Una inquietante moda dilaga tra i banchi di scuola


Anche in Calabria le scuole iniziano a denunciare chi scherza con il fuoco, mettendo a repentaglio l’incolumità degli altri. Con il ritorno in presenza, dopo due anni di isolamento e di didattica a distanza, si colgono in diverse scuole d’Italia i sintomi di un malessere sociale, tanto diffuso quanto sommerso, che, probabilmente, la pandemia ha esasperato e portato a galla: l’assenza dei genitori, talvolta, nell’educazione dei figli.

Le cronache di questi ultimi mesi ci raccontano un fenomeno inquietante che ha preso piede tra i giovani: accendere il fuoco in classe con l’igienizzante e poi postare sui social. Anche nella nostra regione, alcune scuole hanno dovuto segnalare alle forze dell’Ordine fenomeni di accensione del fuoco sul pavimento, nei cestini dell’immondizia o in altri contenitori. “Situazioni – dice un insegnante- che denotano un grave vuoto educativo che, spesso, ha origine in famiglia e la scuola non ce la può fare, da sola, a far fronte a queste carenze.

Quando accadono episodi di vandalismo, si tende a puntare il dito contro i docenti, spesso accusati, ingiustamente, di non saper vigilare, ma si dimentica che i genitori hanno una responsabilità in educando, sancita dall’art. 2048 del codice civile, per cui quando i ragazzi arrivano a scuola devono già aver ricevuto un’educazione adeguata ad una corretta vita di relazione. Perciò è necessaria un’alleanza maggiore tra scuola e società, perché docenti e presidi sono sempre più soli in queste situazioni difficili e, perciò, si vedono costretti a segnalare alle autorità, ai sensi dell’art. 361 del codice penale”.

Spulciando sul web, si rinvengono diversi casi di scuole in cui baby vandali hanno acceso il fuoco poi postare i video sul social preferito ed accumulare consenso. Ha destato scalpore, tempo fa, il caso di un alunno di Savignano, in Emilia, dove un alunno di dieci anni si è reso protagonista di un video raccapricciante, raccogliendo il consenso di 6.500 followers.

Nel suo profilo, si vedeva come il principale “divertimento” fosse appiccare incendi e postare immagini dei soccorsi da parte delle forze di pubblica sicurezza. Si chiamano “challenge”, sfide da compiere sul social network più in voga tra i giovanissimi: TikTok. “Sfide globali” in cui giovanissimi mettono in pericolo loro stessi o creano pericoli da riprendere nei filmati e condividere con tutti.

Proprio tramite i video postati su questo social, la polizia locale dell’Unione Rubicone Mare ha scoperto chi fossero i piromani che da qualche settimana stavano “divertendosi” a dare spettacolo sul Rubicone. Si tratta di ragazzini tra i 10 ed i 12 anni di età, con la pessima abitudine di “giocare” col fuoco e di usare i cellulari senza il controllo dei genitori.

Risale a un mese fa, un’altra simile bravata, postata su Facebook. Un ragazzo di diciannove anni di Orvieto è stato denunciato dai carabinieri con l’accusa di danneggiamento aggravato. Le indagini erano iniziate a seguito di una segnalazione da parte di un istituto d’istruzione superiore del Comune che si era avveduto della pubblicazione su alcuni social network di un video in cui si vedeva un ragazzo dar fuoco ad una sostanza infiammabile sopra un banco scolastico della scuola.

Secondo lo psicologo Andrea Bilotto, presidente dell’Associazione italiana di prevenzione al cyberbullismo e al sexting, il “vandalismo” è uno dei fenomeni più preoccupanti nelle scuole e, in molti cadi, la causa sarebbe da ricondurre all’assenza dei genitori nell’educazione.

“Quando accolgo questi giovani negli sportelli di ascolto a scuola – dice- sono dei veri e propri fiumi in piena. Mi chiedono di parlare per ore, perché finalmente qualcuno li sta ascoltando. E quando chiedo: “ma parlate con i vostri genitori?”, loro mi rispondono: “perché dovremmo parlare con i muri?!”. Ecco allora che poi compensano queste mancanze sui social, dove cercano popolarità e autostima».