La Kalibreria riparte con le sue iniziative e lo fa con un romanzo, una storia, una filosofia.
Lunedì 21 Agosto, alle ore 21:30 presso la pineta sita sul lungomare Europa di Soverarto, avremo il piacere di ospitare Gioacchino Criaco che presenterà il suo ultimo lavoro “Il custode delle parole” edito da Feltrinelli Editore, un libro che si sposa con la filosofia della nostra associazione e che apre gli occhi al lettore su alcune esigenze che appaiono oggi sempre più necessarie.
Un romanzo che è poesia e lotta. Un viaggio verso il domani che trova ragion d’essere nelle nostre radici; l’amore per la terra, le montagne, gli animali, il grande rispetto per la vita che questa modernità sembra aver dimenticato, la solidarietà come strada per il restare umani.
La nostra associazione è molto legata a questo tema e ci emoziona profondamente poter presentare questo meraviglioso romanzo. Per questo motivo invitiamo tutti voi a partecipare a quella che non sarà solo una semplice presentazione del libro ma una serata per riflettere su noi stessi, le nostre radici, la nostra terra.
A dialogare con l’autore ci sarà uno storico amico della Kalibreria, un grande attivista per i diritti umani, Enzo Infantino. Enzo, oltre ad essere uno scrittore, è referente per la Calabria di ResQ People saving People.
Un ringraziamento speciale ad Alessandro Posca che da sempre cura la veste grafica delle nostre locandine, sempre molto apprezzate dal pubblico.
“Il custode delle parole è una storia di identità e radici così forti da sfidare il futuro, richiamandoci alla responsabilità di prenderci cura di ciò a cui sentiamo di appartenere: un amore, una montagna, una storia.
La nostra è una storia millenaria che ha forgiato le parole intingendole nel cuore, nella testa, nella pancia, nel miele e nel sale, nel sangue eroico e in quello codardo, nella punta delle spade e nel taglio delle zappe.
Andrìa ha quasi trent’anni, vive ai piedi dell’Aspromonte e trascorre pigramente le sue giornate tra il lavoro in un call center e le gite al mare con la fidanzata Caterina. Non ha ancora trovato la propria strada – la Calabria è una terra che divora i desideri e le aspirazioni –, ma sa di non voler fare il pastore come il nonno, di cui porta il nome. Nonno Andrìa, custode di un mondo antico e di una lingua, il grecanico, che stanno per sparire ingoiati dalla modernità, ne vorrebbe fare il proprio erede, ma il giovane Andrìa ha paura. Paura di quelle montagne, della solitudine angosciante che si annida tra i boschi di cui conosce i rituali e i sussurri ma non riesce a sentirsi parte, così come non riesce a capire l’ostinazione del vecchio a combattere con ogni mezzo, lecito o no, le speculazioni che continuano a fare scempio di quel territorio. Trattenuto nella Locride soprattutto dall’amore per Caterina, la sua vita cambia il giorno in cui salva dall’abbraccio mortale dello Jonio un giovane migrante dopo il naufragio di un gommone: Yidir arriva dalla Libia, e anche lui sta cercando un futuro possibile. Quando il nonno prende clandestinamente Yidir con sé come aiutante pastore, qualcosa scatta dentro Andrìa: pian piano si riavvicina a quell’ambiente che prima lo spaventava tanto, scoprendo la storia profonda di molti popoli le cui culture hanno stretto un legame inscindibile, e la bellezza selvaggia dell’Aspromonte. In quel luogo dove la magia è ancora possibile, Andrìa accetterà finalmente il destino che è chiamato a compiere. Il custode delle parole è una storia di identità e radici così forti da sfidare il futuro, richiamandoci alla responsabilità di prenderci cura di ciò a cui sentiamo di appartenere: un amore, una montagna, una storia”.