Soverato, le ragioni del “No” alla riforma costituzionale: vogliono togliere ai cittadini gli ultimi spazi di democrazia


La denuncia dei parlamentari 5 Stelle Parentela, Dieni e Nesci, dei costituzionalisti Mazzitelli e Gambino e dell’avvocato Silvia Vono

comitatonoPerché votare “No” alla riforma costituzionale? Lo hanno chiaramente spiegato ieri, presso il “Bounty” di Soverato, i professori Alessandro Mazzitelli e Silvio Gambino, quest’ultimo presidente del “Comitato per il No” per la provincia di Cosenza. Entrambi docenti presso l’Università della Calabria, Mazzitelli e Gambino figurano tra i firmatari del famoso documento elaborato da Enzo Cheli e Valerio Onida con il quale oltre cinquanta, autorevoli, costituzionalisti del nostro Paese hanno espresso valutazioni fortemente critiche nei confronti della riforma che sarà sottoposta a referendum nel prossimo autunno. L’incontro, moderato dal giornalista Francesco Pungitore, è stato introdotto dagli interventi dei parlamentari 5 Stelle Paolo Parentela, Dalila Nesci e Federica Dieni, ed ha registrato la significativa testimonianza dell’avvocato Silvia Vono, in qualità di “libera cittadina” impegnata in importanti e note battaglie di civiltà e democrazia e per il riconoscimento dei diritti negati. Le ragioni del “No” sono state esposte in tutta evidenza. La riforma proposta, che porta la firma del ministro Boschi, non garantisce – è stato spiegato – né tagli agli sprechi, né una maggiore efficienza degli apparati di governo. Al contrario: comprime gli spazi di democrazia; privilegia i nominati anziché gli eletti dal popolo; limita ancora di più la partecipazione dei cittadini; dà vita a nuove forme di accentramento politico, aprendo la strada al regime del partito unico. Il rischio, paventato in particolare da Dalila Nesci, è che il governo in carica stia aprendo la porta ad una nuova forma di “dittatura”, in cui sarebbero i soli poteri forti, in ogni caso, a guadagnarci a discapito dei cittadini. “Non sono d’accordo con chi usa il termine golpe, attaccando il Sì, – ha commentato il prof. Silvio Gambino – ma c’è sicuramente un grave problema di democrazia da difendere”. Non sono mancati gli accenni alla P2, alla Massoneria, agli interessi di lobby, alle regie più o meno “occulte” che spingerebbero per trasformare l’Italia in un Paese senza più sovranità popolare. E sono emerse, in più circostanze, forti critiche nei confronti della Rai, indicata come la cassa di risonanza della sola voce del premier in carica. Una sorta di “Istituto Luce” in salsa moderna. L’appello finale è stato quello di “lottare per il No e contro la disinformazione di Stato” in maniera capillare e dal basso, diventando, ognuno nel proprio ambito lavorativo o familiare, difensore attivo e partecipe della Costituzione italiana.


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