Tre millenni di storia della medicina in Calabria


 Su iniziativa dell’Associazione Mogli Medici e del Lyons Squillace, si è tenuta, il 16 marzo 2024, nella sala consiliare di Soverato la conferenza di Ulderico Nisticò sulla storia della medicina in Calabria. L’argomento è molto complesso, anche se il relatore ha mostrato una non comune capacità di sintesi. E lo ha affidato alla promessa di pubblicare, d’intesa con le associazioni suddette, gli Atti in un saggio apposito.

 Nisticò ha preso le mosse dal concetto di hyghìeia dei Greci, cioè benessere psicofisico della persona in un ambiente sano. Lo mostra il mito di Miscello, che, scelto con l’oracolo il luogo più salubre del mondo, ottenne l’indicazione di Crotone, patria “degli atleti più valorosi e delle donne più belle”. La funzione del medico era dunque preventiva prima che terapeutica, donde la grande attenzione alla fisiologia e all’ambiente.

 Sono giunti a noi i nomi di Democede dalle difficili avventure in Asia, di Alcmeone anatomista, e si aggiunge Filastione di Locri studioso della dietetica.

 La medicina antica, e forse anche quella di oggi, si fonda anche sulla conoscenza delle erbe e dei vegetali. Nisticò ha citato Dioscoride, che Cassiodoro dichiara di aver studiato; e la sorprendente notizia del Barrio (1571) dell’uso del salice, che ricorda l’aspirina. L’erboristeria era soprattutto medicina popolare, trasmessa oralmente tra le generazioni, e perciò in gran parte oggi perduta.

 Si conoscevano anche erbe velenose, e funghi letali; e persino funghi allucinogeni, il che spiega tanti episodi di cronaca.

 Come i Greci invocavano e temevano Apollo e Artemide, nel Medioevo, e tuttora, si venerano i santi guaritori: la Madonna con il titolo della Sanità; san Paolo contro i serpenti; san Rocco contro le epidemie; i Santi Medici, che sono anche un caso di sincretismo.

Compare qui anche la magia, con le magare; e con il noto Russiliano del XVI secolo.

 I medici, fino a qualche secolo fa, non erano chirurghi, e le operazioni restavano affidate a cerusici, barbieri e praticoni; con salassi cruenti e l’uso delle sanguisughe.

 Medici in senso più moderno sono Bruno da Longobucco, i fratelli Vianeo, Tommaso Cornelio, e i più recenti Borrelli, Caminiti, Dulbecco…

 E le donne? Si ricordano donne esperte di medicina nella Scuola medica di Salerno, e si conosce il nome di Trotula. Le donne, esperte di erbe, praticavano l’ostetricia. E le mogli dei medici partecipavano attivamente alla dura vita dei loro mariti.

 Vennero, infatti, istituzionalizzati i ruoli di medico condotto, veterinario condotto, levatrice condotta, cioè presi a stipendio dai Comuni, e a continua disposizione dei pazienti.

 Per tutto il resto che c’è da dire, aspettiamo, e non a lungo, la pubblicazione degli Atti.