Avete tutti letto il comunicato ufficiale dell’ANAS, accompagnato da video di macchinari e operai al lavoro. Stavolta non sono chiacchiere al vento, sono soldi effettivi e disponibili; sono progetti in senso tecnico (di solito, in Calabria, progetti significa sogni!!!), e progetti esecutivi. Stavolta possiamo dire che la Trasversale… no, non si farà, si fa, si sta facendo.
Ho i documenti della prima promessa: era la primavera 1968, ed io stavo ancora al Liceo, nemmeno facevo ancora il sessantottino, il che avverrà ad ottobre. E poi ne seguirono parole in libertà… Oggi, parole niente, fatti evidenti e tanti.
Metto le mani avanti. Quando, tra non molto, la strada sarà completata, terremo una festa di inaugurazione. Certo, certissimo, però in stile Comitato, come facemmo per l’apertura della Gagliato – Chiaravalle: zeppole, panini, vino, musica e tarantella. Perciò non presentatevi in giacca e cravatta e paludamenti vari; e non sperate di afferrare il microfono come ve l’avesse lasciato in eredità il nonno. Farò io il moderatore, quindi se, ma proprio in casi eccezionali, darò la parola a Qualcuno, sarà per cinque minuti nel senso di trecento secondi. E chi vanterà meriti fasulli, glielo tolgo prima di forza. Arrivate tutti vestiti trasandati e in allegria: vino, tarantelle, zeppole e panini. Il Comitato non va in cerca di glorie; vuole la strada!
E infatti ci serve la strada, non servono sceneggiate. La strada, per congiungere Ionio e Tirreno; per liberare le aree interne dalle ben note difficoltà di comunicazione; per favorire i commerci e l’imprenditoria; per un turismo integrato tra mare, borghi storici e montagna, e turismo culturale. La strada, ogni strada del mondo, esercita benefici economici almeno a 50 km a destra e 50 a sinistra, anche se gli abitanti non se ne accorgono subito.
Corollario. Tutti i lavori pubblici sono utili in sé; e i lavori pubblici producono a loro volta lavoro. Lavoro, non “posti”: dal verbo porre, cioè mettere sopra una sedia una parte del corpo che non vi dico. Lavoro per tecnici e operai. Il lavoro, a sua volta, produce importati effetti:
– Chi lavora, porta il pane a casa; e compra le scarpe al figlio, quindi fa lavorare il calzolaio…
– Chi lavora, non va in certa di “posto”; vedi sopra!
– Chi lavora, è padrone di sé anche politicamente, e se ne fraga del politicante di turno.
– Chi lavora, impara a lavorare meglio.
– Chi lavora, va in vacanza: quindi gli serve la strada.
Applausi dunque al ministro e all’ANAS.
Ulderico Nisticò