Troppi Comuni? il silenzio era morto…


 Il silenzio era vivo è un verso di d’Annunzio, il quale non era calabrese, perciò parlava. Invece in Calabria, il presidente della Giunta, Roberto Occhiuto, ha detto che i Comuni sono troppi, e tutti muti. In un altro posto che non fosse la Calabria (anche in Kazakistan: che c’entra? Pazienza, un giorno ve lo racconterò), in un altro posto si sarebbero scatenati i partiti, i dotti e le autorità civili militari religiose…

Ma i partiti non esistono, i consiglieri regionali non sappiamo manco chi sono, e i dotti sono troppo impegnati a ritirare pr€mi e cittadinanze onorarie. Il dio greco più venerato non è Zeus, è Arpocrate. Chi era, chiedetelo ai dotti dopo la cena seguente al contante. Figuratevi se il dotto s’inimica il sindaco che lo ha insignito e gli passa la minestra; e va dicendo che deve tornarsene a casa!

  Io ne parlo da decenni e, nel mio piccolo, e letto di Occhiuto, ho scritto subito, e torno sull’argomento. Sono troppi 404 Comuni, per una terra scarsamente popolata; e 404, la cui maggior parte è di rare anime; e 404 sindaci e assessori e consiglieri e impiegati. E ripeto che almeno due terzi erano già accorpati prima del 1807 o 1811.

 Che vadano ridotti a un centinaio, dovrebbe essere ovvio; come, è un poco più complicato, e richiede una concreta conoscenza del territorio, quindi la collaborazione tra persone competenti. Competenti, non amici di qualcuno.

 Io, sempre nel mio piccolo, una proposta di linee generali posso affacciarla entro l’ora di pranzo, perché conosco la Calabria: storia, geografia, economia… Quella vera, non Ulisse e altre bubbole passate e future. Del presente, in Calabria non parla mai nessuno.

 Posso, ma aspetto una bella raccomandata ricevuta di ritorno, protocollata e firmata a mano. Tranquilli, sindaci, non succederà mai, e verranno eletti anche i vostri pronipoti, et nati natorum et qui nascentur ab illis.

Ulderico Nisticò