Occhiuto, presidente e commissario, annunzia, e per subito, che la scassatissima sanità calabrese sarà riformata con l’Azienda Zero, cioè accentrando tutta l’amministrazione, e lasciando alle entità locali di fare la sola cosa che devono fare: curare le persone.
Mi piace la metafora: Zero, cioè togliere a Tizio e Caio ogni possibilità di mettere mano sui soldi. Caio e Tizio sono dei medici che non fanno i medici ma si annidano negli uffici; e non parlano di farmaci ma di posti e primariati. Infatti, se è vero che la politica ha guastato la medicina, è ancora più vero che la medicina ha guastato la politica. Basta, i medici tornino a fare solamente i medici; e facciano come il frate cappuccino del Manzoni che “non tocca mai moneta”. Se a un medico servono siringhe, le chieda con un modulo all’Azienda Zero.
La quale, ovviamente, gliele darà o meno secondo le esigenze reali: e i numeri sono numeri. Non so se sono stato chiaro!
Intanto leggiamo che la Calabria è sempre ultima; Crotone, ultimissima. Qui servono tanti altri Zero, tanti azzeramenti di uffici che non funzionano, di pratiche che dormono, di passacarte che non riescono nemmeno ad essere disonesti, ma sono solo degli incapaci e assunti per raccomandazione.
Intanto la Corte dei conti dichiara che la spesa dei fondi europei è una favoletta. E rischiamo, in mano a costoro, di perdere anche quei quattro soldi che ci deve mandare l’Europa. Serve anche una Regione Zero, mandando a casa gli inetti e ignoranti.
Ma la legge, i sindacati… beh, alla terza o quarta ispezione improvvisa, vedrete che l’incapace si dà malato, e, se ci riesce, si pensiona. E a nemico che fugge, ponti d’oro…
Per concludere con un’altra metafora sanitaria, se la Regione è, e lo è, il cancro della Calabria, ebbene, il cancro non si cura con la camomilla e l’aspirina, ma con la chirurgia. Sotto con il bisturi.
Ulderico Nisticò