Una ministra della task force ha una road map per il Sud


Mara Carfagna Vi piace, amici lettori, questa buffa antologia di frasi fatte e luoghi comuni? Ahahah: la road map della task force in mano a una ministra! Dopo un poco di allegria – del resto, oggi è Carnevale – parliamo quasi sul serio.

Quello Draghi non è il governo dei migliori, però nemmeno dei peggiori: è, come tutti quelli a mia memoria, il solito governo dei qualsiasi provvisoriamente presentati come geni ed eroi. Un ministro, di nome Mara Carfagna, ha l’incarico di “Sud e Coesione sociale”.

Senza portafoglio: locuzione tecnica per indicare che non c’è un ministero, ma solo un ministro.
La Carfagna è di Salerno, almeno; e ci hanno risparmiato l’onta. A proposito, Colao è di Brescia; di Fossato Serralta ha, foscolianamente, “i cari parenti”, ma non certo, spero per lui, “l’idioma”, e sarei curioso di sapere se nel piccolo borgo ha mai messo piede. Dopo gli sbarchi di Ulisse, abbiamo anche l’imbarco di Colao?

A che serve, un ministro per il Sud, sia pure privo di ministero? Boh, a niente e per fumo negli occhi, oppure, se il titolare ci sa fare, a qualcosa. A cosa può servire?

A tutto, secondo me, tranne che all’assistenza. Sono decenni che il Sud viene assistito sia tutt’assieme sia singolarmente sia per categorie sia per gruppi di raccomandati. Il risultato è il disastro sotto gli occhi di tutti, che ha diseducato profondamente le coscienze e sviluppato ogni forma di corruzione, tra cui, ma solo tra cui, anche la mafia.

A Sud, e in particolare in Calabria, sono arrivati e arrivano valigie e pacchi di soldi, senza che un quattrino di questi denari sia servito a costituire un’economia solida e duratura; quindi a formare una classe operaia; a richiedere, per la formazione, scuole tecniche di alto livello; a generare politica… Niente: solo SIR, Saline e infiniti capannoni vuoti. E stuoli di impiegati statali, regionali, provinciali, comunali, della sanità eccetera; quasi tutti improduttivi anche di scartoffie, figuratevi di beni e sostanze.

Ebbene, il ministro per il Sud dovrebbe, prima di ogni altro passo, farsi due passi nel Sud, ovvero Molise, Campania, Puglia, Basilicata e Calabria. La Sicilia, è un altro pianeta; gli Abruzzi sanno ormai di Centro.
Le cinque regioni sunnominate costituiscono, grosso modo, il Sud. Esse hanno coste, montagne, colline, pianure, fiumi, laghi; storia; tradizioni; letteratura… Non hanno, grosso modo, e non sanno come farne buon uso. Non hanno, e non sanno; e nemmeno ne hanno voglia.

E allora, il ministro cominci da questo, dalla voglia. Ovvero, chi non lavora, nemmeno mangi. Con eccezione per i disabili, per i quali Salvini, dopo aver perso il suo posto a favore di ong e Lamorgese, ha istituito un ministero: ahahahahah!

Ora qualche furbetto o illuso se ne uscirà con la vecchia favola delle infrastrutture che mancano, ovvero strade e ferrovie; e con la vecchia teoria che prima servono ferrovie e strade, un espediente per rinviare il problema a babbo morto. Non è così, ma se un’area si sviluppa economicamente, allora pretende le infrastrutture, e le ottiene. Altrimenti strade e ferrovie collegano, come è oggi, il Nulla con il Niente, e non interessano a nessuno.

Il ministro dunque si faccia un’idea del Sud: con i suoi occhi, non con favole alla Pino Aprile (“eravamo la Germania… ” e altre diseducanti fandonie cui credono i bambinoni laureati), ma con studi seri: se un terreno agricolo è vocato a patate, patate bisogna piantarvi e non tulipani e rose. E chi se ne esce con “ma in Olanda, in Liguria… ”, subito una robusta dose di cinghiate dove non dico, più peperoncino. Se un paese non ha mare, e il sindaco pretende contributi per la zona balneare… idem come sopra, anche se è cugino di un deputato. Vi bastano, gli esempi?

Interventi, dunque, solo se produttivi, e se a loro volta generino lavoro ed economia. Ah, dimenticavo: è più prudente fornire le patate da semina, non i soldi per comprare le patate: non si sa mai, per strada… Quanto sono reazionario, ragazzi, io!

Il ministro per il Sud deve poi controllare ogni benché minimo investimento. Come si fa? Semplice: nel bando si scrive che il beneficiario di un intervento accetta ogni forma di controllo e di sanzione, e rinuncia, nero su bianco, a ogni via giudiziaria. Se no, c’è sempre un TAR in agguato… L’effetto sarà che gli avventurieri si astengono dalle furbate.

Tra quelli esclusi da ogni beneficio, il ministro deve includere gli intellettuali piagnoni e lamentosi; i palloncini di qualsiasi aspetto; le sfilate con fiaccole; l’antimafia segue cena… Se mai, di questa si assuma l’onere finanziario la Lamorgese, tra una ong e l’altra. La cultura dev’essere solo cultura.
A proposito di cultura, ce ne sarebbe da fare, a Sud: cultura, però, non le solite chiacchiere.
Vediamo che fa, la Carfagna.

Ulderico Nisticò