Alla vigilia dell’entrata in vigore dell’ordinanza del presidente facente funzioni della Regione, Nino Spirlì, con la quale si dispone la chiusura di scuole e università per ragioni di emergenza sanitaria, cresce la mobilitazione fra i genitori che non ritengono giusta tale iniziativa e anzi si preparano in tutti i territori a impegnare l’atto davanti al Tar, con un ricorso che contesta l’ordinanza regionale sulla scia anche della precedente iniziativa che a gennaio portò alla bocciatura del Tribunale amministrativo di analoga ordinanza di chiusura, ordinando così l’immediata riapertura delle scuole.
Già nella giornata di domani, infatti, i legali contattati da gruppi di genitori dovrebbero depositare l’atto al Tar, che nell’arco di qualche giorno potrebbe pronunciarsi. Ma la mobilitazione non finisce qui, perché accanto alle vie legali, c’è anche chi ha scelto la strada della protesta pacifica per affermare l’importanza del diritto alla salute e del diritto all’istruzione, lanciando una campagna con striscioni dai balconi e diffusione sui social.
Promotrice l’associazione “Genitori in Rete”, che si associa “ai sindaci calabresi e ai sindacati della scuola nel non condividere la scelta di chiudere le scuole. Come genitori siamo certo preoccupati per la circolazione delle varianti, ma guardiamo i dati tecnico-scientifici provenienti dalle Autorità nazionali preposte e le indicazioni precise dell’ultimo Dpcm.
Ci dispiace constatare – affermano – nuovamente una presa di posizione ideologica sul tema scuola, visto che le attività didattiche in presenza vengono interrotte mentre la Calabria è in zona gialla con una delle densità di contagio più basse d’Italia. Ricordiamo al Presidente f.f. della Regione Calabria che l’ultimo Dpcm prevede che in zona gialla le chiusure sono consentite in quelle aree dove siano già state adottate misure più stringenti per via della gravità delle varianti, ma non ci risulta che abbia preso provvedimenti per limitare o chiudere attività produttive e altre attività”.
“Il suo – aggiungono – sembra essere un chiodo fisso, che tenta di nascondere le grandi lacune su un piano vaccinale che non decolla e che lascia la Calabria ultima in Italia. Siamo ben lontani anche dagli altri parametri stabiliti nel Dpcm con riferimento ai 250 contagi ogni 100.000 abitanti per 7 giorni o all’eccezionale peggioramento del quadro epidemiologico. Per queste ragioni non sono giustificabili le scelte operate da Spirlì, pur tenendo conto che va tenuta alta l’attenzione sull’evoluzione della situazione dei contagi e sui comportamenti individuali e collettivi da tenere. L’integrazione poi della prima ordinanza di chiusura con quella che prevede la chiusura delle scuole dell’infanzia è la ciliegina sulla torta”.
“Il presidente f.f. non ha tenuto conto delle Leggi nazionali sul sistema integrato dei servizi educativi 0-6 anni, lasciando aperti nidi e chiudendo le scuole dell’infanzia, per cui la dad diventa difficile da applicare sia dal punto di vista didattico-pedagogico che logistico. Il presidente f.f. Spirlì chiude le scuole ma non stanzia fondi regionali per le famiglie in difficoltà nella conciliazione lavoro-famiglia. Chiediamo il ritiro immediato delle ordinanze e l’attenzione massima da parte dei Ministeri competenti affinché le giovani generazioni e le famiglie calabresi non siano discriminate nei diritti”.