Il pool di avvocati che assiste le famiglie delle vittime ha inviato intimazione urgente alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, Ministero dell’Interno, Ministero delle Infrastrutture e Trasporti.
Il gruppo – costituito dagli avvocati Stefano Bertone, Marco Bona, Enrico Calabrese, Silina Pavlakis-Moschos, Giulia Oberto, rappresentati sul territorio calabrese da Anselmo Vaccaro e Andrea Rubini e Annico Gungui della Gesigroup – ha inviato comunicazione al Governo per conto di Kahir Khawa di nazionalità afghana.
La madre ed il fratello dell’assistito sono deceduti in seguito al naufragio dell’imbarcazione “Summer Love” nella zona di Steccato di Cutro.
Gli avvocati scrivono: “Vi intimiamo in nome e per conto di Kahir Khawa di prendere, senza ritardo e comunque entro e non oltre 24 ore dal ricevimento della presente, contatto con gli scriventi per assicurare l’adozione dei seguenti atti amministrativi di competenza: gli stretti congiunti del sig. Khawa (due fratelli residenti in Afghanistan) dovranno ricevere visto immediato dal presidio diplomatico italiano a Kabul per ricongiungimento familiare; gli stretti congiunti del sig. Khawa (padre e fratello residenti in Turchia) dovranno ricevere visto immediato dall’ambasciata italiana ad Ankara per potersi recare a Crotone entro e non oltre le prossime 24 ore ai fini dell’ultimo saluto alle salme dei loro familiari; gli stretti congiunti del sig. Khawa (fratello e sorella residenti in Francia) dovranno ricevere permesso di ingresso in Italia per potersi recare a Crotone entro e non oltre le prossime 24 ore ai fini dell’ultimo saluto alle salme dei loro familiari. Inoltre, le salme dovranno essere trasferite in Afghanistan, ad Herat, secondo il desiderio del nostro assistito. Tutto ciò costituisce obbligo morale e giuridico delle Autorità italiane a seguito delle responsabilità a Voi ascrivibili.”
Per il pool di avvocati, oltre alla immediata soluzione delle esigenze dei sopravvissuti e famigliari, occorrerà non solo seguire con la massima attenzione gli accertamenti sulle responsabilità penali coinvolte (non solo quelle indubbie degli scafisti), ma anche ragionare in termini di responsabilità civili e di risarcimento dei danni. “Lo Stato e l’Unione Europea – affermano – devono capire che conviene investire in prevenzione piuttosto che pagare ingenti risarcimenti. Vite e affetti non devono valere zero per chi deve salvaguardarli; tantomeno le morti costituire occasioni di risparmio per i bilanci statali o unionali. L’accertamento di responsabilità civili può risultare anche più efficiente in termini di deterrenza anche attesi gli ostacoli frapposti nei processi penali all’emersione di responsabilità individuali. È innanzitutto il dolo eventuale del sistema a dover essere sanzionato facendo pagare i responsabili istituzionali”.
Gli avvocati hanno seguito casi internazionali relativi a gravissime tragedie tra cui: affondamento nel 2006 del traghetto Al Salam Boccaccio ‘98 nel Mar Rosso; incendio del traghetto Norman Atlantic nel 2014 (tra gli assistiti un bimbo di sei anni di origine situane clandestino a bordo); incendio in Pakistan della fabbrica tessile di Baldia, Karachi (2012, oltre 260 lavoratori deceduti); naufragio Costa Concordia (2012); incendio Euroferry Olympia (2022).