Sensazioni sulla visita di Putin


È sempre molto arduo tentare un’analisi di politica internazionale, che è un intreccio di ideali e interessi e potenza militare. Ora però ci proviamo, consapevoli di andare incontro a qualche intelligente lettore, e due o tre mentecatti i quali negheranno che Putin sia stato in Italia: giuro che ho letto cose non molto dissimili!

Stando all’intervista rilasciata al Corriere della sera, Putin ha in mente una triangolazione mondiale, con Trump e con l’Italia, che, sempre stando al Corriere, è, politicamente, Salvini. Istituzionalmente, l’Italia è rappresentata dal presidente, che Putin è passato a salutare un momento, e dal Governo, donde il lungo colloquio con Giuseppe Conte. Putin e Conte si saranno detti qualcosa di molto importante. Salvini è reduce da una visita negli USA, dove è stato a colloquio con i suoi parigrado, massimi esponenti dell’amministrazione dopo il presidente. Con Trump aveva parlato, poco prima, Conte.

La politica di Putin è dunque senza l’Europa Unita, la quale, del resto, non ha una politica estera: qualcuno di voi ha mai sentito parlare di qualsiasi cosa la Mogherini? Muta come un cimitero abbandonato. E, peggio, ogni Stato, Italia inclusa, si fa una politica estera per conto suo, anzi spesso in conflitto con l’altro. In queste condizioni, Putin tratta con l’Italia in quanto Italia e non in quanto membro dell’UE.

L’Europa ha inferto e subito sanzioni inutili e dannose, per una vicenda ormai dimenticata dui Crimea e Donbass e altri luoghi remoti. Ah, dove sono i bei tempi dell’Ottocento, quanto grandi statisti si mettevano d’accordo in segreto, e poi indicevano plebisciti fasulli ma perfettamente legali? La soluzione è banale: referendum in Crimea sull’annessione alla Russia, sono tutti d’accordo (o lo saranno), e via le sanzioni.

Putin offre all’Italia aiuto sulla Libia, e intanto ricorda al mondo che il disastro libico fu colpa di Francia, Gran Bretagna e USA di Obama.

C’è qualcosa di più profondo, nel passo di Putin, ed è la sua ideologia antiliberale, che non vuol dire illiberale; ed è vicinissima a Salvini e Orban e altri, e anche a Trump; e lontanissima dalla superstizione liberista libresca dei Prodi e Monti e Fornero e Juncker eccetera. Ma è un discorso complesso e da riprendere meglio.

La Russia di Putin ha completamente dimenticato l’Unione Sovietica, e, alla fine, si è accorta che perdere Bielorussia, Moldavia e Ucraina è stato un buon affare. La Russia, che Caterina II aveva ridotto a modesta e periferica Potenza europea con un’immane appendice, è tornata la Santa Russia, erede sia dell’Impero Bizantino (“la Terza Roma”) sia dei Khanati mongoli. È tornata la Chiesa autocefala di Russia, la quale è esattamente come nacque dieci secoli fa, e la cui rigida teologia è mille miglia lontana dall’insalata mista di fede senza religione e buonismo generico dell’Occidente radical chic, ormai insinuatasi anche nel cattolicesimo europeo. Per questa ragione, la Chiesa russa si oppone alla visita del papa, e non lo fa con educati giri di parole, ma con un netto no.

Insomma, c’è molto in campo, e ognuno di questi temi è suscettibile di sviluppi. Per ora, registriamo la grande rilevanza della visita di Putin in Italia, e, con essa, la politica estera del Governo di Conte, che si muove sempre di più su piani di autonomia.
Restiamo – come sempre, quando si parla di esteri – in attesa.

Ulderico Nisticò