Non voglio fare il guastafeste; e tutti mi siete testimoni che, per questa vecchia patria, io faccio tutto e il contrario di tutto. Tutto, tranne che campare di illusioni. E siccome “natura delle cose è il loro nascimento”, insegna il Vico, raccontiamo come iniziò, e vediamo com’è ora il turismo a Soverato.
I tanti spettatori di “Cronache del Quarzo” e i visitatori della Mostra sanno che Soverato nacque come insediamento di commerci all’ingrosso, industrie, artigianato di qualità… Però si praticava, rarissimo caso in Europa, la balneazione, almeno quando essa è ufficialmente attestata, nel 1881. Miriadi di foto e documenti lo confermano.
L’idea che il turismo potesse divenire addirittura l’attività principale è degli anni 1960; e, per i due decenni seguenti, fu realizzata abbastanza bene. Sorsero alberghi e ristoranti che, per l’epoca, erano di ottima qualità; e un locale come il Miramare di allora non c’era da Taranto a Reggio. La Via Marina era un salotto, dove nessuno avrebbe messo piede in abbigliamento disordinato. Il nome di Soverato si affermava sulla stampa; e sono ricordati ancora ospiti di buona fama.
La sventura si abbatté sul turismo, quando, verso gli anni 1970-80, vennero costruite, a raffica, due tipologie di casamenti, in realtà entrambe volte alla stessa finalità: “pemmu li fittamu e’ bagnanti”; dialetto che capisce anche uno di Domodossola:
– cooperative per ovviare a un millantato bisogno di abitazioni, che nessuno avvertiva;
– appartamentini esplicitamente turistici.
Ciò causò il crollo repentino della qualità dell’offerta; e siccome è regola che “il turismo cattivo scaccia quello buono”, decadde anche la qualità del turismo. In compenso, dilagò quella vera turba psichica dei nostri concittadini che è “Quanta gente sul Lungomare”.
Gli alberghi… alcuni vennero costruiti solo per piluccare i contributi; altri, dopo un poco, furono venduti per diventare – toh! – appartamenti; su altri, lasciatemi stendere non un velo, ma una coperta pietosa! Rare e lodevoli le eccezioni.
Con tutto questo, Soverato è ancora un centro di evidente flusso, che non è esattamente sinonimo di turismo, ma meglio che niente. È di flusso anche in qualsiasi lunedì di gennaio sotto la pioggia; lo è la sera di sabato tutto l’anno; lo è dal 20 luglio al 20 agosto. I bagnanti; i ragazzi che si sono fidanzati al Liceo e sono uno di Guardavalle e l’altra di Stalettì; i prof e studenti; gli utenti di ospedale e servizi e uffici… Ecco il flusso.
Quanto al numero di persone d’estate, sconsiglierei di fare statistiche fondate su dati vaghi. Si dice ci siano a Soverato 360 posti letto in albergo, ma sappiamo che sono di meno; e 200 posti in B&b. Qualsiasi complesso non di Ibiza o di Rimini, ma delle Castelle, ne ha di più, uno da solo; Montepaone, 1.500 posti.
La soluzione è stanare il nero e farlo diventare legale e di secondo regole di qualità. Aumenterebbero i prezzi e diminuirebbe il numero dei passeggiatori? Tanto meglio.
Infine, ricordiamo che ci sono molte alternative al solo mare; e ci stiamo provando con il turismo culturale, e anche con successo. Possiamo aggiungere quello della terza età, che consentirebbe una destagionalizzazione effettiva e non proclamata; e di salute; e di studio; di famiglia…
Servirebbe una commissione seria, che analizzi la realtà vera (e non i sogni di gloria!), e affacci proposte praticabili.
Ulderico Nisticò