Dal balcone di casa vedo una distesa di tetti, macchie rosso mattone delle tegole, chiazze rosa, ocra giallo, dominata dall’alto dalla chiesetta dell’istituto dei Salesiani e lontano si intravvede il verde del cimitero. Vedo qualche comignolo fumante e le terrazze fiorite di gerani e bouganvillee. Vedo qualche ragazza che gioca a palla con un’amica, qualcun altro occupa il tempo a biliardino, un uomo è su un’amaca e sonnecchia.
Si cerca di trascorrere il pomeriggio all’aria aperta, si fa per dire, a farsi baciare da quel primo sole tiepido che ci riscalda e ci fa sperare in meglio.
E attorno svolazzano le rondini, libere, almeno loro, inventandosi rotte e linee curve nei voli. E le seguiamo, ci passano davanti, facendo la spola fra i nidi costruiti sotto le sporgenze dei tetti. Sono gli unici suoni, quel garrire che spezza il silenzio delle strade vuote, deserte, spettrali.
Nessuna voce umana. Il respiro fa fatica ad uscire da dietro una mascherina ed i volti non si riconoscono più, figurarsi la voce. Sul balcone di casa si fa giardinaggio, si pota qualche ramo secco, si rinvasa, o si sfoglia un giornale, si legge un libro, cercando di immergersi nella lettura ed estranearsi.
Il sole ora fa capolino e tramonta dietro la collina.
Si torna dentro a preparare la cena e a sentire le ultime notizie, speriamo migliori degli altri giorni.
Franca Ambrosio