Caro Tito, come sai, dalla più tenera età (cioè dai 6 anni) e dal giorno stesso (mercoledì 14 marzo 1956, cioè esattamente 62 anni fa)dell’inaugurazione della chiesa dei Santissimi Angeli Custodi nella neonata Badolato Marina (CZ) ho frequentato assiduamente questa mia parrocchia di riferimento fino a quando non sono andato a Roma per studiare all’università (ottobre 1970).
IL PRESEPE NATALIZIO
Durante le feste di Natale (dall’8 dicembre fino a dopo l’Epifania, per circa un mese), quasi tutti i badolatesi “marinoti” (specialmente noi bambini) ci incantavamo e ci deliziavamo del grande (5 metri x 4 x 1,20) presepe variamente illuminato e “magicamente” meccanizzato (ruscelli, mulini, fontanelle, pastorelli in movimento, ecc.), meravigliosamente prodotto dalla fervente fede, dalla fantasia e dall’abilità artistica del parroco padre Silvano Lanaro. Piano piano, pure numerose case della nostra Marina si abituarono ad avere il proprio presepe e poi anche l’albero di Natale. Ogni anno padre Silvano inseriva una qualche sorpresa e, quindi, aspettavamo la festa dell’Immacolata per cercare di capire lo svelamento della nuova originale novità. E per stupirci, come sempre!
Inoltre, negli anni Cinquanta e Sessanta, io personalmente e tutta la mia famiglia avevamo un’altra bella occasione per ammirare uno dei più grandi, importanti e stupendi presepi mai visti. Era quello dell’artista Giuseppe Cunsolo (1912-1999), marito di mia cugina Giuseppina Lanciano (figlia di zio Vincenzo, fratello di mio padre), a Soverato Marina ed occupava un immenso salone (entrata a pagamento). L’ho ricordato pure alle pagine 286-288 del quarto volume del “Libro-Monumento per i miei Genitori” (2005-2007).
Nella parrocchia di Badolato Marina, fin dall’Epifania (6 gennaio) 1957 e per parecchi anni ancora, ho partecipato alla rappresentazione vivente dell’arrivo dei tre Re Magi, organizzata da padre Gabriele Barzi (veneto) e dallo stesso padre Silvano Lanaro (trentino) i due frati francescani che si prendevano cura religiosa dei “marinoti”, aiutati da uno stuolo di catechiste e di animatrici parrocchiali guidate da Luisetta Caporale, la quale è ancora “educatrice parrocchiale” dalla metà degli anni Cinquanta (cioè da ben 63 anni)!
VIE CRUCIS VIVENTI
Poi, negli anni Sessanta, la nostra giovane parrocchia era solita realizzare (ogni Venerdì Santo pomeriggio) un circuito religioso, per le principali strade della Marina, con le quattordici Stazioni della Via Crucis. La mesta processione si fermava ad ogni Stazione (ben raffigurata e adornata, quasi come gli altarini della giornata del “Corpus Domini”) dove un parrocchiano faceva ad alta voce (parlando a braccio o leggendo apposito testo) una appropriata riflessione sull’episodio rappresentato da quella stessa Stazione.
Assai commovente, toccante e memorabile è rimasta la riflessione spontanea declamata con voce ferma e con parole sue dall’allora studente liceale Piero Caporale (1949), una delle più brillanti intelligenze di Badolato e dintorni. Di tutte le “vie crucis” di quel genere vissute in giro per il nostro paese, l’accorata eloquenza di Piero è quella che ricordo di più ancora adesso. A distanza di oltre 50 anni. E non solo io!
Inoltre, durante la settimana santa, sull’altare laterale destro della chiesa della nostra Marina, alcune devote famiglie allestivano i cosiddetti “sepolcri” ovvero una sorta di altare addobbato e ricolmo di immagini sacre e di caratteristiche e tenere piantine di grano o altro cereale fatte germogliare al buio. Era questo, in fondo, il “presepe pasquale” di quei tempi, assai diffuso in tante parti d’Italia e specialmente nel nostro meridione. E, a dirti il vero, mi piaceva molto tale scenografia, come pure l’albero pasquale (il cero) con tutte le sue simbologie.
Intensa e commovente era la lavanda dei piedi ai dodici “attori” da parte del sacerdote celebrante i riti del giovedì santo. E, dopo la Pasqua, si svolgevano due belle tradizioni: la benedizione delle case e la benedizione delle campagne, cui ho partecipato numerose volte. Ed ero assai lieto, prima che tutte queste ritualità e liturgie perdessero interesse da parte di tutti noi, acriticamente galvanizzati e poi smarriti dalle aggressioni della modernità. Intiepidita o addirittura dispersa la fede religiosa, restavano le tradizioni, però più come spettacolo che come valore popolare e religioso. Tuttavia, meno male che le tradizioni resistono ancora abbastanza bene e le nuove generazioni partecipano per rinnovarle, valorizzarle e potenziarle!
LA SETTIMANA SANTA NEL SUD
Il Sud Italia in genere vive la Settimana Santa con innumerevoli eventi religiosi e spettacolari, cui non è estranea l’influenza della dominazione spagnola. Infatti in Spagna (e, quindi, pure nell’America Latina e nelle Filippine) le manifestazioni pasquali si esprimono al massimo. La Calabria e, in particolare, la Sicilia offrono ai devoti ma anche ai turisti tutta una serie di avvenimenti tradizionali che si esplicano tra convinto culto, devozione profonda e spettacolo vero e proprio, fatto di meste processioni, di vie crucis viventi, cui spesso partecipano i penitenti che si auto-flagellano (a sangue, in alcuni casi, come a Nocera Tirinese – CZ e a Verbicaro – CS). A me piacciono assai i canti della settimana santa che nel Sud sono davvero poderosi!
Questi auto-flagellanti cristiani ricordano gli auto-flagellanti musulmani-sciiti, i quali (nella celebrazione annuale della Ashura) commemorano (con dolore e con questi rituali cruenti) l’assassinio di Hussein (nipote di Maometto) e dei suoi fedeli, avvenuto nell’anno 680 a Kerbala (sud dell’odierno Iraq) da parte di Yazib, il potente califfo omayyade. Quell’eccidio fu alla base della divisione tra Sciiti e Sunniti, spesso in guerra tra loro (come dimostrano le tragiche cronache anche attuali, specialmente in Medio Oriente).
A Badolato borgo antico sono numerosi tali penitenti-flagellanti, vestiti interamente di bianco, scalzi ed incappucciati nella magnifica ed imponente Via Crucis vivente (che si realizza con circa 400 attori e figuranti al Sabato Santo dalle ore 13 alle ore 22 su un percorso a saliscendi di circa 10 km, raggiungendo pure un lontano convento in piena campagna). Vi partecipano anche donne incappucciate, ma non c’è sangue, poiché la lieve flagellazione simbolica è comunque attutita da cuscini posti sulle spalle e sotto la tonaca bianca. Per la sua fastosità spettacolare e per le tante iconografie che esprime, la Settimana Santa badolatese è, a mio parere, una delle più interessanti del sud Italia. Ci sono persino gli alabardieri bambini che, vestiti come sono si sottane, pizzi, fiori, fazzolettini, sembrano quasi “ermafroditi” (armati ma con vestiti femminili) … però così simboleggiano la purezza dell’anima “androgina” maschio-femmina (quindi, fin dal 1700 un significativo anticipo della psicanalisi freudiana)!!! Vedi, sotto, “Terza Lettura Parallela”.
L’IDEA DI UN PRESEPE PASQUALE
Durante la Settimana Santa del 2013 (l’ultima di marzo), guardando alla parete della sua stanza il crocefisso assai caro a mia suocera (donna molto devota), mi venne l’idea che si potesse realizzare un “Presepe pasquale” nelle chiese e nei luoghi educativi ma anche nelle case. Sono partito dalla seguente considerazione: il crocefisso (simbolo della passione e morte di Gesù) è alle pareti di quasi tutte le nostre case, oltre che nei luoghi di culto e nei luoghi pubblici (anche se adesso ne viene contestata la presenza). A parte qualche eccezione, non c’è invece o non è affatto frequente trovare, nelle case o altrove, la rappresentazione della nascita di Gesù (almeno la “culla” della mangiatoia).
In casa mia, dal Natale 2010 c’è (esposto tutto l’anno) proprio un artistico e bel gruppo della Natività (Gesù Bambino nella “culla”, la Madonna e San Giuseppe adoranti, dimensioni 50 x 40 x 30cm) acquistato da una missionaria nella chiesa del Sacro Cuore nel popolare rione Casciolino di Catanzaro Lido durante la Messa dei 50 anni di matrimonio di mio fratello Antonio con Ines Battaglia, celebrata domenica 27 novembre 2010, alla presenza di familiari ed amici, ma anche dei consueti partecipanti al rito festivo parrocchiale.
Un altro motivo per cui pensavo alla realizzazione di un “Presepe pasquale” era il fatto che ci è sempre stato detto dalla Chiesa cattolica che la Pasqua ha un valore religioso e liturgico molto più importante dello stesso Natale, dal momento che rappresenta l’evento centrale della Salvezza nostra e di tutta l’Umanità per merito del supremo sacrificio di Gesù. Nella realtà, a parte gli eventi della Settimana Santa e il “precetto pasquale”(cioè farsi la Comunione almeno una volta all’anno, cioè a Pasqua), constatavo (da laico convinto) che solitamente non venivano evidenziate la Passione e la Morte del Gesù (personaggio storico e non soltanto come Figlio di Dio) … interessanti pure per coloro che non fossero “credenti o fedeli cristiani”. Insomma, dal nostro popolo è sentito di più il Natale (pure come festa di riunione familiare e comunitario) che non la Pasqua nonostante la sua maggiore importanza. Non si declama forse “Natale con i tuoi, Pasqua con chi vuoi”?… E’ emblematica tale tendenza socio-culturale-religiosa.
Infatti, mi rifacevo col pensiero al quel presepe natalizio della mia parrocchia nel 1971, che ho adornato di fotografie raffiguranti le principali tragedie e sofferenze del mondo, anche di quello non prettamente cristiano. E, di conseguenza, con un “Presepe Pasquale” avrei voluto rappresentare le piccole e le grandi ingiustizie del mondo, tramite figure e situazioni che accompagnassero Gesù di Nazareth sulla via dolorosa e alla crocefissione. Perciò, un presepe pasquale che ci richiamasse ai doveri di bravi cristiani o di brave persone verso una società ed un mondo sempre addolorato, più assetato di giustizia e di conforto. Un presepe pasquale, dunque, che raccontasse il supremo sacrificio di un Gesù “filosofo” e “rivoluzionario” con i valori dell’Amore universale che potesse essere accettato da tutti indistintamente (anche da coloro che hanno ben altri culti religiosi) sulla base di elementi e valori umani condivisibili indistintamente da tutti.
La mia idea di un “Presepe pasquale” faceva riferimento pure agli artigiani del presepe napoletano (specialmente a quelli di Via San Gregorio Armeno), i quali usavano inserire nel presepe natalizio situazioni e personaggi presi dalla attualità. Proprio come veniva fatto da decenni in Agnone del Molise, durante la rappresentazione del Presepe Vivente del 24 dicembre, vigilia di Natale, (organizzato dal Cenacolo culturale francescano “Camillo Carlomagno”) che ogni anno evidenziava e declamava un tema sociale e prendeva il Gesù Bambino dalla cronaca nazionale o internazionale (ad esempio, un profugo kurdo, una bimba alluvionata o terremotata, un bimbo malato di AIDS, un bimbo nero d’Africa, un bimbo di Sarajevo, ecc.).
Insomma, il “Presepe pasquale” cui pensavo era la rappresentazione dei dolori del mondo che facessero da corona al dolore di Gesù (sia come uomo innovatore e sia come Figlio di Dio). E il bisogno di placare o consolare tutti i dolori del mondo è stato da sempre la mia più personale sofferenza laica e religiosa.
LA RICERCA SU GOOGLE
Così come faccio di solito quando mi sovviene una qualsiasi idea, ricerco sùbito su Google per sapere e per verificare se sia stata già realizzata. L’unico risultato che mi esce è proprio quello del “Presepe Pasquale alla Porziuncola di Assisi” dell’anno 2013 (come poteva essere altrimenti ? … se è stato San Francesco ad inventare il Presepe Natalizio!). In pratica, questo di Assisi sembra essere il primo “Presepe pasquale” in assoluto, dal momento che Google non mi presenta altri riscontri a riguardo. Ciò non toglie che ci fosse già qualche altro esempio, non evidenziato su internet da questo grande motore mondiale di ricerca notizie.
Ho quindi letto il comunicato-stampa dei Frati Minori, datato 20 marzo 2013. Qui di sèguito te lo riporto integralmente, come interessante documentazione (e primogenitura?), nella PRIMA LETTURA PARALLELA. http://www.sanfrancescopatronoditalia.it/29046_Un__Presepe__pasquale_alla_Basilica_di_S__Maria_degli_Angeli_in_Porziuncola.php
LETTERA A PAPA FRANCESCO
Felicissimo ed entusiasta che questa mia idea (del Presepe Pasquale) avesse già trovato concreto riscontro in Assisi e che, soprattutto, non fosse un’idea azzardata o troppo strana, ho scritto una lettera al neo-eletto Papa Francesco (13 marzo 2013, al secolo l’argentino Jorge Mario Bergoglio), al Presidente della CEI – Conferenza Episcopale Italiana e a tanti altri enti religiosi ed istituzionali, con la proposta di rendere comune e diffuso l’uso del “Presepe Pasquale” pure come momento altamente pedagogico e civile, oltre che più propriamente religioso.
Non ho avuto alcun riscontro dai destinatari, tuttavia ero davvero lieto che quella mia idea si fosse rivelata attuabile. Spesso, la cronaca e la storia hanno documentato che nel medesimo periodo (forse perché i tempi erano maturi per un pensiero del genere) persone tra loro sconosciute e lontane migliaia di chilometri abbiano avuto la medesima idea. Sarei, adesso, curioso di sapere chi e quando abbia avuto l’idea di realizzare proprio ad Assisi il “primo” Presepe Pasquale di cui sono venuto a conoscenza dal web! … Così come sarei curioso di sapere se, in qualche parte d’Italia o del mondo, ancora prima di Assisi sia stato realizzato un “Presepe Pasquale” vero e proprio. Attualmente non ne ho alcuna informazione (purtroppo, per quanto utile e meraviglioso, il web non è ancora così completo ed esaustivo).
Da quel 2013 non ho più pensato ai “Presepi pasquali” anche perché mi si accavallavano continuamente altre nuove idee e sempre più pressanti impegni esistenziali ed interessi socio-culturali. Un risveglio di passione a tale tema ho, però, avuto il 24 settembre 2017, visitando la cittadina di Calatafimi, adagiata comodamente su una collina di circa 340 metri di altitudine con i suoi quasi 6.500 abitanti … Tuttavia si evince che (dalle troppe case chiuse, dirute o con il cartello “Vendesi”) i residenti fossero molti di più decenni fa. L’ISTAT ci documenta, in effetti, ben 11.654 iscritti all’anagrafe comunale nel 1951 (nono censimento nazionale dal 1861), punta massima mai registrata … ovvero 5.000 abitanti in più degli attuali (che equivalgono addirittura al 40,31% in meno rispetto a 66 anni fa). Ovviamente, colpa di Garibaldi e dei Savoia prima e poi dei governi repubblicani!
CALATAFIMI (TP) – 24 settembre 2017
Mia moglie ed io abbiamo trascorso la terza decade del mese di settembre 2017 tra la “Festa del Cous-Cous” di San Vito Lo Capo e le gite in vari luoghi assai interessanti ed imperdibili della provincia di Trapani. Domenica 24 settembre, dopo aver visitato in mattinata l’area archeologica di Segesta, siamo saliti al borgo di Calatafimi nel pomeriggio. Una esperienza davvero memorabile, per la gentilezza degli abitanti, per la bellezza del sito e, in particolare, per una processione religiosa che soltanto in Sicilia (e in qualche altra zona del sud Italia) è possibile ammirare, così maestosa, caratteristica e particolare!… Era la festa della Patrona della città, Maria Santissima del Giubino.
Per me personalmente è stata la riconferma (dopo Assisi) che è possibile realizzare il “Presepe Pasquale”. Infatti, su una vetrina di una via principale della cittadina (forse Corso Garibaldi) ho visto affisso proprio la locandina “DIORAMA – Mostra dei presepi pasquali” realizzata per la prima volta da metà marzo a metà aprile 2017. Accanto un altro foglio bianco con su scritto “Presepe Pasquale” (a caratteri cubitali). Ne fui assai lieto, così come sono stato molto contento di trovare delle bellissime poesie artisticamente illustrate su ampi spazi murali in numerosi punti del centro storico … sicuramente una delle migliori attrazioni che un turismo di qualità possa trovare a Calatafimi e dintorni, oltre ai ricordi storici del passaggio di Garibaldi e dei suoi cosiddetti Mille, prima tappa della perniciosa, fraudolenta e devastante conquista del Sud da parte dei Savoia!
A tale proposito, ci siamo fermati a commentare con un gruppetto di pensionati, i quali hanno detto le classiche “peste e corna” su Garibaldi e i suoi mandanti. Non ti posso nascondere, caro Tito, che sono stato veramente tanto felice che questi anziani e saggi siciliani (per di più, proprio di Calatafimi) abbiano detto la verità storica, umana e sociale su un avvenimento tragico per le nostre popolazioni meridionali, quale si riconferma sempre di più la colonizzazione del nostro Sud, senza che alcuno ponga un pur minimo qualche riparo. Una schiavitù insostenibile!…
A cominciare dalla toponomastica savoiarda che ci tocca amaramente subìre, senza poterla cambiare! Purtroppo, una diffusa, imposta ed ingannevole ignoranza storica su quel tragico evento del 1860 penalizza un po’ tutti noi e persino i responsabili delle istituzioni locali, della cultura sociale e del bene comune! Non a caso, nelle elezioni politiche del 04 marzo 2018, buona parte del sud Italia abbia votato la Lega (nord) di Salvini, proprio quella che ha denigrato per decenni noi meridionali!!!! E cosa dire dei meridionali emigrati al nord Italia i quali da sempre votano la stessa LEGA (Nord) che oltraggia continuamente il sud Italia???!!!
NUOVA RICOGNIZIONE SU GOOGLE
Tornato a casa dalla Sicilia, ho effettuato (per pura curiosità e a distanza di quasi 4 anni dalla prima ricerca del 2013) una nuova ricognizione su Google circa i “Presepi Pasquali”. Questa volta ho trovato numerosi siti di altrettanti “Presepi pasquali” realizzati in varie località italiane dal 2014 in poi … segno che l’esempio di Assisi del 2013 ha trovato riscontro in altre comunità sensibili a tale manifestazione di fede. Ovviamente, ho trovato pure un riferimento al “Presepe pasquale” di Calatafimi al seguente sito internet di Palermo: www.quotidianosociale.it/dopo-il-presepe-in-500-arriva-il-presepe-pasquale-a-calatafimi-tp/ – testo che riporto per intero, sotto, nella seconda “Lettura parallela”.
ALCUNI PRESEPI PASQUALI ITALIANI
Salvo errori, sviste od omissioni, in ordine alfabetico riporto le località più significative dove si è realizzato dal 2014 in poi un “Presepe pasquale” o un “Diorama pasquale”: Agrigento, Almisano di Lonigo (Vicenza), Amalfi (Salerno), Annone Brianza (Lecco), Bari Vecchia, Bisceglie (Barletta-Trani) Brivio (Lecco), Bulciaghetto di Bulciago (Lecco), Candela (Foggia), Casamassima (Bari), Castel d’Azzano (Verona), Castiglione Fiorentino (Arezzo), Cimadolmo (Treviso), Ercolano (Napoli), Gradisca di Isonzo (Gorizia), Napoli (chiesa di San Nicola alla Carità), Gricignano di Aversa (Caserta), Grotteria (Reggio Calabria), Fossò (Venezia), Lecco, Lugano (Canton Ticino – Svizzera), Magenta (Milano), Montevergine di Mercogliano (Avellino), Oria (Brindisi), Palmi (Reggio Calabria), Ripacandida (Potenza), Rovereto (Trento), Salerno, San Bartolomeo delle Montagne (comune di Selva di Progno – Verona), San Gimignano (Siena), San Vito dei Normanni (Brindisi), Sansepolcro (Arezzo), Taranto, Termini Imerese (Palermo), Torre del Greco (Napoli), Trani, Treviso, Valgotrabaganza di Albareto (Parma), Villalba (Caltanissetta), Volme (Croazia, periferia della città di Pola, in Istria). E così via …
MAESTRI DELL’ARTE PRESEPIALE
La ricognizione su Google mi ha dato pure parecchi risultati riguardanti alcuni cosiddetti “Maestri dell’arte presepiale” che producono scenografie e personaggi adatti ai “Presepi pasquali” come, ad esempio, Pasquale Paciolla (www.pasqualepaciolla.it), Pasquale Esposito (nativo di Sorrento ma operante a Casalvelino in provincia di Salerno), il giovane Simone Saracino di San Vito dei Normanni (Brindisi), il dr. Riccardo Guglielmi (specialista in presepi pasquali in Taranto), ing. Pasquale Carlino di Grotteria (Reggio Calabria), le generazioni di Francesco Paolo D’Auria a Napoli e Salerno, e così via.
Sull’artista Francesco Paolo D’Auria riporto come “Quarta Lettura Parallela” l’articolo di Paolo Romano pubblicato domenica 04 aprile 2015 su “la Città” quotidiano di Salerno e provincia consultabile pure al seguente indirizzo web: http://www.lacittadisalerno.it/cultura-e-spettacoli/la-tradizione-sconosciuta-dei-presepi-pasquali-1.1516227
Ma la notizia più bella e significativa è quella inerente i maestri presepai di Via San Gregorio Armeno al centro di Napoli, sempre i migliori del mondo. Specializzati finora soltanto in presepi natalizi, adesso – ho letto – producono pure personaggi e interi scenari per i presepi pasquali. Così, ad esempio, il quotidiano “Repubblica.it” annuncia nella pagina di Napoli del 14 aprile 2017: ““Per la prima volta compare in Via San Gregorio Armeno, la celebre strada degli artigiani napoletani, il presepe di Pasqua con le scene della Via Crucis. L’opera è firmata dai maestri Vincenzo e Luciano Capuano (16 foto di Riccardo Siano)”. Tale trafiletto con le foto, inserito in Facebook, piace a 89 mila persone!””. Ecco l’indirizzo del sito web:
http://napoli.repubblica.it/cronaca/2017/04/14/foto/a_via_san_gregorio_armeno_il_primo_presepe_di_pasqua-162997577/1/#1
Insomma, i “Presepi pasquali” hanno avuto successo e si stanno diffondendo in Italia e anche all’estero. Interessante è notare che pure alcune scuole italiane adottano questo genere di espressività artistico-religiosa. Ecco alcuni siti internet: www.napoliartigianatoartistico.com – www.presepematera.it – www.ilpresepe.com – www.mondopresepi.com – http://pastoriepresepigambardella.it – www.artepresepiale.com – www.presepenapoletano.net – www.presepi.com – www.hobbypresepe.it e così via, basta digitare su Google “Presepi Pasquali” o “Arte presepiale” e c’è l’imbarazzo della scelta.
A COSA SERVONO I PRESEPI?
Chiedersi a cosa servano i presepi può significare domandarsi pure a cosa servano i cosiddetti “plastici” ovvero i modelli in scala che riproducono elementi architettonici, territoriali o antropologici esatti o verosimili, evocativi o documentari per dimostrare situazioni, episodi, eventi, panorami. Come fanno, ad esempio, i militari per argomentare un campo di battaglia o l’illustrazione delle posizioni strategiche. I presepi natalizi o pasquali non sono altro che modelli in scala per evocare, commemorare o immaginare situazioni ed aspetti relativi alle due massime e più solenni espressioni religiose del cristianesimo riferibili alla Natività e alla Passione di Gesù di Nazareth, che i credenti ritengono Figlio di Dio, mentre per i laici è soltanto la rappresentazione di un evento storico, datato e ben documentato. Ed anche qualcosa di più concreto come, per esempio, gli stretti legami paradigmatici con il filosofo Pitagora di Crotone (altro personaggio che ha rischiato la vita per le sue idee che l’avrebbero portato a morte proprio come Gesù), come documenta e predica da tempo Salvatore Mongiardo, scolarca della Nuova Scuola Pitagorica.
Sotto il profilo prettamente religioso-devozionale, il presepe è innanzitutto un fattore di memoria e di culto. L’osservazione di tale “plastico” si dimostra utile per immergersi in un’atmosfera mistica o per riflettere sulla propria fede, ma anche a misurare la propria devozione. I valori sono moltiplicabili poiché, pur basandosi su elementi oggettivi, ognuno può inserire la propria soggettività spirituale e creativa. Infatti…
Sotto il profilo artistico, il presepe permette a chi lo costruisce di esprimere la propria arte, mista ai sentimenti di fervore religioso, mentre permette a chi lo osserva di meravigliarsi della bravura del costruttore e della bellezza dell’esecuzione, ma anche di esercitare momenti di sintonia con il mondo, l’epoca e i valori che si intendono rappresentare. In realtà, l’impronta del manufatto è del tutto personale anche se si riferisce a paradigmi obbligatori attorno a cui enfatizzare fantasia e rappresentazione. Pure per questo, ogni presepe è logicamente molto diverso da ogni altro. Ed è proprio una tale originalità ed unicità prettamente personale che rende più attraente l’Opera. Tanto è che sono assai frequenti i Concorsi del più bel presepe o innumerevoli presepi vengono posti in mostra, per ammirarne la varietà delle forme e contenitori più strani e per stupirsi come mi sono stupito io per un presepe dentro una damigiana! Anzi, lo “stupore” è diventato, nel corso del tempo e delle esecuzioni artistiche, il primo scopo del costruttore!…
Sotto il profilo laico, il “plastico” dei presepi rappresenta una nota antropologico-culturale, sociologica e di costume, mentre il valore religioso passa spesso in secondo piano (però è sempre ben presente e attivo). Così, i cosiddetti “Presepi di Natale” attraggono turisti da ogni dove, soprattutto in tante città dell’Europa centrale, specializzate ad abbinare religiosità, arte, turismo, gastronomia e vendite di altri prodotti locali. Attorno ai “Presepi” talune città sono riuscite a realizzare un molto redditizio giro di affari socio-economici, come ho potuto constatare io stesso visitando Monaco di Baviera e Ulm (nella Germania meridionale) e Bressanone in provincia di Bolzano (Sud Tirolo) ai primi giorni del dicembre 2017. Migliaia di pullman carichi di turisti e curiosi (provenienti da ogni parte d’Europa) sfidano il gelo invernale pur di partecipare a questo irresistibile rito collettivo dei “Mercatini di Natale” attorno a cui gira tutta una serie di attrazioni collaterali su cui si basa la tradizionale intraprendenza e la solida ricchezza economica e culturale di quei popoli.
A parte Napoli con la sua più famosa via dei presepi in San Gregorio Armeno, l’Italia del centro-sud è poco incline (salvo qualche lodevole eccezione) ad esercitare e diffondere l’arte del presepe come evento sociale e commerciale. Ci aveva provato Agnone del Molise molti anni fa, per merito dell’artista Fabio Verdone coadiuvato dai suoi ottimi fratelli e da alcuni bravi giovani del posto … ma tale evento (che pure aveva attratto numerosissimi turisti con incoraggianti risvolti socio-economici) non è riuscito a farsi “tradizione” per i soliti problemi che purtroppo hanno le piccole comunità meridionali (mancanza di attenzione istituzionale, boicottaggi, rivalità, invidie e simili). L’orgoglio distruttivo, da noi, non si ferma nemmeno dinanzi ad eventi che apportano ai paesi organizzatori tanti di quei benefici da dare fastidio a qualcuno. In tal modo il nostro meridione si ritrova sempre più diviso, sgretolato, parcellizzato e povero. Purtroppo e non a caso parlo spesso di “suicidio del sud”, caro Tito!
Ne sono prova e vittima io stesso, come infatti è accaduto a me prima a Badolato con la vicenda del “paese in vendita” (1986-88) e poi anche ad Agnone con tantissime vantaggiose iniziative, a cominciare dalla “Prima Festa del Libro Molisano e della Comunicazione sociale” che già nella sua prima edizione del dicembre 1989 aveva dimostrato di essere una delle più prestigiose manifestazioni del Sud per Editori, Autori, Lettori e indotto, immediatamente dopo il primo Salone del Libro di Torino del 1988 (sempre con le dovute proporzioni in campo nazionale!). Però, benché sia stata portata a circa 15 edizioni da varie amministrazioni comunali, la Festa editoriale di Agnone non è riuscita a farsi “tradizione” e business socio-economico-turistico e … nonostante si siano venduti più caciocavalli e altri formaggi e souvenir che libri!
Peccato! … così come bisogna dire “peccato” per il fatto che questa bella città d’arte altomolisana (a furia di divisioni, derisioni reciproche e altre deprimenti negatività) si stia sgretolando sempre più, grazie anche al cattivo orgoglio di quei pochi o dei molti che riescono a disgregare tutto e tutti fino a rischiare l’estinzione demografica e territoriale, se non interviene presto una qualche efficace controtendenza!
LA METAFORA UMANA E DIVINA
A ben vedere e considerare, i presepi (natalizi e pasquali) possono essere letti come una metafora sicuramente umana e anche divina (per chi ci crede). Personalmente, da laico convinto, ritengo che tutti i tipi di presepe (natalizio e pasquale o sulla vita di singoli Santi o di altri eroi e protagonisti della Storia umana) siano o possano diventare un percorso di spiritualità e cultura sia religiosa che laica … da cui trarre molteplici insegnamenti che aiutino pure il migliore indirizzo della nostra vita. Infatti, ciò che viene rappresentato è, intanto e sempre, una “metafora” poiché trattasi del vissuto di una persona o di una comunità. Per i credenti sono un aiuto a perfezionare la propria fede traendo spunti e valori dalla rappresentazione. Ed è pur sempre e comunque un prezioso momento di pedagogia sociale, oltre che un valido esercizio di arte e di fantasia (spesso pure concettuale e propositiva).
I presepi sono “democratici” per natura, ispirazione ed espressione. Infatti, la realizzazione è alla portata indistintamente di tutti, fin dalla più tenera età. Ne siamo testimoni noi stessi che fin da bambini abbiamo eseguito una qualche e pur minima prova, appassionandoci al tema e alla composizione (già nell’andare in giro per le campagne a trovare il muschio più adatto). Questo della popolarità e della democraticità è un valore non affatto trascurabile nell’economia del tutto! Inoltre è un momento auto-educativo. Infatti …
Di tanto in tanto, su Rai Tre, la trasmissione televisiva SFIDE racconta la vita e le imprese di uomini e donne dello sport. Ogni racconto su un determinato campione sportivo tende a infondere nel telespettatore l’amore per le sfide da superare e vincere. Ma le sfide costano tanto lavoro, troppa dedizione esclusiva e tutto un insieme di valori psico-fisici che aiutano a diventare persone più forti, generose, leali e … umili. La “palestra” del presepe può essere anche “iniziatica” proprio nelle sfide con se stessi e con l’ambiente!
PRESEPI PEDAGOGICI E CIVILI
Così il culto e la memoria nei presepi si intrecciano all’arte e alla fantasia. Fino a qualche anno fa c’era, in pratica, soltanto il presepe natalizio. Adesso si sta sempre più diffondendo il presepe pasquale. Entrambi hanno al centro della rappresentazione e della commemorazione il personaggio di Gesù di Nazareth (per i laici) e di Gesù Cristo, il figlio di Dio (per i credenti). Per tutti gli altri ci sono le rappresentazioni e le commemorazioni museali, provvisorie o stabili. Però queste modalità potrebbero dirsi “presepi” (in senso lato) dal momento che hanno la medesima funzione pedagogica e, in più, anche civile. Ritengo, infatti, che sarebbe utile se le nuove generazioni realizzassero veri e propri PPC – “Presepi pedagogici e civili”. Provo a tracciare le linee indicative perché ciò avvenga, specialmente nelle scuole o in spazi pubblici anche esterni.
PRESEPI PIRAMIDALI Vorrei suggerire a qualche persona volenterosa di costruire presepi a piramide, sia natalizi che pasquali. Ad esempio, la Natività verrebbe messa in cima a tale piramide, così come la crocefissione, mentre dalla base fino all’apice possono essere inserite le situazioni che si vogliono evidenziare nel discorso umano-sociale e presepiale. Ecco, alcune proposte di …
PRESEPI TEMATICI A volte può essere più efficace realizzare un qualsiasi tipo di presepe (religioso o laico, natalizio o pasquale, pedagogico e civile) per aree tematiche, quali, ad esempio, riporto qui di sèguito, per dare un’idea.
IL PRESEPE DEI BAMBINI SFRUTTATI E’ noto che in varie parti del mondo ci sono milioni di bambini sfruttati. Milioni di bambini che (pagati poco e maltrattati) lavorano nelle miniere, ai telai, nell’agricoltura, eccetera. Milioni di bambini violentati e indotti alla prostituzione. Bambini-soldato, bambini-schiavi, bambini nella tratta degli organi e così via. Va fatta una seria riflessione sull’infanzia perduta, sull’infanzia che non ha diritto alla nutrizione, all’istruzione, ai giochi, alla serenità. Tale tipo di presepe potrebbe essere fatto per Natale ma anche per Pasqua (poiché c’è un calvario ed un martirio pure per loro). I “presepi dei bambini” potrebbe essere realizzato pure con la collaborazione delle organizzazioni, dei missionari che s’interessano dell’infanzia e della cooperazione internazionale (come Unicef, FAO e altri istituti dell’ONU, “Save the chirldren”, “Actionaid” e via dicendo). Inoltre, ogni presepe potrebbe essere un’utile occasione per raccogliere fondi per l’infanzia più disagiata del mondo, della nostra stessa Italia e della nostra stessa comunità di appartenenza,
PRESEPE DELLA MALA-SANITA’ Nei Paesi industrializzati, che pur hanno un qualche sistema sanitario nazionale, ci sono i poveri che spesso pagano con la vita la cosiddetta “mala-sanità”. Ecco, sarebbe utile un presepe-reportage sulle numerose condizioni di sofferenza e di veri e propri calvari. La sofferenza psico-fisica è una condizione che, prima o poi, ci coglie tutti. Pure per tale motivo (per Amore o per egoismo) ci vorrebbe da parte di tutti (quindi pure dei presepi) uno sforzo comune per formare ed agevolare una cultura ed un’azione di solidarietà e di considerazione anche istituzionale verso la sofferenza, la solitudine e altre difficoltà personali e sociali.
PRESEPE DELL’INQUINAMENTO AMBIENTALE Terra dei fuochi, plastica cancerogena e rifiuti persino radioattivi abbandonati sui terreni e sulle spiagge, inquinamenti vari (atmosferico, acustico, luminoso, termico, elettromagnetico, ecc.), grandi incendi dolosi, fiumi come cloache puzzolenti e schiumose … cibi contraffatti e nocivi, medicinali inutili o scaduti … e chi ne ha più ne metta! Soltanto su Google sono elencati, a centinaia, una moltitudine di inquinamenti nocivi … tanto da farci pensare che siamo vivi per miracolo o perché la Natura (o Chi per lei) ha ancora pietà di noi! Ma, forse, non per troppo tempo ancora, se non ci attiviamo a porre rimedio a tale disastro continuo!
PRESEPE DEI FEMMINICIDI Pure il presepe (sia natalizio che pasquale, sia laico che civile) potrebbe aiutare a riflettere e fare cultura su una delle emergenze più atroci ed angosciosi che ci sono oggi in ogni parte del mondo: i femminicidi. Violenze fino alla morte e tutte le problematiche di emancipazione femminile, diritti negati, ecc. potrebbero essere evidenziati … prestando particolare attenzione ai tanti orfani dei frequenti femminicidio-suicidio di genitori che lasciano soli i propri figli addirittura in tenerissima età. Dramma nel dramma!
IL PRESEPE DELLE DONNE Un presepe assai utile, pure per la riflessione generale sulle caratteristiche e sui diritti-doveri negati, potrebbe essere quello dedicato alle donne, in tutte le possibile sfaccettature. Un tema audace, ma assai attuale nel dibattito culturale ed anche teologico, potrebbe essere quello di “Dio è donna”.
PRESEPI PER CATEGORIE – I MORTI SUL LAVORO E’ inammissibile che ci siano così tanti morti sul lavoro in una società avanzata e globalizzata come l’attuale, così tecnologica e attenta (con leggi, metodologie e mezzi) alla salute e all’incolumità di qualsiasi tipo di lavoratori. Dove è che non funziona il sistema della prevenzione, della denuncia e della repressione?… I presepi per categorie potrebbero contemplare, ad esempio, IL PRESEPE DEI VIGILI DEL FUOCO, IL PRESEPE DEI TERREMOTATI, IL PRESEPE DEI FERROVIERI, IL PRESEPE DEI NAVIGANTI, IL PRESEPE DEI CARCERATI, IL PRESEPE DEGLI ASTRONAUTI, IL PRESEPE DEI GIORNALISTI (e della comunicazione sociale) e così via.
PRESEPE BUROCRATICO E DELLA CORRUZIONE Evidentemente è la corruzione uno dei più voraci cancri della nostra società. Rappresentarla in un presepe potrebbe essere vista sotto una luce più particolare e deplorevole, a danno dei cittadini e dell’intera Nazione. Evangelicamente ci sarebbe da trattare l’avere e l’essere, Dio e Mammona, eccetera.
IL PRESEPE DELLA SCUOLA E’ risaputo che c’è una grande differenza tra “insegnare” ed “educare”. Analizzare ciò potrebbe essere un incentivo a riconsiderare se stessi nel rapporto e nella responsabilità civile e morale tra docenti e alunni, nella sinergia tra scuola – famiglia – massmedia e tra tutto ciò che contribuisce a formare il bambino, l’adolescente, il giovane, l’adulto fino alla più ampia pedagogia sociale, specialmente multimediatica.
IL PRESEPE MAFIOSO Potrebbe rappresentare ed evidenziare luoghi, scene, persone e personaggi che hanno lottato la mafia o ne sono stati vittime. Stamani (mercoledì 21 marzo 2018), proprio mentre scrivo, a Foggia (come manifestazione nazionale principale cui partecipano in oltre 40 mila lungo le principali strade della città pugliese) e in tante altre vie e piazze italiane, si stanno svolgendo le rituali dimostrazioni anti-mafia (oltre 4.000 cortei oggi), promosse prevalentemente da “LIBERA – Associazioni, nomi e numeri contro le mafie” organizzazione fondata il 25 marzo 1995 dal sacerdote cattolico don Luigi Ciotti (Pieve di Cadore, 10 settembre 1945, in provincia di Belluno, poi emigrato a Torino). Tanti gli enti e le istituzioni che sfilano con le proprie bandiere. In particolare, sono i giovani con il loro entusiasmo a caratterizzare, come ogni volta, una simile testimonianza civile e culturale.
A Foggia don Ciotti ha appena detto, tra l’altro in questa 23ma “Giornata nazionale della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime delle mafie” (riconosciuta con la legge della nostra Repubblica n. 20 del 08 marzo 2017 – GURI n. 58 del 10-03-2017) : ““Nel generale disincanto e disorientamento e nella pericolosa tendenza alla diserzione dalle forme di partecipazione, è importante mettere in luce l’esistenza di un’Italia che non si arrende”. Come di consueto, sono stati letti i nomi delle vittime delle mafie … “ come in un interminabile rosario civile, per farli vivere ancora, per non farli morire mai” è stato detto.
Ecco, caro Tito, come avrai notato, il riferimento ad un culto civile, ad una religiosità civile, ad un “rosario civile” è così tanto chiaro che non è sbagliato pensare che si possano realizzare veri e propri “Presepi delle vittime della mafia” (stabili o itineranti, nazionali o locali). In fondo, il presepe pasquale può apparire ed è, a mio parere, il martirio di un uomo che cercava di contrastare lo strapotere religioso-mafioso dell’epoca, nella Palestina di duemila anni fa. Per un laico non è difficile affiancare il martirio di Gesù di Nazareth con il martirio dei giudici Falcone e Borsellino, così come di tanti altri martiri per la giustizia, la legalità, la libertà democratica! Non ultimo, purtroppo, il giovanissimo giornalista Jan Kuciak, la cui uccisione a Bratislava (Repubblica Slovacca) viene attribuita ai poteri forti o addirittura alla mafia calabrese in trasferta (comunque, le prime conseguenze sono state le dimissioni delle più alte cariche governative).
Allora, sarebbe utile (pedagogicamente e civilmente) realizzare in ogni dove ed in modo didascalico veri e propri “Presepi mafiosi” pure per rispondere alla domanda di memoria storica e di pedagogia civile, ma anche per contribuire a tenere alta la guardia, anche perché, come ha dichiarato don Ciotti ai Telegiornali della Rai del primo pomeriggio di oggi, in diretta da Foggia … “Il problema non sono tanto i mafiosi ma siamo noi, la nostra omertà che uccide la verità e la speranza” facendo intendere che un popolo veramente unito potrebbe sconfiggere le mafie. Necessita perciò più impegno da parte di ciascuno di noi, della cosiddetta “società civile” e, ovviamente, delle istituzioni che ne hanno la maggiore responsabilità.
IL PRESEPE TERRORISTA Come per le mafie, un presepe pedagogico e didascalico sul terrorismo potrebbe tornare utile alla migliore educazione e alla maggiore consapevolezza delle nuove generazioni. In particolare, una rappresentazione presepiale potrebbe essere dedicata al martirio di Aldo Moro, di cui in questo anno 2018 ricorre il 40° anniversario del rapimento (16 marzo) e dell’uccisione (09 maggio 1978). Ma ci sono tante altre situazioni e molti personaggi-simbolo che possono essere trasferiti nell’arte del presepio, così come in teatro e in altri tipi di efficaci rappresentazioni multimediali. Tutte le metodologie contribuiscono a sensibilizzare e a portare ad impegni concreti. Vista la devastazione mafiosa e terrorista, l’impegno dovrebbe essere di tutti e quotidianamente moltiplicato. Ma siamo preparati e, quel che più conta, equipaggiati ad affrontare una lotta che, già in partenza, sembra ìmpari e perdente senza il valido e determinante aiuto delle Istituzioni?…
PRESEPI DELLA MEMORIA Sicuramente c’è ancora un qualche altro esempio, però mi ricordo che (entrando nelle case di famiglie da intervistare per la mia tesi di laurea o per altre ricerche sociologiche o giornalistiche) trovavo intere pareti dedicate al ricordo di vivi (specialmente familiari emigrati e lontani) e di morti appartenuti alla parentela e persino ai comparaggi e alle amicizie. Non erano e non sono forse, questi, piccoli “presepi della memoria”?… una devozione degli affetti e del vissuto condiviso. Necessari per nutrirsi di sentimenti così tanto indispensabili per la quotidianità e per sopravvivere al tempo, alle solitudini, all’indifferenza e alle tristi dimenticanze dell’oblìo.
Medesimo significato (con l’aggiunta della religiosità) hanno quegli angoli di casa dedicati a statuine e ad immaginette di santi cui gli abitanti di quella casa sono particolarmente devoti. E frequenti sono le situazioni in cui questi piccoli “presepi” o “altarini” sono illuminati da ceri o lumini. Proprio come possiamo vedere nei cimiteri. Quasi quasi possiamo ben dire che tutto il mondo è un presepe continuo!
PRESEPI CIMITERIALI Infatti, possiamo considerare gli stessi cimiteri come “presepi” davvero speciali, come ho descritto (sempre in questo sito www.costajonicaweb.it) nella ““Lettera su Badolato n. 33 – Capitolo 30 – Ottobre 1975 la “Spoon River” badolatese di Leopoldo Repice”“ da te pubblicata l’08 settembre 2017. Quanti personaggi, quante storie, quanti significati ed insegnamenti umani e divini!
IL PRESEPE DI PITAGORA Potrebbe essere un prototipo per realizzare i presepi di tutti i personaggi che hanno avuto un’esistenza intensa, interessante per tutto il mondo e anche molto travagliata. Ci potrebbero essere, ad esempio, il presepe di Dante Alighieri, il presepe di Galileo Galilei, il presepe di Giordano Bruno o di Michelangelo Buonarroti, così come il presepe di Martin Luther King, il presepe del Mahatma Gandhi, di Suor Teresa di Calcutta come di Marlyn Monroe, e così via.
PRESEPE DEI MIGRANTI Sarebbe il più attuale di tutti. Un presepe che descriva la fuga dalle guerre in atto, dalla desertificazione, dalle schiavitù e da tantissime altre vessazioni. Un presepe che raffiguri persone e situazioni (sbarchi, salvataggi, ecc.) ma anche i tanti tipi di accoglienza e solidarietà. In particolare, un simile presepe dovrebbe riservare uno spazio-simbolo a migliaia e migliaia di naufraghi e di morti senza nome del Mediterraneo e di altre aree del mondo dove avvengono le vittime più dolorose in questa fuga dai tanti inferni che ha ancora il mondo! Questo sarebbe un presepe-monumento
PRESEPE DEGLI ESULI Caro Tito, ricorderai il poeta Ysmen Pireci, esule nel 1994 dal Kossovo in guerra per l’indipendenza dalla Serbia? … Te ne ho scritto in varie occasioni ed hai pure pubblicato le sue dodici poesie dell’opuscono intitolato “Il villaggio senza nome” … cioè tale villaggio senza nome è quello abitato in tutto il mondo dagli ESULI, in fuga o cacciati dai loro Paesi di nascita per motivi soprattutto politici. Ritengo che gli ESULI meritino un proprio presepe, pure perché gli esuli sono una parte importanza del “lievito e del sale del mondo”!
PRESEPI LETTERARI Nel contesto di Capo Sud Calabria, nell’anno 2000 proposi all’allora assessore al turismo della Provincia di Reggio Calabria, avv. Silvana Nasso, di realizzare nella Piana di Gioia Tauro un PARCO TEMATICO ed interattivo dedicato all’ODISSEA, visto e considerato che Ulisse era passato proprio tra la calabrese e vicinissima Scilla e la siciliana Cariddi. Inoltre, proposi all’allora sindaco di Scilla di realizzare il Museo di Ulisse. Nulla di Fatto. Eppure, all’epoca erano allo studio vari Parchi Tematici di tipo ludico-culturali in tutta Europa. Inoltre, nel 1992 lo scrittore Stanislao Nievo (nipote del noto garibaldino e scrittore Ippolito Nievo) ha inventato e realizzato in diverse parti d’Italia i cosiddetti PARCHI LETTERARI. Ogni Parco è intitolato ad un Autore famoso legato ad un determinato territorio, all’interno del quale viene valorizzato e promosso (turisticamente, mediaticamente, ecc.) il patrimonio storico-culturale, organizzando manifestazioni, escursioni e quanto altro. Ad esempio, in Molise ho visto da vicino ciò che ha prodotto il Parco Letterario dedicato a Francesco Jovine. Nella rete dei Parchi Letterari, in Sicilia, a Vizzini (CT) ci dovrebbe essere ancora quello dedicato a Giovanni Verga, mentre in Calabria di dovrebbe essere il parco letterario più grande d’Italia, quello della “Old Calabria” Vecchia Calabria, fondato da Mirella Barraco e ispirato al viaggiatore inglese Norman Douglas (1868-1952).
PRESEPI LUDICI Disneyland potrebbe essere considerato il più noto e simbolico parco divertimenti del mondo, con la sua sede in Orlando (Florida, USA), quella alla periferia di Parigi (da me conosciuto a fine settembre 1997 e quella di Tokyo. Un presepe che contempli il ruolo del gioco educativo e il gioco d’azzardo, le dipendenze dal gioco patologico così come il gioco come fuga dalla realtà.
IL PRESEPE DELLE DROGHE In cui evidenziare le conseguenze drammatiche e spesso mortali cui vanno incontro coloro che (a volte anche per gioco) fanno uso di ogni genere di stupefacenti vecchi e nuovi!
IL PRESEPE DEI LAVORI Tutto, in pratica, potrebbe essere rappresentato a forma di presepe. Particolarmente interessante potrebbe essere il presepe che illustri e descrivi un determinato tipo di lavoro, come ad esempio IL PRESEPE DEL MINATORE, il presepe del pescatore, il presepe del contadino, il presepe del calciatore, il presepe della casalinga o della ricamatrice, il presepe della fabbrica, eccetera.
PRESEPI REGIONALI E TERRITORIALI Viviamo tempi in cui si dà più importanza al cosiddetto “territorio” con le sue peculiarità comunitarie ed identitarie, socio-culturali, economiche, paesaggistiche (ecc.). Così si potrebbero realizzare presepi dedicati alla propria comunità, al proprio comprensorio, alla propria regione. Ad esempio, caro Tito, puoi immaginare come possa essere un PRESEPE SICILIANO oppure un PRESEPE CALABRESE ? Per quanto riguarda la nostra Calabria, in un Presepe Pasquale il posto d’onore dovrebbe essere riservato ai cosiddetti “Vattienti” a quei flagellanti, cioè, che sono uno dei più spiccati simboli della nostra tradizione regionale.
I PRESEPI PARTIGIANI DELLA RESISTENZA
I santuari religiosi e laici, i viali delle rimembranze, la memoria stessa di eventi solenni e di personaggi significativi e sublimi rappresentano luoghi e valori per mantenere alto il morale di chi li visita o li vive. Così, ad esempio, tutti i luoghi, i sacrari, i musei, i santuari (eccetera) sono momenti e tappe della nostra formazione di cittadini o di fedeli (religiosi o civili) che restano utili per non dimenticare e per fortificarsi con i valori ivi rappresentati. In particolare, eroi come Gesù di Nazareth che hanno lottato per la giustizia, la libertà ed i valori umanistici, umanitari ed universali formano una sorta di “filo d’Arianna” per non perderci nei labirinti della Storia, specialmente nella Storia più cruenta e tragica dei popoli.
Ogni Comunità omogenea potrebbe costruirsi il proprio presepe incentrato su fatti, personaggi, lotte e valori storici di difesa e coesione socio-culturali-identitari. Ad esempio, un presepe auspicabile potrebbe essere, per il popolo di Badolato, la rappresentazione del cosiddetto “Sciopero a rovescio 1950-51” che viene sentito come un’epopea collettiva ed unitaria. Ed un’epopea collettiva sono, in effetti, la nascita di Gesù (quindi il Natale) e la sua passione, morte e resurrezione. Pure per questi motivi l’azione viene fortemente sentita da quasi tutta la Comunità dei credenti e persino dei non credenti. Per i credenti il valore aggiuntivo è la Fede, mentre per i non credenti il collante identificativo è il valore storico ed umano della vicenda, specialmente in chi si immedesima nei drammi umani che, purtroppo, sono quotidiani!…
IL MUSEO DEL BAMBINELLO
Parecchi anni fa ho proposto alla Comunità di Badolato (ma anche ad altre popolazioni simili della Diocesi di Squillace, dove la tradizione è ancora oggi più praticata) di realizzare il MUSEO DEL BAMBINELLO per il semplice fatto che rappresenta una “epopea condivisa” e davvero tanto sentita (anche dai non-credenti) la tradizione del Giro del Bambinello per tutte le case, gli uffici e le attività produttive del paese, realizzato con apposito corteo nel periodo natalizio dal 26 dicembre al 6 gennaio. A Badolato si realizza soltanto la fine dell’anno per gli uffici, negozi ed aziende e il primo del nuovo anno in tutte le case. Grande gioia e festa è accogliere la statua del Bambinello e poggiarla sui letti per benedire la casa e i suoi abitanti. E’ una gioia che contamina tutti. Ritengo che non ci sia in Badolato un evento così entusiasmante e gioioso come questo!
Pochi giorni fa ho ritrovato una foto (scattata nel capodanno di circa 50 anni fa dal prof. Pultrone davanti alla chiesa matrice di Badolato) raffigurante proprio l’avvio del giro del Bambinello per tutto il borgo antico. La statuina è tra le braccia di mastro Pietrino Ermocida degli “Addavi”, padre di Piero, mio coetaneo e grande amico fin dalla prima giovinezza. Ho inviato via mail a Piero tale foto e mi ha risposto molto significativamente così: ““Grazie Mimmo. Bellissima foto. Foto che rammenta la tradizione e la partecipazione alle feste nostrane che venivano accolte e condivise da tutti. Ricordo che si andava dietro al Bambinello con semplice gioia, felici. Felicità che riempiva i cuori di tutte le famiglie. Grazie del pensiero, della foto, e auguro una buona Santa Pasqua a te e a tutti i tuoi cari. Ciao, Piero””.
Ecco, in queste brevi frasi c’è tutto il valore di un presepe statico o vivente, di una tradizione che unisce ed esalta una Comunità. Ecco, oggi come non mai, un presepe nella sua tradizione fissa o itinerante è utile pure e soprattutto per rivitalizzare le nostre Comunità, disperse dall’emigrazione e dalla sopravvivenza. Un motivo in più per vivificare quella semplicità e quella felicità richiamata da Piero, pure perché …
L’ITALIA E’ AL 48° POSTO PER FELICITA’
E’ proprio notizia di questi giorni che l’Italia (in quanto a “felicità”) è finita al 48° posto su 155 Paesi considerati dall’ONU per il 2017. Leggi verso la fine la “Quinta Lettura Parallela” oppure digitando http://www.ilgiornale.it/news/cronache/ecco-quali-sono-i-paesi-pi-felici-mondo-1376935.html
Non è ora di preoccuparsi davvero?… Dove è finito il Paese dell’amore, della fede e della religiosità, delle canzoni, della pizza e del mandolino, così tanto decantato per la solarità, il mare, la dolce vita (eccetera eccetera)?… I Santi non aiutano più?… Non aiuta più la filosofia italica?… E nemmeno l’arte di arrangiarsi?… Siamo forse un Paese che ha smarrito i suoi valori fondanti?… E chissà che i presepi non ci possano aiutare a ritrovare la strada della fede, della spiritualità, della condivisione, della serenità e … perché no? … della felicità!!!…
TITO, SEI FELICE ?
Tredici anni fa, il 28 gennaio 2005, alla pagina 6 del primo dei sette volumi del “Libro-Monumento per i miei Genitori” ho chiesto (a caratteri cubitali) “Sei felice?” al lettore che stava iniziando l’avventura delle quasi tremila pagine del mio racconto familiare (e sociale). Ho voluto porre tale fondamentale domanda a chi si accingeva a sfogliare o a soffermarsi su quelle mie pagine, poiché ritengo che nulla (persone, carriera, vanità o ricchezze) al mondo valga avere o possedere se si perde la cosiddetta “felicità” che altro non è se non la pura e semplice serenità, l’essere in pace con se stessi e con gli altri, specialmente con il prossimo, con chi ci sta vicino. Inutile, quindi, inseguire sogni o miraggi, ambizioni od ostentazioni, successo e possedimenti … magari cibandosi di rancori o spirito di vendetta o al prezzo di prevaricazioni totali.
Dalla pagina 6 alla pagina 14 ho poi cercato di tratteggiare un paradigma minimo come “Discorso sulla felicità” (tra aspetti storici, familiari e personali). Adesso potrei aggiungere che i presepi (che sono la dimostrazione della realtà umana e sociale, spesso la più cruda e cruenta) ci possono aiutare ad essere sereni e forti all’occorrenza. Personalmente ne suggerisco la realizzazione e la massima diffusione, anche nelle scuole e nelle case, pure come esercizio di umiltà, di consapevolezza e tenacia. Di lungimiranza!
PRESEPI E DIORAMI LAICI
Etimologicamente “presepe” sta a significare letteralmente “cingere, chiudere con una siepe” dal latino “praesepium” greppia, mangiatoia da “pre – saepire” recintare, tenere raccolto un gregge o una mandria (pure di idee e rappresentazioni) … “circostanziare” – “evidenziare” – “dare maggior significato ed attenzione a… “ in modo figurato come un faro, un riflettore di luce che delimita e risalta un luogo, un evento, un valore (esponendone minuziosamente tutti i particolari simbolici e i dettagli reali o verosimili, percepiti o sublimati). Pure per questo alcuni tipi di presepe (sia natalizi che pasquali) vengono definiti “Diorami” …
Dal greco “dia” (attraverso) e “orama” (veduta, vedere un panorama ampio, ristretto o dettagliato), il “diorama” usualmente indica una raffigurazione con cui, utilizzando una particolare o speciale illuminazione e inquadratura, si riesce a dare a chi guarda (persona o pubblico) percezioni tali da stupirsi, emozionarsi o da trarre elementi cognitivi tipici di una voluta rappresentazione spettacolare o pedagogica.
Pur abituati e culturalmente indirizzati da secoli verso la preponderante o addirittura monopolistica simbologia religiosa, possiamo considerare “presepe” o “diorama” ogni manifestazione plastica costruita a fini di rappresentazione cognitiva o pubblicistica su una vasta gamma di aspetti concreti o figurativi di personaggi, allegorie ed eventi i quali s’incarnano, si personificano e di distendono (a volontà dell’autore) per produrre sullo spettatore ben determinate sensazioni, informazioni, suggestioni, convincimenti, ecc. utili agli scopi per cui i “diorama” – le “rappresentazione” – i presepi sono stati congegnati e proposti.
Dunque, esistono pure i presepi o i diorami laici o professionali, strumentali e finalizzati. Come, ad esempio, il plastico scenografico o la rappresentazione immobiliare di un grande complesso turistico fatto di abitazioni, verde attrezzato, servizi, ambiente naturale. Appare chiaro che tale “presepe” o “diorama” è finalizzato a suggestionare, sedurre ed emozionare lo spettatore per indurlo ad acquistare la cosiddetta “unità immobiliare” ad uso residenziale o turistica.
EFFETTI ED AFFETTI COLLATERALI
Avendo uno spiccato carattere poli-museale, il “presepe” – il “diorama” – il “plastico” professionale, artigianale o rappresentativo è fatto apposta per avviare quel “processo comunicativo” che valga a avvincere e conquistare lo spettatore, veicolando una tale moltitudine di sensazioni, incantamenti e informazioni da rendere l’evento irresistibile persino dopo la sua stessa esibizione e fruizione, agevolando o moltiplicando in particolare la fantasia, il significato e il desiderio. Più la rappresentazione risulta efficace e più lo spettatore o fruitore ha immagazzinato nella mente e nella emotività tutta una serie di “motori” interiori che possono dare esiti persino dopo tanto tempo dall’evento. In termini “barbarici” (ma che rendono meglio l’idea) possiamo ben dire che una qualsiasi rappresentazione introduce nella persona tante “bombe ad orologeria” i cui effetti immediati o ritardati fanno parte, volenti o nolenti, del futuro della stessa persona.
Tutta questa problematica (qui appena appena accennata) dovrebbe far riflettere persino sulla prudenza che ci dovrebbe preservare dall’ingerire “bombe ad orologeria” che possano condizionare la lucidità mentale ed emotiva della persona, che viene spesso disorientata ma anche arricchita … dipende dal tipo di carattere forte e ben costruito che, più o meno, la persona stessa si ritrova. Perciò, sarebbe necessario ponderare a quale presepe o diorama o rappresentazione esporre bambini o persone mentalmente fragili. Gli effetti e gli affetti collaterali (così come l’assunzione di determinati farmaci che si presume siano benefici) sono un elemento troppo importante per escluderlo da un’attenta valutazione. Tale è anche, per esteso, ogni e qualsiasi “presepe” o “diorama” propinato acriticamente dai mezzi di comunicazione o di distrazione di massa (dalla televisione ai telefonini, da qualsiasi altra rappresentazione ludica o tendenziosa). In pratica, la “prudenza del fruitore” sembra essere necessaria in ogni occasione sociale.
Caro Tito, come si può ben capire, è meglio stare attenti persino con i presepi (natalizi o pasquali) che diamo buoni ed utili per scontato e per definizione. E’ necessario, infatti, che la comunicazione, intrinseca in ogni espressione anche artistica, sia filtrata non soltanto dal buon senso e dall’intelligenza ma anche dal senso della misura del proprio stato esistenziale. Diffidare pure dei Santi?… Ebbene, sì!… Ritengo sia indispensabile adottare una regola esistenziale di autodifesa realizzata … “su misura” della propria sostenibilità intellettuale ed emotiva. Mi spiego? … Mi intendi?… Bisogna educare o educarsi bene a ciò!
PRESEPI COME LAVORO
Oggi come oggi, pare che ci sia una ripresa nella realizzazione di presepi sia domestici che da chiesa e da esposizione. Sono interessate pure le Pro Loco e altri tipi di associazioni socio-culturali, pure a fini turistici e di promozione o marketing territoriale. Il presepe conserva ancora, nonostante crisi religiosa ed economica, un suo fascino ed una sua ragion d’essere. Pure per questo, prego i disoccupati (cui piacerebbe fare gli artigiani o gli artisti) di esaminare la possibilità di specializzarsi nella realizzazione di presepi da vendere, persino fuori stagione, ai turisti pure come “souvenir”. Bisognerebbe, infatti, lanciare l’operazione …
PRESEPE TUTTO L’ANNO
Proprio per evidenziare e proporre non soltanto l’arte in sé e per sé ma anche quei valori che sono simbolo ed emblema universale dei presepi siano essi natalizi che pasquali o di altro tema. Adesso, con i mezzi web che offrono la possibilità di essere percepiti (in tempo reale) pure in altre parti del mondo, ci dovrebbero essere più probabilità di farsi conoscere e di vendere ovunque, pure presso quei popoli che non hanno le nostre tradizioni. Infatti, non sarebbe blasfemo vendere presepi addirittura come “souvenir d’Italie” … pure perché si tratta di un simbolo assai significativo della nostra cultura popolare oltre che religiosa. Inoltre, il rappresentare la nascita (natalizia), la sofferenza e la morte e la risurrezione (pasquale) o il veicolare altri valori umani, sociali ed umanitari sono atteggiamenti ed azioni comuni a tutti i popoli del mondo. Anzi, il vendere presepi potrebbe essere inserito nell’ambito dei beni culturali così come pure nella promozione turistica. In sintesi, tutto sta nel presentare il prodotto come … “patrimonio dell’umanità” e non soltanto come espressione di una ben determinata religione o filosofia folclorica o pratica popolare. I presepi appartengono a tutti, come appartengono a tutti le simbologie dei nativi australiani o dei popoli sami!
PATRIMONIO DELL’UMANITA’
Ma, per presentare, tale “prodotto” tutto italiano ma di valore universale (sia come tradizione che come innovazione e reinterpretazione) è necessario elevarlo, come ben merita, a … “Patrimonio dell’Umanità” dell’UNESCO. Tuttavia, anche senza una così prestigiosa approvazione istituzionale è talmente chiaro che il presepe sia “patrimonio culturale dell’Umanità” che tale idea e convinzione si farà strada da sola nella realtà. Comunque, la proposta UNESCO non è nuova ed è assai diffusa negli ambienti socio-culturali e religiosi ma anche istituzionali . Ad esempio, il senatore pugliese Pietro Liuzzi, lo scorso mese di dicembre 2017, si è fatto promotore di una interpellanza parlamentare inviando una nota ufficiale al Presidente del Senato, come riporta, in data 27 dicembre 2017, il sito web www.alberobellonotizie.it di cui qui di seguito evidenzio alcuni passi dell’articolo firmato da Stefano Leone.
<< Sull’argomento si è espresso, con una nota ufficiale, il senatore di Noci (in provincia di Bari), Piero Liuzzi (Noi con l’Italia), membro della commissione Istruzione e Beni Culturali di Palazzo a Madama. “Il presepe venga annoverato fra i siti immateriali dell’Unesco e riconosciuto come patrimonio dell’umanità da tutelare – afferma Liuzzi -. Sia il Parlamento a proporre il riconoscimento della tradizione tutta italiana del presepe nel patrimonio mondiale dell’umanità – sostiene Liuzzi in una lettera indirizzata al Presidente del Senato – affinché non se ne disperda la tradizione e venga valorizzata l’attualità dell’impianto compositivo armonicamente confacente alle peculiarità oro-corografiche della Penisola. Il riconoscimento Unesco per il presepe italiano – afferma il parlamentare di Noci – potrebbe corroborare un elemento di identità più volte messo in discussione da un malinteso senso di multiculturalismo, dovrebbe essere accompagnato da protocolli di natura tecnico-creativa, istituirebbe un processo virtuoso di valorizzazione delle numerose natività che nel corso dei secoli sono state realizzate a corredo della statuaria natalizia. Il presepe come modello di ricreazione paesaggistica potrebbe concorrere all’auspicabile processo educativo della cura del bello rivelandosi fattore permanente di mitigazione delle spinte distruttive ambientali. Negli ultimi giorni di legislatura – conclude Piero Liuzzi – le commissioni parlamentari permanenti potrebbero essere in grado di aprire una corsia privilegiata scegliendo la sede deliberante per legiferare sull’argomento”>>. (http://www.alberobellonotizie.it/2017/12/presepe-venga-annoverato-fra-siti-immateriali-dellunesco/)
PRESEPI INTERNAZIONALI
Per essere più vicini ai popoli (che tra l’altro possano riconoscere nella realtà e sul campo il presepe come “Patrimonio dell’Umanità”) sarebbe bene ed utile che la realizzazione presepiale si svolgesse pure con personaggi e tematiche appartenenti a questi Paesi del mondo. Necessita, perciò, un salto di qualità oltre che di quantità. Così, entrando nella simpatia e nel cuore degli altri popoli, si farebbe una molteplice attività promozionale tale da giovare non soltanto all’immagine dell’Italia ma anche ad una maggiore sensibilizzazione alla pace e al benessere tra i popoli di tutto il pianeta. I presepi, quindi, come elemento altamente “strategico” per la pace nel mondo!… Pure per questo, sarà utile aggregare tutti i nostri emigrati all’estero e le loro organizzazioni, i missionari, le associazioni pacifiste, le ong (organizzazioni non governative), attivando i preziosi Istituti di Cultura italiani all’estero e tutti coloro che possano contribuire a diffondere e ad esaltare un metodo ed uno strumento che possa, nella realtà dei fatti, diventare “patrimonio universale” quali in effetti è.
Infatti, molto probabilmente, ognuno di noi ha avuto modo di vedere da vicino e di toccare con mano i presepi (o altre pur piccole rappresentazioni presepiali) realizzati dalle popolazioni dove agiscono i nostri missionari (laici e cristiani). Sono una vera meraviglia! Ed invito tutti a visitare pure, se possibile, qualche “Mostra o Esposizione internazionale del presepe” che si realizza in numerose località italiane ed estere, come a Roma, San Marco di Resana (Treviso), Denice, Acqui Terme, San Miniato, Verona, Città di Castello, Assisi (Perugia), Caselle dei Ruffi, Monte Porzio Catone (Roma), Giffoni Valle Piana (Salerno) e così via.
SCUOLA E INDUSTRIA DEI PRESEPI
Ovviamente, per rendere i presepi Patrimonio dell’Umanità e risorsa “industriale” (in senso lato), è necessario realizzare (e attivare alla grande e adeguatamente) tutto un sistema legislativo (sia nazionale che territoriale), organizzativo, scolastico, culturale, promozionale, merceologico ed anche una rete omogenea tra produttori e venditori, tra espositori e istituzioni locali. Ritengo che si possa fare! Così come ci dovrebbe essere una efficiente rete ed un serio circuito di valorizzazione e diffusione pure per i ciottoli dipinti (come ho più volte sollecitato con la Lettera a Tito n. 23 del 04 marzo 2013 e con la Lettera su Badolato n. 21 capitolo 18 del 14 luglio 2017). Spero di tornare a scriverne, essendo i settori dei presepi e dei ciottoli dipinti discipline artistiche, pedagogiche e culturali da inserire, come insegnamento, fin nelle scuole materne ed elementari!
Un esempio ci proviene dall’industria austriaca di cristalli artistici “Swarovski” che realizza un presepe con le sue creazioni, famose in tutto il mondo. Ma ci sono presepi realizzati con il cioccolato, con la pasta e con tanti altri materiali di uso comune. Ritengo che non ci sia al mondo un soggetto creativo così vasto e fantasioso come il presepe! Il che è un valore aggiunto! Ognuno può creare il “suo” presepe … a sua immagine e somiglianza mentale e amorosa! Pure per tale motivo il presepe è così popolare e diffuso!… Appartiene a tutti e, quindi, è “universale” … davvero “patrimonio dell’umanità” … di tutti, indistintamente tutti!
SOLTANTO PER ESSERE PIU’ BUONI
Tutto ciò che ho descritto fin qui non avrebbe e, in realtà, non ha alcun senso se non ci rende veramente più buoni. Infatti, è da scartare dalla nostra vita tutto ciò che non sia utile a renderci sempre migliori, più bravi, più generosi, più attinenti all’amore interpersonale e a lenire le sofferenze di chi ci sta attorno e, possibilmente, tutte le sofferenze del mondo. Sia chiaro che il nostro primo obbligo è quello di dare il massimo e miglior valore alla nostra esistenza la quale (si badi bene) più finire da un momento all’altro!
Ad esempio, da laico e non-credente, ciò che più ammiro in Padre Pio da Pietrelcina (dichiarato “santo” dalla sua Chiesa cattolica che prima però Gli aveva inferto innumerevoli umiliazioni, non ultima la sala della tomba vergognosamente rivestita in vero oro, ignorata da Papa Francesco nella sua recente visita di sabato 17 marzo 2018) è che abbia sempre pensato a chi soffre nell’anima e nel corpo. Con la parola ha cercato di lenire le sofferenze del cuore e della mente, con l’Opera concreta ha creato un ospedale d’eccellenza, la cosiddetta “Casa sollievo della sofferenza”.
LA SANTITA’ LAICA
Ecco come agiscono i veri Santi … con il conforto, il sollievo e tutto ciò che avvicina al benessere psico-fisico della gente. Esiste, ne sono certo, persino la “Santità laica” se e quando persona (anche non-credente) usa i medesimi paradigmi della spiritualità, dell’amore umanitario e dell’opera dei grandi Santi, così proclamati dalle Religioni. Ecco, il presepe potrebbe essere esercizio ed espressione di una “santità laica” se si sposa con il bene del prossimo e del mondo. Non dimentichiamo: ogni nostro agire è fuori dal seminato umano, religioso ed universale se non tende alla soluzione della sofferenza e dei problemi degli esseri viventi. Esseri viventi che sono difesi e valorizzati dai grandi Spiriti del mondo (da Socrate a San Francesco, da Gandhi a Luther King, ecc.) ma anche dagli “Eroi del quotidiano” (coloro che si sudano la vita più degli altri e cercano di essere utili a più persone possibile). La “santità laica” è quella che unisce con un filo luminoso o invisibile persone o comunità di diversa estrazione antropologica ma unite dall’Amore universale!
RACCOMANDAZIONE SULLE PRIORITA’
Nonostante tutte le nostre immancabili difficoltà quotidiane o esistenziali, resto pur sempre dell’idea che sia necessario (anzi urgente) spendere la propria vita per migliorare il più possibile il nostro ambiente e, più in generale, il nostro pianeta che rischia davvero tanto. Caro Tito, cercherò di fare, quanto prima, un serio discorso sui “talenti” e sulle “priorità”. Per onestà umana, sociale ed intellettuale, non posso certo dire che realizzare un qualsiasi presepe (pasquale, natalizio, pedagogico o civile) sia una priorità. Ci sono ben altre priorità, specialmente per chi ha energie umane e sociali da utilizzare per il bene proprio e degli altri.
Devo precisare che, con questa mia Lettera n. 213 sui Presepi (utili a sensibilizzare al bene), intendo RACCOMANDARNE la realizzazione unicamente a quelle persone le quali non hanno di meglio da fare (poiché sono anziane o troppo giovani, oppure impedite di fare cose più produttive e vantaggiose per sé stesse e per la comunità). Le scuole, le parrocchie, le “comunità sistemiche” (di recupero o condizionate come i detenuti, ecc.) potrebbero essere le sedi che potrebbero meglio applicarsi (anche terapeuticamente) nella realizzazione di uno dei Presepi sopra descritti.
Ovviamente, posso sollecitare e raccomandare di creare Presepi come veri capolavori artistici e pedagogici a quelle persone che sentono una passione irresistibile per tali tipi di espressione e comunicazione sociale. In coscienza, ribadisco e resto sempre del parere che è urgente utilizzare le proprie energie per migliorare nel concreto il nostro “prossimo” (l’ambiente che ci circonda) e, poi, pure il resto del mondo. Raccomando ciò non soltanto perché lo dice il Vangelo cristiano (per chi ha fede), ma anche perché è sempre stato così nell’ordine delle cose logiche, “giuste” ed universali (come attestano, fin dall’inizio dei tempi, i veri filosofi, gli spiriti liberi, i martiri di ogni Pensiero e tutti coloro che sono esuberanti di buoni sentimenti).
Ed ora, caro Tito, passo a sottoporre alla tua attenzione cinque “Letture parallele” che mi sono sembrate interessanti, pure per coadiuvare tutta questa mia lunga (ma non esaustiva) esposizione, che, a ben vedere, meriterebbe un maggiore dispiegamento ed approfondimento. Ma … a buon intenditore… tanto dovrebbe bastare!
PRIMA LETTURA PARALLELA
Il Presepe Pasquale alla Porziuncola
I Misteri Santi – Il “Presepe” Pasquale alla Porziuncola Basilica Papale di Santa Maria degli Angeli in Porziuncola – Assisi 23 marzo 2013 – 14 aprile 2013
Ufficio stampa Frati Minori – Assisi Comunicato-stampa del 20 marzo 2013 http://www.sanfrancescopatronoditalia.it/29046_Un__Presepe__pasquale_alla_Basilica_di_S__Maria_degli_Angeli_in_Porziuncola.php
Da quando S. Francesco d’Assisi realizzò il primo presepe natalizio a Greccio nel 1223, le rappresentazioni della Natività di Gesù Cristo si svilupparono ovunque al fine di ravvivare la fede cristiana. La sua stessa espressione, con la quale accompagnò questa sua intuizione, è emblematica della sua finalità: «Vorrei rappresentare il Bambino nato a Betlemme, e in qualche modo vedere con gli occhi del corpo i disagi in cui si è trovato per la mancanza delle cose necessarie a un neonato, come fu adagiato in una greppia e come giaceva sul fieno tra il bue e l’asinello» (Tommaso da Celano, Vita prima, XXX).
Da qui la necessità di voler rappresentare in maniera viva ed efficace la persona di Gesù, la sua storia, riconosciuta come salvifica dai cristiani. Questa rappresentatività del Mistero di Cristo suggerisce anche l’idea di un “presepe” pasquale. In fondo i Vangeli e la Parola della Chiesa non fanno altro che annunciare la Pasqua in maniera multiforme. (Kähler sosteneva, con una frase che ha avuto grande successo, che i “vangeli sono il racconto della passione con un’ampia introduzione”). Peraltro, anche nell’iconografia dedicata all’incarnazione del Figlio di Dio, i pittori hanno spesso evidenziato il mistero Pasquale, attraverso una simbologia ricca ed articolata.
In forza di queste suggestioni, l’Opera della Porziuncola ha allestito presso la Sala San Pio X del Museo della Porziuncola, un “presepe” pasquale. Si tratta di una serie di rappresentazioni di episodi evangelici, in modo particolare è illustrato il cammino del Signore verso la Pasqua. La mostra, per meglio dire l’opera, intitolata “I Misteri Santi”, è stata realizzata da Massimo Lelli, e sarà aperta al pubblico gratuitamente tutti i giorni dalle 9.00 alle 12.30 e dalle 15.00 alle 18.00 = stop =
SECONDA LETTURA PARALLELA
Dopo il Presepe nella Fiat 500 arriva il Presepe Pasquale a Calatafimi (TP)
Martedì 28 marzo 2017 – Antonio Lufrano http://www.quotidianosociale.it/dopo-il-presepe-in-500-arriva-il-presepe-pasquale-a-calatafimi-tp/
A Calatafimi Segesta estro e tradizione ormai si muovono insieme, non si può spiegare altrimenti la singolarità di quanto la sua gente riesce a creare. E così dopo il successo a Natale del “Presepe all’interno delle Fiat 500”, gli stessi ideatori hanno preparato per turisti e visitatori il “Presepe Pasquale”. Artefici della singolare Rappresentazione religiosa, sono ancora una volta: Salvatore Barone e Alberto Verghetti.
L’iniziativa si chiama “DIORAMA”Mostra di Presepi Pasquali della Passione di Nostro Signore Gesù Cristo. “Sostanzialmente i materiali utilizzati – raccontano Salvatore Barone e Alberto Verghetti – sono il polistirolo per le case e poi rametti di ulivo, di cipresso, tralci dei vigneti per la croce e per il resto. Le rocce le abbiamo realizzato con la schiuma espansa. Insomma sono materiali semplici, recuperati, senza alcun artifizio. Da quattro anni scherzavamo sull’idea di un Presepe Pasquale, sull’onda del successo avuto con quello in Fiat 500, quest’anno abbiamo deciso di provare. Il risultato è stato come pensavamo, straordinario, e la gente che in questi giorni viene a visitarlo ne è testimone”.
Il Presepe Pasquale – è stato realizzato in un mese su un percorso lungo 20 metri – e narra la Passione, la Morte e la Resurrezione di Gesù Cristo. Di ogni momento e di ogni quadro è possibile leggerne la spiegazione. Lungo il percorso infatti i due creatori hanno inserito una esegesi, una riflessione di quel momento. Il singolare Presepe, si trova in Corso Garibaldi 18 a Calatafimi Segesta – sarà visitabile ancora fino a Pasqua con orari ben definit. Il 26 Marzo e il 2 Aprile dalle 16,00 alle 21.00 – il 9, il 14 e il 16 Aprile dalle 10,00 alle 13,00 e dalle 16,00 alle 21,00 = stop =
TERZA LETTURA PARALLELA
IL MITO DELL’ANDROGINO nella Settimana Santa di Badolato (CZ) Intervista di Franco Laganà del primo aprile 2012 (pubblicata su “Il Quotidiano della Calabria”)
La settimana santa di Badolato è, senza dubbio, una delle più interessanti e belle del Sud Italia, per la sua intensità religiosa, per la vasta coreografia, ma anche per la sua spettacolarità. Infatti, le tre congreghe (dell’Immacolata, di San Domenico e di Santa Caterina), protagoniste di questi eventi, riescono ad attrarre una moltitudine di devoti e di “spettatori” o di semplici curiosi, ma anche di studiosi, alcuni provenienti da altre regioni italiane e persino dall’estero.
Abbiamo chiesto a Domenico Lanciano (sociologo ed ex bibliotecario di Badolato, da anni ormai esule in Molise dopo la vicenda del “paese in vendita” di 28 anni fa) di dirci quali sono le peculiarità che distinguono la settimana santa badolatese dalle altre manifestazioni simili di cui è ricca specialmente l’Italia meridionale ed insulare.
Le peculiarità più originali e più evidenti a mio parere sono quattro: prima, il paesaggio e il territorio in cui si svolgono le manifestazioni sono assai ampi e, ovviamente, unici e irripetibili; seconda, la presenza degli alabardieri che richiamano il concetto dell’androgino; terza, la sfida tra stendardo e tamburo e, quarta, il ballo degli stendardi sui denti, entrambi esibiti la mattina della domenica di Pasqua a ridosso della “Confrunta”.
Può descriverci tali peculiarità nel contesto della settimana santa?
Lo scenario dentro cui si svolgono gli eventi è davvero unico e straordinario, in quanto coinvolge l’intero borgo antico già suggestivo di per se stesso, la profonda vallata del fiume Graneli fino a salire al seicentesco e poderoso convento francescano di Santa Maria degli Angeli, posto sulla sommità di un colle verdeggiante e ricco di oliveti tanto che sembra proprio essere nella Palestina di duemila anni fa. Che io sappia non c’è al mondo un percorso di “Via crucis” vivente lungo ben dodici chilometri, con due grossi dislivelli di oltre duecento metri ciascuno e con un anfiteatro naturale così tanto mozzafiato dove l’acustica della manifestazione è tanto fruibile quanto lo scorgere di tutti gli attori e dello stesso pubblico assiepato lungo questo spettacolare percorso. Soltanto a Badolato si rende necessario cambiare per ben tre volte il Cristo sotto la croce, sia per il lungo e tortuoso percorso e sia per la stessa durata del Sabato Santo che va dalle ore 13 alle ore 22, ben 9 ore di peregrinazione.
E’ sua la teoria, pubblicata nel 1988 su un giornale regionale, secondo la quale gli alabardieri di Badolato sarebbero simbolo dell’androgino…
Sì, ho ragione di credere che ci siano tracce del “mito dell’androgino” nei riti della settimana santa badolatese attraverso la presenza degli alabardieri. E’ bene dire subito che la figura dell’androgino è assai positiva in àmbito filosofico (ne trattò per primo il grande Platone), così come in arte, ma anche nella religione poiché sta a significare l’ambivalenza dell’anima. Non è quindi un riferimento sessuale anche se spesso l’androgino viene erroneamente confuso con l’ermafrodito che è ben altra cosa. Gli alabardieri badolatesi, infatti, raffigurano l’anima, l’innocenza, la forza virile ma anche la pietà e la delicatezza femminile. Infatti, il ruolo dell’alabardiere badolatese è riservato a bambini e fanciulli oppure a pre-adolescenti imberbi per significarne la purezza. Sono vestiti sì con elmo e corazza, ma evidenziano sottane ricamate con pizzi e merletti, nastri colorati e mutandoni aggraziati e nella mano destra hanno un fazzolettino tipico … tutto abbigliamento prettamente femminile. Evidenziano persino rose (segno di delicatezza) e non crine di cavallo sui loro elmi. Hanno sì l’arma dell’alabarda (come segno della loro futura virilità) ma, essendo innocenti e puri, scortano la statua del Cristo morto e non partecipano, nelle processioni, a scene tipiche dei soldati romani veri e propri, rappresentati sì queste scene da giovani ormai virili e così presenti in abbondanza nelle manifestazioni badolatesi.
Come mai tale figura che alcuni credono di soldati effeminati è presente soltanto nella settimana santa di Badolato?…
Questo è ancora un tema da studiare e da approfondire bene. Ciò che posso affermare è che è fin troppo evidente l’ambivalenza di genere maschile e femminile nell’abbigliamento dei fanciulli alabardieri di Badolato, un paese che, ricordiamolo, ha da sempre avuto culti religiosi e filosofici, non soltanto con la presenza di importanti ed affollati conventi e monasteri (con facoltà di teologia) ma anche con contaminazioni e influssi laici molto forti fin dalla più lontana antichità, già dai tempi di re Italo e dai tempi omerici, risalenti cioè fino a 2500 anni fa! E poi non dobbiamo dimenticare che qui siamo in piena Magna Grecia, dove la bisessualità simbolica ha sempre avuto un ruolo tra il mistico e il rituale. E gli alabardieri possono essere elemento di purezza ma anche di purificazione, rappresentando angeli ed arcangeli (i quali vengono spesso raffigurati con armi per difendere gli esseri umani dall’attacco del maligno, ma con il volto tipico dell’innocenza infantile e dei fanciulli). Il cristianesimo ha quasi sempre cercato di fondere o conciliare figure e concetti provenienti da culture e religioni precedenti, specialmente dall’ellenismo, di cui Badolato ha ancora grandi e significative tracce nella sua lingua e in alcuni suoi valori fondanti come comunità.
Qualche parola sulle altre peculiarità…
Dobbiamo dire che sono stati veramente bravi coloro i quali hanno, nei secoli precedenti, sceneggiato e voluto le manifestazioni popolari della settimana santa badolatese così come è ancora oggi, poiché l’hanno resa assai ricca ed originale nelle sue rappresentazioni, inserendo, nei riti religiosi canonici e comuni a tutta la cristianità, elementi propri ed originali che rendono gli eventi pasquali di Badolato unici nel loro genere. Come la corsa dello stendardo che insegue il tamburo il quale, se raggiunto, può essere distrutto ed issato come un trofeo. Così come il ballo degli stendardi sui denti di giovani baldanzosi ed intraprendenti che si sfidano in una gara di resistenza ed abilità. Probabilmente e più anticamente queste due varianti, che potremmo definire “laiche” e “ludiche” all’interno di una manifestazione religiosa, saranno stati veri e propri tornei o palii tra le diverse congreghe o i diversi rioni di Badolato. Bene farebbero i badolatesi a dare a queste azioni assolutamente spettacolari ed avvincenti proprio l’aspetto ludico ed agonistico, estrapolandoli dalla settimana santa come veri e propri palii o tornei cittadini, che tanti turisti potrebbero attrarre se ripetuti adeguatamente in estate, magari a piazza Castello o attorno ad essa nel borgo antico.
Franco Laganà
QUARTA LETTURA PARALLELA
La tradizione sconosciuta dei presepi pasquali
Paolo D’Auria, tra i salernitani più appassionati: “Un rito non solo natalizio”
di Paolo Romano – Domenica 04 aprile 2015
http://www.lacittadisalerno.it/cultura-e-spettacoli/la-tradizione-sconosciuta-dei-presepi-pasquali-1.1516227
Il Presepe non è solo natalizio. Ci sono appassionati che vivono tutto l’anno l’arte degli allestimenti presepiali e che ripetono l’antica tradizione di realizzazione dei “Presepi Pasquali”. Tra questi appassionati c’è il professore Francesco Paolo D’Auria, che ha trasformato la sua casa salernitana in un piccolo museo del presepe. Nel suo appartamento bacheche, vetrine, “scarabattole”, enormi scaffalature ed una vera e propria “stanza del presepe”. E’ lui a spiegare la filosofia del presepe di Pasqua: “Siamo abituati alla rappresentazione plastica della nascita di Gesù, con il Bambinello e la Sacra Famiglia ma – ricorda D’Auria – anche la Pasqua può trovare spazio nel presepe. I presepi pasquali sono quasi sempre figurati nella forma di diorami, ovvero con prospettive e sfondi per definire scene. Sono ricostruzioni molto intense, che ruotano intorno agli ultimi momenti della vita di Gesù: dal Cenacolo alle ore di dolore nell’orto del Getsemani, dall’interrogazione del Sinedrio al processo di Pilato, dalla Flagellazione all’incoronazione di spine, dalla Crocifissione alla Risurrezione”. In luogo del Bambinello, quindi nel presepe pasquale compare il Cristo adulto, raffigurato insieme ai suoi discepoli o solo, mentre percorre le tappe cruente del suo calvario, secondo l’antico rito di pietà della via Crucis. Alcune scene pasquali allestite sugli scogli (così nel gergo tecnico si chiamano le basi architettoniche all’interno della quali si posizionano sagome, figure e pastori) rappresentano fedeli figurazioni delle pagine del Vangelo. Napoletano di nascita, salernitano d’adozione, Francesco Paolo D’Auria vive a Salerno ormai da più di un quarto di secolo. E’ conosciuto anche come docente di Educazione Artistica, ora a riposo, nonché distributore di importanti case editrici nazionali. Nell’ambito del presepe, oltre ad essere noto a livello europeo è figlio d’arte. Al padre Antonio, infatti, è intitolata la sezione Amici del Presepe di Torre del Greco, una della maggiori d’Italia. Antonio D’Auria, fu maestro indiscusso ed innovatore della tradizione partenopea. Essendo cresciuto dentro una sorta di scenografia immaginifica – osservando sin da bambino il padre allestire capolavori – Francesco Paolo ha coltivato un’arte antica, diventando al tempo stesso collezionista e allestitore di presepi. Lui si concentra non tanto sui pastori, che cerca pressi i migliori artigiani della Campania, quanto piuttosto sulla scenografia, facendo convergere negli allestimenti anche innate doti di pittore: “Mi piace innovare la tradizione – prosegue Francesco Paolo – inserendo elementi nuovi nel paesaggio, nella scelta dei materiali, nelle soluzioni paesaggistiche. Sempre con una grande fedeltà al testo biblico”. Alcuni suoi presepi sono stati esposti a Cracovia e – grazie alla collaborazione con un altro maestro contemporaneo del Presepe, Nello D’Antonio – inseriti nel libro “La Natività Ritrovata”, (Edizioni Scientifiche e Artistiche) che reca la prefazione del cardinale Tarcisio Bertone: “Non bisogna relegare in soffitta un simbolo così caro e radicato”, scriveva l’allora Segretario di Stato del Vaticano. Nel suo campo Francesco Paolo D’Auria è quasi “un veterano”: è iscritto all’associazione Nazionale Amici del Presepe da mezzo secolo. Proprio ieri a Leopardi (frazione di Torre del Greco) nella chiesa della Madonna del Buonconsiglio, il professore salernitano ed i suoi amici soci dell’associazione del presepe hanno inaugurato una mostra di presepi a tema pasquale. Negli anni scorsi, a Salerno D’Auria ha esposto i suoi presepi nelle mostre collettive allestite al Tempio di Pomona e all’Addolorata. Non gli dispiacerebbe che – un giorno – la sua grande collezione diventasse davvero un piccolo museo aperto al pubblico. “Dietro il presepe ci sono cultura, fede, tradizioni che non si possono cancellare nemmeno nell’era della globalizzazione”. =stop=
QUINTA LETTURA PARALLELA Ecco quali sono i Paesi più felici del mondo
di Enrica Iacono, lunedì 20 marzo 2017 ore 09:47 http://www.ilgiornale.it/news/cronache/ecco-quali-sono-i-paesi-pi-felici-mondo-1376935.html
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È oggi è la Giornata mondiale della Felicità, la festa istituita dall’Onu nel 2012 per capire, anno dopo anno, che “la ricerca della felicità è un scopo fondamentale dell’umanità” L’Onu incoraggia così gli Stati e le organizzazioni a “un approccio più inclusivo, equo ed equilibrato alla crescita economica che promuova lo sviluppo sostenibile, l’eradicazione della povertà, la felicità e il benessere di tutte le persone”.
Il rapporto World Happiness Report 2017, pubblicato dalla SustainableDevelopmentSolutions Network (Sdsn), ha stabilito che la Norvegia è il Paese al primo posto nella classifica della felicità. I paesi del Nord Europa si confermano i più felici, mentre quelli dell’Africa sub-sahariana, insieme con la Siria e Yemen, sono quelli dove si vive peggio, in una classifica che comprende 155 nazioni. “I paesi felici sono quelli che hanno un sano equilibrio tra prosperità, come convenzionalmente misurata, e il capitale sociale, il che significa un alto grado di fiducia nella società, bassa disuguaglianza e fiducia nel governo,” spiega Jeffrey Sachs, direttore del Sdsn e consigliere speciale del segretario generale Onu.
La Norvegia supera così in classifica la Danimarca mentre l’Italia passa dal 50esimo posto al 48esimo. Le prime dieci posizioni sono occupate da Norvegia, Danimarca, Islanda, Svizzera, Finlandia, Paesi Bassi, Canada, Nuova Zelanda, Australia e Svezia. In fondo alla graduatoria Sud Sudan, Liberia, Guinea, Togo, Ruanda, Tanzania, Burundi e Repubblica Centrafricana. Tra i big europei la Germania è al 16esimo posto, seguita dal Regno Unito (19) e dalla Francia (31). Gli Stati Uniti sono al 14esino posto.
Le classifiche si basano su sei fattori: il prodotto interno lordo pro capite, la speranza di vita, la libertà, la “generosità”, il sostegno sociale e l’assenza di corruzione nel governo o per affari. La speranza del direttore di Sdsn Sachs è che più governi decidano d’ora in avanti di seguire l’esempio degli Emirati Arabi Uniti, che hanno nominato un ministro della Felicità.
SALUTISSIMI
Caro Tito, spero che questa “Lettera n. 213” sia utile per una più intima riflessione. Come sai, con questi miei piccoli scritti non ho alcuna pretesa. Ho soltanto il desiderio di confrontarmi con coloro che, avendoli letti, mi forniscono un sincero riscontro. Il mio ruolo di precario “intellettuale” di provincia e di estrema periferia è unicamente quello di parlare prima di tutti a me stesso (la scrittura è pur sempre un’auto-terapia) in modo tale da sopravvivere meglio possibile nel turbinio globalizzato. E, poi, se ciò che scrivo riesce ad essere utile ad altri (persino ad uno solo) almeno per riflettere … allora mi sembra di aver assolto al mio ruolo e compito sociale! In tutta scienza e coscienza, come si suole dire!…
Così (nel dirti un arrisentirci alla prossima “Lettera n. 214”) non mi resta che ringraziarti ancora e sempre, salutando tutti con il consueto augurio di “Buona Vita”!… E, ovviamente, di BUONA PASQUA, con o senza presepi pasquali! Abbracci,
Domenico Lanciano (http://www.costajonicaweb.it)