Sognattori: Omaggio a Gagini e a Soverato


Sabato 18 Novembre è andata in scena al teatro comunale di Soverato, la replica dello spettacolo proposto dalla compagnia dei Sognattori: “Gagini: I segni sublimi dell’arte…tra storia e leggende”

Un viaggio intenso ed emozionante nella storia di Soverato, un dramma in due atti ideato, scritto e diretto da Antonio Pittelli al fine di contribuire, devolvendo l’intero incasso della serata, al rifacimento del basamento della statua del Gagini: “La pietà” ubicata nella chiesa di Soverato superiore.

Il dramma ha ripercorso, a grandi linee, la storia della città, le leggende e le vicende che hanno riguardato la scultura del Gagini del quale è stata ricostruita la biografia con assoluta acribia e puntualità. Tutti bravi gli attori: Rosanna Basanisi nel ruolo della Storica intenta a cercare di rivalutare l’opera del Gagini e la sua arte in generale; Francesco Battista nel ruolo del Conte Martino D’Aquino, legato da Fraterna amicizia a Fra Zumpano e pronto a pagare per avere la scultura del Gagini; Menotti Ranieri nel ruolo di Fra Zumpano, animato da grande fede e profondissima devozione nei confronti della Vergine Addolorata; Ettore Parentela che ha interpretato uno dei marinai che si trovava a bordo del bastimento colpito da una violenta tempesta che aveva scaraventato in mare il pregiato marmo bianco destinato alla corte del Re di Napoli e poi donato dai marinai a Fra Zumpano che con le sue preghiere aveva fatto sì che l’imbarcazione non colasse a picco; da quel blocco di marmo il maestro Gagini estrapolerà il suo capolavoro; Rosanna Corradino nel ruolo della Magara che si oppone con tutte le sue forze al progetto di Fra Zumpano che voleva tanto ornare il monastero soveratese della pietà con una scultura in onore della Vergine addolorata.

C’è tanta leggenda dietro la vicenda dell’approdo della statua del Gagini a Soverato superiore, ma c’è anche la storia ricostruita dalla compagnia anche grazie alla preziosa consulenza di Don Giorgio Pascolo, storico parroco di Soverato superiore e c’è tanto amore per la città di Soverato.

Non è facile approntare un copione del genere, non è semplice traslare sul palcoscenico una storia ancor più se intrisa di leggenda, ma Tonino lo ha fatto molto bene, grazie anche a una trovata geniale come è stata quella di ricorrere al cantastorie, ben interpretato da Francesco Tropea, accompagnato magistralmente con la chitarra da Ugo Isidoro.

Dietro la trovata c’è un’intenzione prettamente letteraria: il cantastorie si esprime in dialetto, quello di Soverato superiore rendendo plastica la rievocazione degli eventi, suggerendo l’opportunità di non smarrire quell’ immenso patrimonio di leggende popolari che solo il dialetto può preservare con un sapore che si perderebbe si si procedesse alla traduzione in italiano.

Inoltre, dietro la succitata trovata di Tonino vi è la competenza di un uomo che il teatro lo conosce e anche bene e che ha voluto rievocare la figura del giullare, troppo spesso dileggiata da tanti che la letteratura non la conoscono, altrimenti saprebbero che i giullari sono stato grandi divulgatori di storie che hanno poi segnato il teatro e la letteratura. Insomma, lo spettacolo è stato sì un omaggio al Gagini e alla sua arte, a Soverato e alla sua storia, ma anche alla cultura popolare, con la rievocazione di leggende che hanno segnato la Calabria, di figure che sono entrate nell’ immaginario collettivo, come le magare, un omaggio al dialetto come lingua identitaria.

Alla fine dello spettacolo, il sindaco di Soverato, unitamente al vice sindaco, hanno solennemente assunto l’impegno di contribuire al rifacimento del basamento della Pietà. I sognattori hanno pertanto raggiunto il loro scopo e possono passare a progettare altro, per allietare ancora il pubblico e per regalarci ancora un’immersione nel magico mondo del teatro.

Antonio Pellegrino