Così ha detto un noto attore e cantante americano, e si è subito scatenato il più radicato provincialismo calabro, che da millenni si nutre di parole. Ora aggiungiamo lui ai vari “viaggiatori forestieri” che, per essere stati qualche giorno di Calabria, ne pubblicarono pagine entusiastiche… scritte già prima di venire, immagino.
Che la Calabria sia bella, nessuno ne dubita: bella, non amena, non dolce, non idilliaca; bella perché suscita emozioni nei suoi contrastanti paesaggi di mare e montagna e paesi che paiono mucchi di catapecchie e a ben vedere nascondono scrigni di storia e di arte.
Ora, non dico “tutto il mondo”, che è un’iperbole, ma mi contenterei di un bel poco di turisti forestieri danarosi, cui mostrare montagna e mare, e musei e aree archeologiche, e cui raccontare la storia reale della Calabria, senza fandonie ma anche senza piagnistei.
Il forestiero istruito cercherà la Magna Grecia? Bene, però mica lo possiamo ammorbare solo con un Pitagora immaginario: ce n’è Magna Grecia, che però non conosce quasi nessuno!
Se lo straniero è più istruito, vorrà memorie bizantine e normanne e barocche: ne abbiamo.
Se ama la natura, siamo forniti di varietà ecologiche. Se, come tutti gli esseri umani, ha fame, beh, facciamogli sentire che ALTROVE CI SI NUTRE, IN CALABRIA SI MANGIA, e la differenza è sostanziale. Bene inteso, se roba calabrese, perché quella commerciale la trangugia già a casa sua.
Pigliamo il noto attore, e facciamogli girare un film ambientato in Calabria. Però serve un soggetto calabrese con sceneggiatura calabrese, e regia calabrese. E solo un calabrese può avere una mentalità calabrese. Per una mentalità “internazionale”, quello se ne resta a casa sua o va a recitare a N. York o a Pechino.
Questo, se vogliamo approfittare di un’occasione che, al netto della vanagloria paesanotta, merita di essere colta.
Fatevi sotto, autorità e imprenditori turistici.
Ulderico Nisticò