La forestazione calabrese, che in verità non ha mai avuto vita facile, oggi si trova ad affrontare uno dei momenti più difficili del suo travagliato percorso. Da trent’anni a questa parte, la stragrande maggioranza dei politici affermano, specie in prossimità di tornate elettorali, che il petrolio della Calabria è il suo ambiente e che quindi il settore della forestazione deve essere messo al centro di ogni strategia di sviluppo della nostra terra, salvo poi non fare quasi nulla affinché tali buoni propositi si traducano in fatti concreti. Lo dimostra la scarsa attenzione verso i lavoratori forestali, ai quali non si è mai voluta offrire la possibilità di sprigionare per intero il loro potenziale, valorizzandone la professionalità e stimolando la loro voglia di essere utili alla crescita della Regione. Il comparto è stato sempre costretto a navigare a vista, muovendosi tra un presente fatto di disorganizzazione e di compressione dei diritti e un futuro pieno di incognite. Sono note a tutti le battaglie che il movimento sindacale, insieme ai lavoratori, è stato costretto a fare, negli anni, per “strappare”, le risorse necessarie per farlo andare avanti.
In verità, con la nascita di Calabria Verde, e soprattutto, con la gestione del suo attuale commissario, generale Mariggiò, qualcosa si è mosso. La forestazione si è incanalata verso una gestione più seria e più oculata, l’attenzione verso i lavoratori è aumentata, con gli stipendi accreditati con cadenza regolare, la programmazione ha assunto connotati manageriali e l’Azienda ha cominciato ad avere una visione chiara del futuro da dare al comparto.
In quest’ottica va inquadrato il “Contratto Integrativo Regionale per gli addetti ai lavori di sistemazione idraulico-forestale ed idraulico-agraria” sottoscritto tra Flai-Cgil, Fai-Cisl e Uila-Uil, per la parte sindacale, e dall’Azienda Calabria Verde, dall’Urbi Calabria e dall’Ente Parco Naturale Regionale delle Serre, per la parte datoriale, il 4 dicembre del 2019, che non ha trovato ancora pratica attuazione per la mancata presa d’atto da parte della Regione a causa, secondo quanto afferma l’assessore alla Forestazione, Gianluca Gallo, della mancanza delle risorse finanziarie necessarie.
Una presa di posizione che ci ha lasciati esterrefatti, sia perché tutto l’iter che ha portato alla sottoscrizione del Contrato integrativo è stato seguito dalla struttura tecnica della Regione chiamata a sovrintendere alla attività di forestazione, la quale non ha mai manifestato dubbi circa la sua sostenibilità finanziaria, e sia perché l’assessore Gallo, al tempo della sottoscrizione consigliere regionale d’opposizione, analizzando l’accordo l’aveva definito penalizzante per i lavoratori, soprattutto perché non riusciva a recuperare che meno della metà del potere d’acquisto dei loro salari perduto durante il decennale periodo di vacanza contrattuale.
L’allora consigliere regionale Gallo aveva ragione. Il sindacato, responsabilmente, aveva deciso di non forzare troppo la mano sull’aumento salariale per non mettere in difficoltà la Regione in un momento di crisi generale, concentrando l’attenzione su quegli aspetti che reputava e reputa utili ai fini della valorizzazione delle risorse umane presenti all’interno delle aziende interessate dal Contratto e fondamentali per il rilancio della forestazione calabrese.
Ma se il consigliere Gallo aveva ragione, l’assessore Gallo ha il dovere di non tergiversare più, di rendere efficace un Contratto che lungi dall’essere uno strumento che dispensa insostenibili privilegi ai lavoratori forestali, gli consente di guardare con un po’ più di serenità al loro futuro.
Ma come se tutto questo non bastasse, per creare allarme e inquietudine nei lavoratori, l’assessore qualche giorno fa, a mezzo stampa, fa sapere che non solo non intende riconoscere il Contratto integrativo, liberamente sottoscritto dalle parti, ma che non è sicuro neanche di riuscire a far trascorrere un natale tranquillo, per come può esserlo in tempi di pandemia, ai forestali ed alle loro famiglie, reperendo le risorse necessarie per il pagamento delle loro legittime spettanze, insomma che sono a rischio gli stipendi di ottobre, novembre, dicembre e tredicesima mensilità.
Attraverso gli organi di stampa locali apprendiamo che nei giorni scorsi il presidente facente funzioni della Regione, Nino Spirlì, e l’assessore alla Forestazione, Gianluca Gallo, hanno inviato una lettera a tutti i parlamentari calabresi per sollecitare un loro intervento in sede governativa per trovare una soluzione in merito alla grave carenza di risorse finanziare che riguarda il comparto della forestazione.
Naturalmente, noi non possiamo che esserne lieti se i parlamentari calabresi che, tra l’altro, dovrebbero attivarsi senza bisogno di particolari solleciti per fare arrivare risorse utili all’occupazione e allo sviluppo della Regione che rappresentano, riusciranno a convincere il governo nazionale a reperire risorse aggiuntive da destinare al settore della forestazione e ad altri settori altrettanto centrali per le sorti dell’economia calabrese, ma allo stesso tempo non possiamo non sottolineare, con preoccupazione, come nelle ultime settimane questo comparto, strategico per il futuro della Calabria, venga costretto a vivere in uno stato di persistente e allarmante inquietudine, determinando angoscia nei lavoratori e disorientamento in chi, come noi, ha il compito di rappresentarli.
La giunta regionale ha il dovere morale, oltre che politico, di assumersi le proprie responsabilità e di reperire le risorse da mettere a disposizione di Calabria Verde, rimasta con meno di 50 mila euro sul conto corrente, e di tutti gli altri enti preposti a gestire i lavoratori forestali, per poter pagare gli stipendi e programmare le attività dell’anno prossimo.
Quello di stabilire di chi sono le responsabilità e le colpe dell’attuale incresciosa situazione è un gioco che lasciamo volentieri alla politica. Il giudizio sul passato e sul presente lo darà la “storia”. Ciò che a noi interessa è il futuro dei lavoratori forestali, delle loro famiglie e della nostra Regione.
Calabria Verde, con tanti difetti che vanno corretti; con tanti aspetti che devono essere migliorati; con tanti limiti che deve superare, rappresenta un patrimonio importante per i calabresi. Essa va sostenuta e aiutata a crescere di modo che possa sempre di più diventare lo strumento attraverso cui proteggiamo il nostro fragile territorio dalle calamità che periodicamente lo mettono a dura prova.
L’uomo per sua natura dà per scontato che le cose che ha le avrà per sempre e non le apprezza mai abbastanza. Calabria Verde ogni giorno fa tanto per la nostra sicurezza e per la salubrità del nostro ambiente, che rende migliore la qualità della nostra vita, sono sicuro che se un giorno non dovesse più esserci la rimpiangeremmo.
Noi faremo di tutto perché possa andare avanti, per lasciarla in eredità alle future generazioni, affinché possano servirsene per costruire un mondo più a misura d’uomo. Alla politica, soprattutto quella che ha l’onere e l’onore oggi di guidare la Calabria, chiediamo di mettere da parte gli alibi più o meno pretestuosi e di concentrarsi con serietà sui problemi delle persone e di sforzarsi per risolverli. La gente percepisce sempre se chi gli sta di fronte è sinceramente impegnato a mettere fine al proprio disagio o la usa per raggiungere i propri fini e non se ne dimentica.
La risorse finanziarie per chiudere senza patemi d’animo per i lavoratori forestali l’annualità 2020 e per avviare in tranquillità l’annualità 2021 ci devono essere, anzi non possono non esserci, visto che le somme necessarie per far fronte alle spese si riducono sempre di più ogni anno che passa. I 6.020 stipendi dei lavoratori di Calabria Verde nel 2015 sono costati circa 182 milioni di euro, mentre per i 4.769 stipendi del 2019 sono bastati circa 160 milioni di euro. A fine 2020 i lavoratori scenderanno a meno di 4.500 unità per un costo complessivo che scenderà sotto i 150 milioni di euro.
I forestali calabresi meritano attenzione per quanto hanno fatto in questi anni per proteggere e salvaguardare il nostro fragile territorio, per evitare che le calamità potessero fare danni alle cose e spezzare le vite delle persone. Ci rendiamo conto che è difficile quantificare la loro opera con il rigido metro del Pil, ma confidiamo che l’intelligenza e la lungimiranza della politica calabrese sappia tenere conto del loro prezioso contributo e si adoperi affinché siano messi nella condizione ideale per poter espletare i loro compiti con la necessaria serenità. Oggi i lavoratori sono turbati, attraversati dall’angoscia per un futuro che appare loro incerto, nebuloso, temono di dovere tornare ai tempi bui di quando era necessario scioperare per vedersi liquidare lo stipendio. Cominciano a dubitare che questo settore, cruciale per la rinascita dell’economia regionale, possa incanalarsi lungo un percorso che lo veda progressivamente acquisire le caratteristiche necessarie per porsi alla testa di un nuovo modello di sviluppo avanzato e sostenibile, che abbia nel loro lavoro la chiave di volta.
La politica calabrese deve acquisire la consapevolezza che insieme all’agricoltura e al turismo ambientale, la forestazione può e deve diventare la base su cui costruire in Calabria la green economy, verso la quale l’Unione europea spinge con decisione tutti i Paesi membri, cosciente che l’economia verde può favorire uno sviluppo equilibrato in grado di garantire benessere economico senza danneggiare il pianeta e mettere a rischio la sopravvivenza stessa dell’umanità.
La terribile pandemia del Covid-19 che sta seminando terrore e morte in tutto il mondo non è altro che il frutto avvelenato del dissennato sfruttamento della natura. L’uomo deve rispettare la natura se vuole che essa lo rispetti. Non è una fortuita coincidenza il fatto che il virus pur avendo colpito ovunque, fino ad ora, sia stato meno letale nei luoghi meno inquinati.
Dunque, la politica mandi in soffitta le frasi ad effetto, buone forse per racimolare qualche consenso in più, ma non per risolvere i problemi, e apra un confronto vero con il sindacato per costruire, nel rispetto dei diversi ruoli, un percorso di rilancio della forestazione, attraverso l’assunzione di giovani motivati e adeguatamente formati, funzionali a rendere l’attività di Calabria Verde utile per recuperare allo sviluppo il territorio montano, vera ricchezza della nostra Regione. La logica deve essere quella dell’efficienza aziendale. In Calabria troppi validi professionisti si trovano nel posto sbagliato, in postazioni dove possono fare poco, mentre in altre più congeniali alla loro preparazione e alla loro vocazione potrebbero dare tantissimo alla collettività. Lavorare per Calabria Verde deve essere per tutti i suoi dipendenti una scelta convinta, non un doloroso ripiego.
All’assessore Gallo, infine, diciamo che siamo disponibili, come lo siamo stati da quando ha assunto l’incarico, a confrontarci con lui, lealmente, per individuare insieme soluzioni che non mettano in difficoltà la Regione, ma che rispettino la dignità dei lavoratori forestali, altrimenti ci vedremo costretti a promuovere ogni azione, che l’attuale situazione pandemica consente, per difendere la categoria.
Quello che a noi importa sono le lavoratrici e i lavoratori a difesa dei quali ci batteremo, come abbiamo sempre fatto, scevri da ogni pregiudizio, guardando sempre al merito delle proposte e mai al colore politico di chi ne è l’autore, come è nostro costume da settant’anni a questa parte, ovvero dalla nascita della Uil ad oggi.
Il Segretario Generale
UILA-UIL Calabria Antonino Merlino