Sabato 24 a Montauro in prima nazionale assoluta “Taragnawa – Moroccan Tarantella”


Si pronuncia taraghnaoua, si scrive “Taragnawa – Moroccan Tarantella” il progetto musicale che debutterà il prossimo 24 agosto sul palco allestito alla Grangia Sant’Anna di Montauro, in prima nazionale, co-produzione originale del XXI Festival d’autunno.

L’operazione nasce dal confronto tra le tradizioni musicali popolari della Calabria e di altri paesi del Mediterraneo, in special modo quelli della popolazione gnawa, appunto, originaria del Marocco. A portarlo in scena sarà un ensemble di strumentisti per lo più calabresi o provenienti da Paesi del Mediterraneo: ci saranno infatti il guembrì, detto anche sintir, che è una sorta di basso a tre corde; ci saranno le qraqeb, delle nacchere tipiche dei gnawa, ci saranno varie tipologie di tamburi come il darabukka, il bendir e il riqq o rik, ci sarà l’oud, uno degli strumenti più popolari della musica araba, chitarra acustica, chitarra elettrica, il violino arabo e le nostre chitarre battenti, le lire, l’organetto, le zampogne, i tamburelli.

«La prima novità è questa – spiega il referente del progetto, il musicista ed etnomusicologo Danilo Gatto – Quella che vedrete in scena alla Grangia sarà una vera Orchestra Mediterranea: dei musicisti due sono del Marocco, uno è greco e un altro algerino. Gli italiani sono tutti calabresi». Insieme a Gatto, all’organetto e alla zampogna, infatti ci saranno Mohcine Ramdan, al guembri e all’oud, Osama El Karrichi alla chitarra acustica e al tbal, Alessandro Darsinos al darabukka, al bendir e al rik, Mohammed Ezzaime El Alaoui al violino, al qraqeb, Antonio Critelli alla lira calabrese, alla pipita e alla zampogna, Francesco Loccisano alla chitarra battente, Filippo Scicchitano al contrabbasso e ai tamburi a cornice Andrea Piccioni, laziale di nascita ma ormai calabrese adottivo, che il pubblico del Festival d’autunno conosce, essendo stato tra gli artefici – Gatto era tra i musicisti – di un appuntamento di successo della scorsa edizione, TarantaCeltica, sempre alla Grangia.

«Taragnawa nasce all’interno del dipartimento di Musiche tradizionali del Conservatorio – dove insegnano Piccioni, Gatto, e Loccisano, ndr – e sarà una delle produzioni del progetto di Internazionalizzazione al quale abbiamo avuto accesso attraverso il bando Pnrr».

Come spiegherebbe questo progetto in poche parole?

«Prima di tutto va detto che riprende un altro progetto sperimentato una ventina di anni fa: questa è la versione riveduta e corretta, oltre al fatto che si avvale di altri musicisti, provenienti da più Paesi. Taragnawa – Moroccan Tarantella recupera l’eredità lasciata da quell’esperimento e la affronta con un repertorio nuovo, differente».

Quali sono le caratteristiche che accomunano le due tradizioni musicali, calabrese e gnawa?

«Dal punto di vista musicale noi abbiamo sperimentato una fortissima sovrapponibilità, una vera “cuginanza” a livello ritmico, con incastri perfetti dell’uno con l’altro, oltre al modo di concepire la musica, di concepire le melodie, e così via. Possiamo affermare che questo dialogo musicale, ancor più di quello dello scorso anno coi musicisti irlandesi, è nato in maniera molto naturale, senza troppi sforzi. Qualunque cosa ti metti a suonare c’è subito un corrispondente nella loro cultura e viceversa».

Parliamo esclusivamente di tarantella calabrese, giusto?

«Sì, per quanto ci riguarda noi andiamo a riprendere il repertorio di tutta la Calabria».

Qual è il futuro di Taragnawa, che programmi avete per questo progetto?

«La verità è un po’ ambiziosa, ma sincera: in questo momento il Mediterraneo è un mare di guerra, noi vorremmo diventasse un mare di pace. Anche attraverso la musica. Questo desiderio si affianca alle collaborazioni che abbiamo avviato come Conservatorio con diversi Paesi arabi: un gruppo di studenti e docenti verrà dall’Egitto per partecipare al nostro campus che faremo a Cetraro a settembre. Questa produzione va in questa direzione».

Cosa succederà alla Grangia, sabato sera?

«Tutti i presenti saranno contagiati da tantissima energia e voglia di ballare: c’è veramente una forza ritmica poco eguagliabile ad altre situazioni alle quali anche noi stessi abbiamo partecipato in passato; per quanto ci riguarda è il progetto con la più forte capacità di coinvolgimento a cui abbiamo partecipato».

«Il concerto Taragnawa è nei fatti emblematico di quelle “connessioni” che la ventunesima edizione del Festival vuole promuovere – ha affermato il direttore artistico del Festival d’autunno, Antonietta Santacroce – È un progetto che non solo celebra la diversità culturale e musicale delle regioni del Mediterraneo, ma ne esplora le similitudini e le differenze, creando tra queste un ponte, attraverso la musica. La fusione di strumenti come la zampogna e l’oud, creerà un’atmosfera unica e coinvolgente per il pubblico, che sarà invitato a immergersi in un viaggio sonoro emozionante, che porta tradizione e innovazione a nuove altezze».