Trent’anni agli scafisti? Ma se li facciano davvero!


 È scandaloso che RAI Calabria, cui pago il canone, parli solo di quei nemmeno cinquanta (cifra detta anche dal tg 3 nazionale), promossi a cento dal banditore a voce, e faccia propaganda a quattro gatti e non racconti la cronaca. Esiste una commissione di vigilanza? Esiste, anche senza, un’onesta deontologia professionale? Fortuna che non la vede nessuno, RAI Calabria!

 Spero che il decreto Cutro sia scritto con il meno possibile di parole, a scanso di avvocati linguacciuti e giudici buonisti. E occorrono radicali provvedimenti di livello internazionale.

 Esempio. Quando la simpaticona Carola, che aveva speronato una motovedetta, si scansò la meritata gattabuia, ciò avvenne per una convenzione del 1951, tirata fuori chissà come. Ebbene, nel 1951, quando l’Italia incautamente firmò tale cosa, l’intera Africa, tranne Egitto Etiopia Liberia Sudafrica, era possedimento coloniale inglese, francese, portoghese e spagnolo: consultate una carta storica. È quindi evidente che la Nigeria e il Kenya e la Tunisia eccetera NON hanno firmato niente, nel 1951, giacché non erano Stati indipendenti e con politica estera, bensì domini coloniali altrui. L’Italia deve dunque “denunziare” (cioè dichiarare come non valido) tale documento, che è come quelli firmati con URSS, Cecoslovacchia, Iugoslavia, Germania Est, che non esistono dagli anni 1990 circa, quindi ogni accordo è decaduto. Lo stesso per qualsiasi altro documento di tanti decenni fa, e non più attuale.

 Mi stanno benissimo trent’anni ai delinquenti scafisti; anzi sono pochi. Attenti alle grida manzoniane, perché, prima di condannare i mascalzoni, bisogna prenderli. Come, è un atto di polizia, magari con l’aiuto dei servizi segreti, i quali, per definizione, sono segreti.

 Se i turpi scafisti partono, per esempio, dalla Turchia, c’è una palese responsabilità del governo turco che piglia soldi europei e non fa il suo dovere, e con il quale bisogna severamente protestare. Ma se s’imbarcano quei poveretti su una nave, e questa nave ha carburante e qualche cibo, ci sarà anche chi la rifornisce prima della partenza: e bisogna colpire chiunque sia.

 Quando arrivano i clandestini, urge subito indagare. Questo è il compito della magistratura, sia nei confronti degli ignobili scafisti sia di chi [presumibilmente] li aspetta in Italia. Se un delinquente è passato da Steccato in Austria, km, 1500, non può averlo fatto da solo, e qualcuno lo avrà aiutato: qualcuno che non è certo un disinteressato benefattore, e magari è un mafioso. Le indagini devono iniziare in Italia.

 Anche l’Italia deve fare qualcosa di diverso. Abbiamo scoperto che ci sono troppe competenze e troppi comandi e troppe leggi e circolari: e tutte troppo lunghe e poco chiare. Il governo deve assumere un provvedimento risolutivo e che non dia adito a nessun equivoco. Ci vuole un comando unico.

Ulderico Nisticò