Social: serve una seria censura


 Sta circolando un sedicente testo pubblicitario per la Calabria, di una certa CDN, che, a proposito di Soverato, afferma trovarvisi “duomo, castello normanno-svevo, museo diocesano”; mentre nulla dice, per esempio, della Pietà del Gagini, tombe sicule, Suberatum… È evidente che l’incauto autore di tale sproloquio ha semplicemente confuso Soverato con Squillace; e ancor più evidente che non è mai stato né a Squillace né a Soverato.

 Ebbene, se un turista lo prende sul serio e vuol visitare, a Soverato, il presunto museo, invano vagherà come un’anima in pena; e non vedrà la Deposizione del 1521. E non andrà a Squillace.

 Lo stesso per affermazioni non meno assurde. Pullulano frasi più o meno roboanti, attribuite, a caso, a qualche celebre. Tra questi, il più gettonato è tale Gramsci, al quale fanno dire qualsiasi cosa, generalmente banale. A ruota, i libri di Socrate… che dialogò per tutta la vita, però non scrisse mai un rigo. Ogni tanto qualcuno scopre la Scuola letteraria siciliana, “verità che ci nascondono”, quando qualsiasi manuale scolastico inizia con Federico II e Jacopo da Lentini. E non parliamo delle industrie smontate a Sud per rimontarle a Nord; e del bidet!

 Mentre ciò, e altro anche peggio, dilaga, i social hanno un algoritmo tonto e automatico, che “banna” chi scrive una parola di quelle condannate. Ma se uno scrive “voglio commettere una str*ge”, con data e luogo, il social, che è cretino, lascia correre.

 Servono provvedimenti. Una censura? Non funzionerebbe, un meccanismo istituzionale, e ve l’ho dimostrato di sopra. Ci vuole una battaglia verbale di quelle serie, come ho fatto io con questo caso. Bisogna usare l’ironia, il sarcasmo, la beffa, la proclamazione d’ignoranza: così la prossima volta, magari, si documentano, invece di scrivere le prime scemenze che vengono sui polpastrelli!

 Intanto, invito Squillace a protestare ferocemente!

Ulderico Nisticò