Nel 1967, durante la guerra del Sinai, correva questa barzelletta simpatica e crudele. Gli Egiziani, mentre fuggivano nel deserto, si giustificarono così: “Stiamo seguendo l’astuta strategia del consigliere russo, ritirarsi verso l’interno e aspettare che cada la neve”!
Anche Salvini deve avere dei suggeritori del genere, prima l’8 agosto del ’19, quando gettò alle ortiche il suo governo e lo regalò a Zingaretti; e ora con la mozione di sfiducia. Quos Juppiter perdere vult, prius amentat. Oppure gli fa trovare consiglieri o scemi o fraudolenti; e anche per la seconda volta.
In entrambi i casi, secondo me, la neve sperata da Salvini (o che qualcuno aveva assicurato a Salvini) parlava con leggero accento fiorentino, e si chiamava Matteo. Solo che Renzi non crede di esserlo, ma è furbo davvero, e non ci è cascato né ad agosto ’19 né a maggio 2020. Anzi, salvando Bonafede e Conte, sa lui cosa ci guadagna in potere, e soprattutto in sottopotere. Ed evita le elezioni, che sarebbero per lui molto incerte; mentre sono sicuramente mortali per i 5 stelle. Vedi Calabria 26 gennaio. Perciò i grilleschi s’impecoriscono qualunque cosa succeda.
Ma una mozione di sfiducia si presenta per vincere, non per clamorosamente perdere in partenza. Con quella di ieri 20, Salvini e la Meloni sono riusciti a ricompattare la debole maggioranza di Conte; e a garantire ai grillini altri tre anni di sudati stipendi: gli ultimi, ma sempre tre anni, sono; da oggi Bonafede è libero di far uscire di galera Jean Valjean ed Edmond Dantès; e il trio Lamorgese Boldrini Bellanova può tranquillamente concedere il permesso di soggiorno pure a Brenno, Attila e Frundsberg con tutti i lanzichenecchi; la bella (?) statuina vuota giocare alla ministra della scuola con l’imbuto; Conte può continuare a promettere miliardi inesistenti. Eccetera.
Lo scambio è stato palese: al PD, i clandestini, agli stelluti il Bonafede; a Renzi, parecchio. Numeri alla mano, non c’è niente da fare, con le vie parlamentari. E con le eventuali altre? Io, a questo punto, eviterei anche la manifestazione del 2 giugno: così, per non fare tre!
Riassumendo, dal 1994 al 2020. La cosiddetta o sedicente destra italiana è maggioritaria alle elezioni, e perdente subito dopo, e trova sempre volpi che la fanno gallina: nel 1994, Scalfaro, per esempio. Eccetera. Qual è la ragione?
Che la cosiddetta destra – ed è uno dei tanti paragoni sbagliati con il fascismo, che ebbe Bianchi e Gentile e Bottai e infiniti altri – è priva di due cose indispensabili a far politica:
- un’ideologia;
- una classe dirigente.
Se uno pensa che gli intellettuali di riferimento sono Feltri e Sgarbi… e gli unici libri, quelli della Fallaci e Dove ti porta il cuore… E zero film, tv, giornali leggibili. L’unico che idealmente sapeva leggere e scrivere, Tremonti, l’hanno messo a fare arredamento. Alleanza Nazionale, scusate la parolaccia, nacque proprio contro 49 teste pensanti tra i 50 dell’elenco ufficioso, quorum pars magna fui; fece la fine che fece, AN, ovvio; e molto prima delle misere sorti personali di Fini a Montecarlo.
Sapete cosa mi fa amaramente ridere? Che gli elettori di centro(destra) sono laureati e diplomati e bravi nel loro mestiere; solo che del tutto sprovveduti di politica. E, come tutti gli sprovveduti, credono di essere… ma sì che l’avete capito, machiavellici!
Mancando dunque di quelle due cose, il centro(destra) un giorno vuole blindare i confini e un giorno firma Dublino; un giorno sbava per Trump, e l’altro giorno Trump tifa “Giuseppi”, cioè PD; un giorno la destra vuole in galera anche i gatti, e l’altro è garantista… come la Bonino: per la quale ieri la Lega ha votato.
Ecco da quali debolezze consustanziali spunta, tra le tante attività a caso, la mozione tipo goal a porta vuota.
Ulderico Nisticò