La polizia ha arrestato i familiari di una giovane vittima di violenza sessuale che avrebbero tentato di persuaderla a ritrattare la denuncia di quanto subito. Nella mattinata odierna agenti della Polizia di Stato in servizio presso il Commissariato di Pubblica Sicurezza di Palmi, coadiuvati da personale dell’UPGSP della Questura di Reggio Calabria, hanno così dato esecuzione all’ordinanza di applicazione di misura cautelare, emessa dal Tribunale di Palmi, con cui sono stati disposti gli arresti domiciliari nei confronti di due donne e due uomini, indagati per i reati di violenza o minaccia per costringere a commettere reato ed intralcio alla giustizia, commessi in concorso tra loro.
L’attività investigativa, condotta sotto il coordinamento della Procura della Repubblica di Palmi, diretta dal Procuratore Emanuele Crescenti, è strettamente collegata alla recente “Operazione Masnada” che aveva portato all’individuazione di 20 soggetti, alcuni anche minorenni, accusati a vario titolo di violenza sessuale di gruppo aggravata nei confronti di due vittime minorenni, alcuni dei quali legati da parentele a vari esponenti di vertice di cosche di ‘ndrangheta.
I poliziotti, infatti, nel proseguo delle indagini, hanno accertato svariati e reiterati episodi di vessazione subìti da una di quelle due giovani vittime da parte dei propri familiari, in particolare dal fratello, dalla sorella e dai rispettivi compagni, che, contrari alla sua scelta di denunciare, hanno costantemente tentato di ostacolarne la collaborazione con gli investigatori, tentando in svariati modi di farle ritrattare quanto già dichiarato davanti all’Autorità Giudiziaria.
Oltre ad averla invitata a compiere gesti suicidari ed aver disattivato la scheda telefonica in uso alla stessa simulandone uno smarrimento, tra i diversi episodi acclarati, è emerso come gli indagati avessero anche tentato di costringere la ragazza a sottoporsi ad una visita psichiatrica, con il chiaro intento di ottenere una certificazione medica attestante la sua non capacità di intendere e di volere, rendendone così inutilizzabili ed inattendibili le dichiarazioni.
Le indagini sono nelle fasi preliminari e gli indagati sono da ritenersi presunti innocenti fino a condanna definitiva. Contestualmente all’esecuzione delle misure cautelari, sono state effettuate anche perquisizioni personali e locali che hanno consentito di sequestrate dispositivi elettronici, informatici e telefoni cellulari.