La Spagna supera l’Italia per economia. Non è una notizia da poco, e merita una riflessione, prendendola da molto lontano.
La crisi della Spagna inizia nel XVII secolo, con lo spopolamento di vaste aree per emigrazione nelle Americhe; e, paradossalmente, per lo sconsiderato afflusso di argento e oro americani, che, per effetto dell’inflazione, impoverirono il ceto medio. Le burrascose vicende politiche dal 1808 al 1939 aggravarono la situazione.
La ripresa spagnola ha inizio con la lunga dittatura di Franco, che si aprì agli USA e agli investimenti europei, guardando soprattutto al turismo. Un turismo intelligentemente variegato, che offriva sì il mare e alcune zone franche di trasgressione borghese, ma si giovava e si giova anche dell’immenso patrimonio storico e tradizionale.
La Spagna era ancora debole per ammodernamento produttivo; e attirò le prime forme di delocalizzazione: FIAT e fabbriche tedesche lavoravano in Spagna attraverso succursali come la SEAT: ma presto la produzione iberica divenne autonoma. Migliorarono le infrastrutture e i trasporti.
Insomma, è stata governata l’economia. Il risultato è quello delle statistiche ufficiali: la Spagna batte l’Italia. E che fa, l’Italia? Non governa l’economia, anzi se ne lascia governare.
Esempio, il turismo. La Calabria, con quasi 800 km di costa, non è nulla che somigli manco vagamente non dico a Ibiza e a Maiorca, ma anche alla più banale zona di Lloret de mar. La Spagna brulica già di stranieri, e noi gridiamo al miracolo se la gente viene per la Fiera di Pasqua.
La Spagna ha indirizzato il turismo, noi lo abbiamo lasciato ai patetici cartelli “affittasi periodo estivo”, appartamenti in nero e di pessima qualità, per bagnanti.
E’ dunque una questione di politica nel senso più squisito del termine; ed è quella che manca all’Italia, e peggio alla Calabria. Manca non a questo o a quel partito o coalizione o pateracchio; manca proprio l’idea che un popolo dev’essere guidato da buona politica, e non da bassa demagogia a scopo elettorale.
Anche la Spagna fa parte dell’Europa, ma non se ne lascia schiacciare, e contratta la sua partecipazione, senza patetiche ubbie ideologiche. L’Italia si sbraca di fronte a prodotti esteri, mentre la Spagna esporta. Esporta olio fasullo marocchino spacciato per europeo, ma l’Italia se lo beve, e non protesta minimamente!
La Spagna difende i confini, e i caritatevoli spagnoli trasportano i clandestini in Italia. L’Italia, zitta.
Infine, l’Italia è penultima (c’è sempre la Grecia!) per occupazione. Che me ne faccio di una vera o presunta “uscita dalla crisi”, se non genera lavoro? E se non genera lavoro, non gira denaro, e non c’è economia reale.
Ulderico Nisticò