussola ed orientamento, etica e lungimiranza?!…
C’è qualche politico che si vanta di andare per mercati e per le strade ad ascoltare la gente. Bene!… Ci sono altri che esibiscono la piazza. Bene!… Ma chi avvicina e chi ascolta i sei milioni di veri poveri, i malati gravi, i disabili, chi sta veramente male e non riesce nemmeno a dirlo, chi dorme per strada, chi è nelle carceri antiche e sovraffollate, chi con un piccolo aiuto eviterebbe di perdersi o di diventare un pericolo per la società?… Chi interroga i geologi, gli ingegneri idraulici e le tante figure professionali che cercano ma non trovano udienza per essere ascoltati a beneficio di tutta la comunità nazionale, pure al fine di evitare i disastri dell’abusivismo e degli attentati al territorio e alla collettività?… Chi ascolta i giovani, specie quelli che sono costretti a scappare all’estero?… Chi ascolta lo spopolamento dei borghi e la desertificazione?…
URGE UN “HELP OFFICE”
Tra tanto altro, quanti suicidi, quanti drammi, quante criminalità, quante perversioni e vite perdute si eviterebbero se ci fosse, ad esempio, un “Help Office” ovvero uno “Sportello di Pronto Soccorso ed Aiuto Sociale” cui il cittadino in difficoltà possa rivolgersi per ottenere l’aiuto necessario per evitare disagi, perdizioni ed ogni possibile negatività (al di là delle assistenti sociali). Invece, quanta solitudini, quante angosce, quanti smarrimenti inducono le persone e, spesso, intere famiglie a decisioni negative o a tragici gesti estremi!… Una simile prevenzione ed aiuto gioverebbe a tutta la società. Questo dovrebbero inserire nel “Decreto sicurezza” in discussione in Parlamento!
Avere veramente ed operativamente uno “Stato Amico” contribuirebbe al benessere delle persone e delle comunità!… Ogni cittadino dovrebbe sapere a chi rivolgersi in caso di serie difficoltà!… Sarebbe assai meglio avere uno “Stato paternalista” piuttosto che uno Stato preda esso stesso della cattiva globalizzazione che dimentica coloro i quali sono in difficoltà, mentre i cosiddetti “ultimi” restano sempre ultimi. L’arte di arrangiarsi, cosiddetta, non risolve, purtroppo, ma, spesso, peggiora il disagio o le difficoltà delle persone. Urge avere uno Stato attento, che sappia ascoltare e aiuti il cittadino, le famiglie, la gente, le categorie e specialmente chi vive un dramma!
URGE UN MINISTRO PER I RAPPORTI CON IL POPOLO
Caro Tito, negli ultimi decenni non c’è Governo che non preveda la nomina di un “Ministro per i rapporti con il Parlamento” (oggi è l’on. Riccardo Fraccaro, il quale è pure ministro per la cosiddetta “democrazia diretta”) ed uno per “gli affari europei” cioè per i rapporti con l’Unione Europea (oggi è il prof. Paolo Savona). Bene!… Benissimo!… Ma un Ministro che tenga i rapporti con il popolo o con il Paese non sarebbe forse pure necessario?… Nei primi mesi del 2007 (quasi 12 anni fa) ho cercato di formare (sempre nel mio piccolissimo “idealista”) un “Sindacato degli Elettori” che avesse “legittimamente” voce presso le Istituzioni elette dal popolo. Ma non ho avuto alcun sèguito ed esito. Eppure credo ancora che gli elettori, proprio in quanto elettori dei rappresentanti nelle Istituzioni, potrebbero e dovrebbero giocare un ruolo democratico assai importante per un dialogo costruttivo con coloro che sono stati elevati ad Amministratori pubblici, a livelli locali, territoriali, nazionali ed europei. Invece, addirittura, quasi nessuno conosce la natura personale o il ruolo degli eletti, ovvero di coloro che hanno in mano il destino degli stessi elettori. Ti sembra sensato e democraticamente normale?…
Se stamani nella cattedrale di Palermo ci fosse stato un “Ministro per i rapporti con il Paese” ad ascoltare, a partecipare, ad essere vicino alla gente e a rappresentare il dolore e la solidarietà dello Stato, del Governo, delle Istituzioni … sicuramente tutta la rabbia espressa dalla gente non avrebbe avuto motivo di esserci, almeno assieme alla sfiducia e al sentimento di essere abbandonati da chi rappresenta la Nazione, la Costituzione e il Governo del Paese. Uno Stato sempre presente e partecipante contribuirebbe a recuperare prestigio a se stesso e fiducia presso i cittadini e gli elettori!
Ci vuole (sempre a mio modestissimo parere), anzi urge un “Ministro per i rapporti con il Paese” per cominciare ad instaurare una vera amicizia collaborativa tra Istituzioni e Popolo, tra Eletti ed Elettori. Invece il solco che separa le Istituzioni e la gente pare si allarghi sempre di più, occasione dopo occasione. Ecco, un tale Ministro sarebbe enormemente utile pure per cominciare a tessere quella vicinanza che è l’anima stessa di una vera democrazia (e della più vera coesione sociale). Altrimenti, si perpetuano consuetudini e stili appartenuti alle antiche distanti monarchie.
Molto probabilmente l’Italia (che pur mena vanto di essere una potenza industriale, eccellendo in tanti settori e aspetti) resta ferma (non soltanto economicamente) o addirittura scivola sempre più giù nelle numerose classifiche mondiali, proprio perché non c’è un più serio dialogo tra Istituzioni e Paese. Mentre invece i rappresentanti delle Istituzioni (a tutti i livelli territoriali) dovrebbero entusiasmare e trascinare la gente alle più alte vette del prestigio internazionale, possibilmente con “amore”. Infatti, i governanti non dovrebbero essere “buoi” da pungolare continuamente!… Dovrebbero prevedere e persino prevenire i bisogni dei cittadini (sempre nei limiti del possibile e della sostenibilità, cui il popolo andrebbe comunque e meglio educato). Purtroppo, alla luce dei fatti, perché i cittadini hanno sempre da recriminare?…
Caro Tito, in questa lettera n. 225 di martedì pomeriggio sei novembre duemiladiciotto, ho voluto accennare ad un tema che mi è caro fin da quando in prima media ho cominciato a studiare, ad appassionarmi e ad impegnarmi nell’Educazione Civica operativa, prendendo tale materia molto sul serio, pure approfondendo il valore della democrazia, dell’europeismo, dell’universalismo per come interpretato dall’Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU) e da altre presenze utili al progresso della persona, dei popoli, dell’intera Umanità. Spero proprio tanto, con tutto me stesso, che l’etica democratica, umanitaria ed universalista porti le Istituzioni ad essere un tutt’uno con il popolo ed il Paese che li fa esistere.
SALUTISSIMI
Caro Tito, con questa stessa lettera voglio pure esprimere affetto personale, sociale e civile non soltanto alle vittime che in tante parti d’Italia (da Sud a Nord) sono state provocate dal maltempo, ma anche a tutte le popolazioni che hanno subìto disastri e continuano a soffrire per le devastazioni. Auguro il più immediato ripristino della vita normale e che si realizzi l’urgente intervento legislativo ed economico delle Istituzioni affinché il territorio italiano diventi veramente sicuro, a prova di maltempo e di calamità naturali e sociali! Tra tanto altro, la migliore manutenzione servirebbe a dare lavoro stabile e produttivo ad innumerevoli figure lavorative, favorendo il turismo, tante utili esperienze, conoscenze e attività da esportare addirittura in tante parti del mondo!… Cerchiamo, tutti insieme, di far diventare l’Italia “maestra di civiltà”!… Civiltà vera ed avanzata, sostenuta da una civiltà dell’amore per il bene comune! Esempio per la globalizzazione!
Alla prossima lettera n. 226, con la speranza che avvenga presto l’innamoramento tra Stato e Cittadini, secondo Costituzione ma anche al di là delle stesse Leggi!
Domenico Lanciano (www.costajonicaweb.it)