Nel confine impalpabile tra l’essere e il non-essere, il cimitero di Satriano si erge come un luogo dove il tempo sembra sospendere il suo incedere. Al varco del suo ingresso, l’atmosfera muta, avvolgendo il visitatore in una quiete eterea. Qui, il fischio del vento trasporta echi di memorie passate, accompagnandosi con il ritmico battere dei passi su sentieri silenziosi.
Questa passeggiata tra i vicoli del cimitero si trasforma presto in un viaggio e in un dialogo senza parole, un intreccio di voci mute dove il silenzio assume una dimensione che va oltre l’assenza di suono. È una conversazione sospesa tra coloro che sono ancora avvolti nella luce del sole e quelli che riposano nell’ombra della memoria. I volti raffigurati nelle fotografie, le date, i nomi, e le professioni svelano un mosaico di esistenze che hanno formato la comunità di Satriano.
Le immagini, consumate dal tempo, sembrano aggrapparsi a un attimo di eternità, mentre le frasi scolpite raccontano frammenti di esistenza: amori, speranze, perdite… Il cimitero di Satriano non è solo un luogo di riposo, ma un’aula di riflessione, di connessione, dove il silenzio è una comunicazione senza parole, dove il dialogo tra i vivi e i morti si svolge in un linguaggio universale di rispetto, affetto e comprensione.
All’uscita, il dialogo silenzioso continua a risuonare, portando con sé interrogativi che sfiorano i misteri dell’esistenza. Perché il silenzio permea così profondamente questo scambio tra vivi e morti? I defunti è forse nel silenzio che trovano la loro voce più autentica?
Quel silenzio, così denso e carico di significati, non è semplicemente l’assenza di parole, ma diviene un linguaggio a sé stante, una risposta ai misteri impenetrabili della vita e della morte che si sottraggono alla piena comprensione umana.
Una passeggiata nel cimitero di Satriano è un viaggio, una traversata nell’eternità che lascia un’impronta indelebile nell’anima.
Fabio Guarna – (Soverato News)