Il Consiglio regionale della Calabria, lo scorso 7 maggio, ha approvato la legge per il sistema integrato d’istruzione dalla nascita fino ai sei anni. Sei capi e 28 articoli che mettono al centro i diritti delle bambine e dei bambini, riconoscendo a ciascuno l’opportunità di sviluppare le proprie potenzialità di relazione, autonomia, creatività e apprendimento, per superare disuguaglianze, barriere territoriali, economiche, etniche e culturali. Un provvedimento, dunque, anche contro la povertà educativa e la dispersione scolastica, che fa leva sull’ inclusione sociale.
La legge per l’istituzione del sistema integrato di educazione e di istruzione dalla nascita sino ai sei anni approvata dalla Regione Calabria è il risultato di un lungo lavoro di studio, di riorganizzazione e revisione di quanto finora già prodotto (e anche di ciò che non lo è stato mai!), che approda a una visione nuova del sistema educativo e dei suoi processi. Una sfida di coraggiosa innovazione.
In veste di coordinatrice pedagogica, come membro del Consiglio del Gruppo nazionale Nidi e Infanzia e come delegata Anci, ho partecipato al tavolo regionale “0/6” coordinato da Anna Perani dirigente del settore Istruzione e diritto allo studio, condividendo la tensione ideale, filosofica e sociale che ha animato il progetto della nostra legge. Ho portato la mia esperienza professionale e umana con l’intento di contribuire a un percorso di cambiamento e di riscoperta di una materia che riguarda fino in fondo territori e comunità, bisogni e risorse: educazione e istruzione sono questioni focali per combattere povertà, emarginazione e sfruttamento e coinvolgere i più piccoli nella crescita e nella costruzione di una propria idea di mondo e di futuro. Un percorso armonioso garantito, quando si applica l’ascolto dell’altro come modello operativo: ascolto dei bambini come pure delle famiglie, soprattutto quelle più svantaggiate. Così si supera quel senso di isolamento che spesso causa l’abbandono scolastico, fenomeno, rispetto al quale la nostra Regione vanta un preoccupante primato in Europa.
Il nostro tavolo di lavoro 0/6 ha trovato nell’inclusione il senso di un nuovo sistema integrato d’istruzione, in quella fusione di talenti poliedrici, differenti, che dà spazio a ogni espressione, rafforzando le comunità educanti, anche in territori marginali. Abbiamo un estremo bisogno che i servizi educativi e la scuola rispondano alla necessità che la Costituzione conferisce loro: non luoghi di esclusiva trasmissione del sapere, ma di cura e di educazione alla cittadinanza, dando forma a una scuola democratica.
In questo lungo percorso di trasformazione, sancito dalla nuova legge, un ruolo fondamentale spetta a educatori e insegnanti impegnati in nuovi progetti pedagogici: il nuovo sistema integrato diventa luogo di confronto, di dialogo, di contaminazione e di ascolto. Così pensiamo si realizzi un’educazione di qualità, capace di colmare i divari territoriali, di contrastare l’abbandono scolastico e la povertà educativa. Un’educazione che promuova, inoltre, forme di cittadinanza attiva, solidale ed inclusiva, in cui le diversità di ciascuno siano vissute come opportunità di crescita e conoscenza. E che consenta di costruire una comunità educante partecipe, dialogica e responsabile, pronta ad affrontare con fiducia e motivazione le sfide e la complessità della nostra epoca.
La nuova legge per il sistema integrato d’istruzione, e il lungo percorso che l’ha preceduta, dimostrano che una buona politica – come quella avviata da Giusy Princi, vicepresidente della Regione Calabria, può fare una buona educazione. E molto spesso vale anche il contrario.
di Francesca Rina