L’Albania si lascia vedere da Bari. Lasciamo alla storia antica il suo passato remoto, e ricordiamoci degli Angiò duchi di Durazzo e re di Napoli; e dell’alleanza tra Scanderbeg e gli Aragonesi. Dobbiamo arrivare al 1913 con la fine del secolare dominio ottomano; con un principato di breve durata; un protettorato italiano dal 1914 al ’20; l’occupazione italiana dal 1939 al ’43 ( “Vittorio Emanuele III, re d’Italia e d’Albania, imperatore d’Etiopia”). Seguì il peggior regime comunista d’Occidente, in cui il popolo albanese, che versava in pessime condizioni, guardò come speranza all’Italia. Ricordiamo due interventi militari per portare da mangiare alla gente disperata.
Oggi l’Albania si avvia a divenire un Paese civile e progredito, e meta turistica; e, a buon diritto, chiede di entrare in Europa, con il sostegno dell’Italia.
Interessante l’accordo per campi di “migranti” in territorio albanese, ma sotto la giurisdizione italiana. Si stanno agitando tutti gli Azzeccagarbugli europei e italiani, però basta non dargli retta.
Guardiamo all’Adriatico, di cui l’Albania è la porta. Avrete notato che dell’Adriatico non si parla quasi mai; ed è meglio così. Crollata la Iugoslavia (1991), è nata abbastanza pacificamente una Slovenia; e in modo molto più tragico una Croazia. Ormai stabilizzate, sono nell’UE e nell’euro. Alle terre già italiane e oggi slovene e croate, dedicheremo altro studio.
La Bosnia e il Kossovo restano in situazioni indefinite. Il Montenegro, definitivamente indipendente dal 2006, fa parte della NATO.
L’isola di Saseno, la cui importanza è di trovarsi al centro dell’Adriatico, era italiana anche ai tempi del “re d’Italia e d’Albania etc”; dal 1947 albanese; di fatto, è sotto controllo militare dell’Italia. Si fa, ma non si dice; e qualcosa del genere pare succeda alle coste del Montenegro. Se ci saranno, come ci saranno, due basi italiane in Albania, sotto autorità italiana… beh, i maestri di diritto internazionale si divertano a trovare una definizione. Ma nei rapporti internazionali contano i fatti.
C’è, e soprattutto ci deve essere una politica estera italiana in Adriatico; e in particolare con l’Albania. È notevole la presenza di comunità albanese, molto antiche, in Calabria e altrove. Qualcosa si sta facendo, per rinsaldare i rapporti, ma non ancora sufficiente.
Io, nel mio piccolo, ci avevo provato con Scanderbeg a Caraffa Cz: invano, perché i locali sono andati in cerca dell’ottimo, che, come sanno tutti tranne loro, è nemico del bene.
Si può fare qualcosa di più e di meglio? Qualcuno, alla Cittadella, dia segni di vita.
Ulderico Nisticò