Trasversale, Antonio Viscomi e società civile


Come è noto, il Comitato Trasversale, di cui sono presidente onorario, attacca personalmente Viscomi, che è il vicepresidente della Giunta sedicente di Alto Profilo. Lo attacca perché ha sì dichiarato a parole blablablabla, ma senza muovere un dito o fare una qualsiasi cosa. Insomma, un atteggiamento in perfetto politichese.
Qualcuno, in vena di fare l’avvocatucolo, potrebbe dire che Viscomi non ha competenza sui piloni e l’asfalto… Ecco, questo è il metodo dei legulei quando vogliono ottenere l’assoluzione per insufficienza di prove! E lo so che Viscomi non è assessore al cemento, e lo so che la strada è statale e non regionale: se volessi chiudere un occhio o due, risponderei così.

E invece la questione non è di giochini formali, è di sostanza politica e personale. Evidentemente, Antonio Viscomi è carente di autorevolezza. Cos’è l’autorevolezza? È il prestigio che si ottiene attraverso una serena forza d’animo, attraverso un sincero consenso delle persone per bene, attraverso la riconosciuta capacità di restare forti anche nei confronti dei propri più o meno alleati. Chi si ammanta di ciò, è una persona autorevole anche se non detiene cariche o competenze specifiche. Evidentemente non vanta tale autorevolezza, Antonio Viscomi.
Eppure, prima di darsi a questa strana avventura, tutti dicevamo che il Viscomi era un rispettabile professore dell’Università di Catanzaro, con un certo nome anche fuori. Basta, niente altro e di più: però, una posizione dignitosa. Poi si è messo a fare il politico, e, a quanto pare, ha assunto alcuni vizietti del politico: plumas y palabras, el viento las lleva. Insomma, sta lì per figura; ogni tanto taglia un nastro. Insomma, un classico del tira a campare di Oliverio.

È uno dei tanti effetti nefasti della cosiddetta società civile, un espediente cui fecero ricorso spesso i partiti per salvare la faccia dall’incapacità e dalla scarsa etica dei politicanti di mestiere. Tutti i partiti, perché non scordo, nel mio, figure raccattate come Armando Plebe, Birindelli…
Nel 1992 crollò, sempre troppo tardi, la Prima repubblica, e i nuovi partiti si diedero alla caccia di più o meno sedicenti o creduti personaggi tratti da aule scolastiche e tribunali eccetera; e tutti clamorosamente rivelatisi incapaci e fallimentari: politicamente parlando, ovvio, e per tutto il resto santi subito. Per restare alla Calabria, vi ricordo:

– Luigi Maria Lombardi Satriani, antropologo;
– Peppino Chiaravalloti, giudice;
– Aldo Corasaniti, giudice;
– Pino Nisticò, farmacologo;
– Maria Carmela Lanzetta, farmacista;
– Giovanna De Sensi, archeologa;
– Doris Lo Moro, giudice;
– Franco Fortugno, medico…
– Domenico Cersosimo, docente;
– Maria Grazia Laganà, medico;
– Rosa Maria Villecco Calipari, sconosco la qualifica;
– Antonio Viscomi di cui sopra;
– E aiutatemi a dire se me ne sfugge qualcuno; ma è già un bell’elenco, da cui si evince che la società civile vale, politicamente, come i partiti: zero. Fa eccezione Vito Teti, che, anche lui attirato nella trappola, se ne accorse subito e ha preso siderali distanze, ed è tornato al suo mestiere.

Ah, se tutti facessero quello che sanno fare, senza piccarsi di attività a loro sconosciute! Mi avete mai visto giocare a pallacanestro? No? Ora avete capito.
Ma allora la società civile non deve fare politica? Può e deve, ma solo a patto di non intrupparsi nella mentalità, nei cattivi metodi, nel vizio del rinvio di politici di professione. Vedi Trasversale delle Serre!

Ulderico Nisticò


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