Continua la perversa visuale, rispondente alle dinamiche centraliste, di riservare alle comunità joniche le incombenze, mentre sul Tirreno si saluta la storia.
Ha lasciato interdetti la decisione, non concertata e dall’alto calata, di ormeggiare la nave quarantena al largo del molo di Corigliano Rossano. La notizia circolava da giorni, ma l’area ai più nota come riferimento portuale di ricovero della nave, doveva essere quella di Gioia Tauro. Quest’ultimo porto, oltre ad essere l’unico ad oggi attrezzato in Calabria, è posto nelle immediate vicinanze di ben tre presidi HUB, allestiti già per l’emergenza Covid e comunque collegato ad una dorsale autostradale con le città di Reggio Calabria, Catanzaro e Cosenza.
La musica non cambia, la dinamica sempre la stessa, allo Jonio vengono riservate le incombenze, mentre in altri lidi, rispondenti alle dinamiche del centralismo spicciolo, tali situazioni vengono sgravate.
Fa strano apprendere dal documento a firma del Ministero degli Interni, che tra le tre portualità, oggetto del contendere, la prelazione sia stata data al porto di Corigliano Rossano, rispetto a quelli di Gioia Tauro e Reggio Calabria; tra l’altro anche quello meno allestito in termini di servizi, basti pensare che nello stesso manca l’acqua potabile ed in alcune aree persino l’elettricità.
Colpisce ancora, la scelta dello stesso, poiché considerata la posizione che occupa nel bacino Jonico, è posto in una condizione geograficamente poco affine alle rotte dei migranti, che naturalmente prediligono attacchi verso la Sicilia. Pertanto, anche in funzione degli investimenti riversati recentemente sull’HUB di Gioia Tauro, risulta incomprensibile come possa essere stato scelto l’invaso Jonico, considerata la posizione baricentrica e la funzionalità del porto Taurense.
Accogliamo l’indignazione diffusa e trasversale che la classe politica Jonica ha espresso alla decisione, purtuttavia rimarchiamo che, esulando da qualsivoglia pratica assimilabile a comportamenti razzisti, lascia pensare moltissimo la decisione d’allocare la nave quarantena al largo del quartiere di Schiavonea, a palese conferma della totale noncuranza verso le esigenze delle popolazioni joniche, considerato anche l’impatto che la nave avrebbe sulle dinamiche del turismo locale, già arrancante per la mancanza di basi infrastrutturali che agevolino l’arrivo dei turisti e che potrebbe tradursi in un danno ancor maggiore, al quale sarebbe poi aggiunta anche la beffa.
Il tutto mentre sul Tirreno si saluta il passaggio della Vespucci e s’intensificano le corse FrecciaRossa per favorire i flussi turistici; sullo Jonio invece s’assiste al più completo abbandono e vengono calate decisioni senza la necessaria e preventiva concertazione con le classi politiche locali.
L’auspicio è che detta decisione possa essere oggetto di razionale e ragionato ripensamento, mettendo da parte, una volta per tutte, le dinamiche che vedono lo Jonio subire sempre sulle sue spalle, e senza una preventiva concertazione territoriale, diktat centralisti calati dall’alto e privi di logica, considerata sia la posizione geografica del porto sibarita, sia la mancanza di condizioni minime nello stesso, atte a garantire l’eventuale assistenza a terra ai migranti soggetti a ricovero e quarantena nella nave.