Il cordoglio del segretario generale della Cgil Area Vasta di Catanzaro-Crotone-Vibo, Enzo Scalese per l’operaio morto in un’azienda agricola di Lamezia.
“Un’altra “morte bianca” che racconta la tragedia di padri di famiglia usciti al mattino per portare il pane a casa, e mai rientrati a causa di un incidente sul lavoro costato la vita. Quello che è successo nell’azienda agricola lametina dove un uomo di 53 anni è morto cadendo da un muletto, mentre stava spostando una balla di fieno, suscita da un lato profondo dolore per la famiglia che ha perso il proprio punto di riferimento, e dall’altro solleva interrogativi e polemica per la sicurezza sul lavoro”.
E’ quanto afferma il segretario generale della Cgil Area Vasta di Catanzaro-Crotone-Vibo, Enzo Scalese, che prime il cordoglio del sindacato per la morte dell’operaio lametino che ieri ha perso la vita sul proprio posto di lavoro, lasciando moglie e quattro figli. “Davanti a familiare e sociale che devasta chi lo vive in prima persona – aggiunge Scalese – pretendere provvedimenti concreti per rafforzare la sicurezza nei posti di lavoro, verso cui non possono essere tollerate deroghe. Il nostro sindacato continua a chiedere da anni maggiori controlli per far rispettare le misure di sicurezza nei cantieri: maggiore attenzione ma anche la valorizzazione della figura dei rappresentanti dei lavoratori, oltre ad una formazione specifica sui rischi nei cantieri e di tutti i luoghi di lavoro”.
“Invece, davanti all’ennesimo lavoratore che muore di lavoro, ci ritroviamo ogni volta davanti alle promesse di intervento ‘affinchè non succeda mai più’, fino alla prossima notizia di cronaca che lascia amareggiati, spiazzanti e senza parole davanti al dolore provato dalla famiglia che orfana. Centinaia di studi di settori specializzati dimostrano che programmi di prevenzione per gli infortuni possono avere un considerevole impatto positivo, reso evidente da percentuali più basse in termini di frequenza e gravità degli infortuni sul lavoro e da un migliore rapporto costi-benefici”.
“La Cgil – conclude Scalese – continua a portare da tempo contributi in questa direzione con moniti suffragati da studi e rapporti perennemente ignorati: è arrivato il momento di prevenire le lacrime di chi perde una persona cara sul luogo di lavoro, e non di asciugarle con l’ennesimo cordoglio e il pensiero che poteva essere evitato. Deve essere evitato e il modo c’è: basta garantire la sicurezza sul luogo di lavoro”.