Nella mia Calabria – e parlo ora della gran parte della gente normale e civile – si resta sempre abbastanza fermi, incollati al non gran salto di qualità, legati al vivere alla giornata e al pianto da farci addosso per impietosire e chiedere eternamente di essere aiutati. Ma senza mai “scoprire” che il migliore aiuto da darci è il nostro. Il grosso dei calabresi, dall’impiegato a chi vuol far l’imprenditore, rassegnato, va via. E trova altrove (…non io, purtroppo) spesso grandi soddisfazioni e realizzazioni. Chi rimane, vive in una sorta di arretratezza di pensiero, del cullarsi nella piatta consuetudine, e a nulla serve che nelle città vi siano negozi trend, modernità varie e segni di emancipazione. Anche perchè la dannata bomba, il dannato pizzo e robe simili, sono sempre dietro l’angolo. I giovani, e ve ne sono eccome di quelli che cercano di darsi da fare, finiscono molte volte con l’arrendersi anche loro e vengono sedotti da città del nord (Bolzano, Cremona, Pavia, Verona, e persino da posti lontanissimi dal nostro sole e da ogni nostra cognizione come Lecco, Aosta, Sondrio) perchè là tutto funziona e, di norma, è la vita che esplode, e si fa vivere, malgrado pioggia neve e… la mancanza delle granite di caffè con panna… (Grande, grandissima imperdonabile lacuna!).
Solo raramente, della Calabria, c’è una buona notizia e qualcuno che ne parla bene. Abbiamo una grande storia, oltre ad essere quella “regione bellissima che merita di più” che ha scritto lei sulla seconda guancia, mentre sulla prima ha alimentato una polemica inesistente. Ma di noi si dicono e ridicono quasi sempre le stesse scarne storie, senza mai approfondirle, senza mai gratificarle abbastanza di un importante ruolo culturale e di una lampante e naturale vocazione turistica. Sono poche le parole che si sprecano per questa terra, e ogni volta affrettate pur se impossibili da eludere del tutto anche da parte di chi della Calabria non vorrebbe allo stesso modo fregarsene.
Detto ciò…, c’è ora una foto molto bella che una compagnia aerea le ha dedicato e che, facendolo, benchè per propri interessi perchè ci va a volare, incrementerebbe automaticamente una immagine simbolo delle bellezze di questa regione… Ma, ecco, come un fulmine a ciel sereno, che arriva Selvaggia Lucarelli e la distrugge. Ma in un modo strano e ambiguo: come nel parlar male di un bel volto dipinto che, per via di piccole fattezze inopportune ma poco visibili (un ciglio appena più folto, un neo finto) fa sì che finisca col risultare non solo meno bello ma, addirittura, riesca ad indurre i suoi stessi fan, concittadini e proprietari che dir si voglia, ad insorgere prendendosela aspramente col pittore. E non con una sgridatina da nulla per qualche veniale piccolissimo errore che sarebbe sfuggito al mondo intero, ma con battagliere commissioni d’inchiesta, proteste del Codacons, lamentele, indignazioni, e a breve, chissà, interpellazioni parlamentari…
Ma, alla luce sinistrorsa di ciò, era proprio il caso, Signora Lucarelli, di fare tanto rumore per nulla? O crede che, dopo avere scatenato tutti questi pesci abboccati senza ragionarci su ad un amo ingannevole, la Calabria ne tragga vantaggio? Lo crede davvero? O tutti, invece, rideranno ora di una Calabria messa alla berlina, che ancora e sempre viene infangata perchè tutto ciò che le si fa è quantomeno modesto, precario, sbagliato, quando non perfino odioso e denigratorio?
E’ contenta di aver creato un putiferio, forte dell’essere un personaggio noto che “se dice una cosa quella è”?; e nell’aver messo sotto una lentona di ingrandimento quelle tre quattro quisquilie che, se lei non se le ricordasse, mi pregio qui ahimè di elencarle, ma, mi segua, sotto la veste più giusta e più vera:
A Ryanair, che oltre l’aeroporto di Vibo raggiunge ora anche quello di Reggio, viene l’idea di fare una fotografia che pubblicizza i suoi voli in Calabria da molte città italiane ed europee, e ne viene inquadrata una spiaggia assai bella (personalmente credo sia quella di un arco roccioso che racchiude una spiaggetta veramente da favola) prospiciente l’Isola di Dino, in provincia di Cosenza. La foto ha l’aria di essere stata miratamente fatta senza tanti accorgimenti abbellimenti e montaggi, quindi così come sarebbe al naturale nel contesto vacanziero di un giorno d’estate: bagnanti sulla battigia, il loro vestiti accumulati dietro, e qualche costume (a notarlo) un po’ più abbassato come è normale vederne se si è seduti. Col contorno dei colori di mare e rocce in sè, talmente belli che resterebbero tali anche se si intravedesse Frankenstein dietro un cespuglio.
Lei, Signora, oltre a vedere, credo quasi solo lei, le “ciavatte sullo scoglio” (che uno mette là per poi averle prive di sabbia) e “un mezzo culo” (maschile, …non so fino a quando ma ancora generalmente meno arrapante di altri…) che farebbe comunque ingelosire di bile i casti autori de L’Isola dei Famosi” per esserselo perso…, lei, Signora, invece di porsi con ammirazione di fronte alla semplice ma proprio per questo assai lodevole foto in sè, ed al luogo di mare molto mediterraneamente calabrese che essa richiama e rappresenta, va a spulciare su banali minimità e se la prende con una presunta (da lei portata al parossismo) sciatteria e fa, di ogni cosa, un flash “peracottaro” e non degno “di grafici e pubblicitari bravi”. Rincarando inoltre la dose, i alle infinitesime sue personali investigazioni aggiunge, non paga, i lamenti per una scritta in bianco (ma sarebbe l’unica a distinguersi meglio sulle rocce brunite!), poi uno stile di scrittura “arial” che sarebbe andato bene a chiunque, ed una scritta che, dopo i puntini di sospensione, lei ritiene coercitivamente che debba essere in maiuscolo: ma quando mai?! Le assicuro che ortograficamente c’è piena libertà in questi casi e che da che mondo è mondo, dai poster di Toscani a quelli sulle squadre di calcio o sulle modelle che reclamizzano profumi, puntini e maiuscole o minuscole hanno sempre imperversato, anche a caso che fossero, senza destare scandalo o far trasalire nemmeno la puntualizzosa Crusca…
Ma lei, ancora non contenta del tutto, ecco che implacabile e certa di sollevare una rivoluzione in Calabria, ha sottolineato, sherlockolmesizzandosi a puntino, una “erre” che era attaccata, per pura ammissibile svista, alla parola “aeroportuale” in conclusione di una frase “logistica” che nessuno si sarebbe sognato di leggere tanto era in basso, piccola, e insignificante.
Ecco: il vero problema è che, lei, l’ha scatenata davvero, quella rivoluzione, in un Calabria di polli che le è riuscito di far sentire infamata e diffamata quando, ad occhio, croce, testa e tutto quello che vuole, senza il suo intervento da crocerossina “curante di una “buena vista” della Calabria”, la mia terra nell’occhio di un ciclone cattivo non lo sarebbe stata per niente! Questo è significato tutto il can can che lei ha generato. Fatto di un niente, o se vuole un poco, un pochissimo, che sarebbe sfuggito anche a Polifemo che aveva un occhio che era come una telecamera. E la Calabria avrebbe goduto di una pubblicità normale, propositiva, utile, senza le semi-pecche da lei scovate con la sua controversa passione dei puntini sulle i che hanno finito col sollevare un polverone sulla Calabria stessa. E, creda, non vi sarà ora foto corretta o alternativa che possa dare vantaggio alla Calabria. Perchè, questo increscioso ed evitabile episodio, ai calabresi ha solo fatto perdere terreno in salita. Passi di gambero, anche una volta tanto che non era la loro terra a farli da sola e nel modo sbagliato, come spesso purtroppo succede. Auto flagellandosi ed auto impedendosi il legittimo ma poco supportato (a cominciare dal non orgoglio di se stessa) decollo.
Gianni Basi
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