Per mille volte meno dello scandalo di Roma, hanno sciolto il Comune di Badolato; eccetera per numerosi altri Comuni in Calabria, e anche nel resto d’Italia; e per Reggio. A Roma, capitale d’Italia e lasciamo stare il passato, non ci sono parole per lamentare il decennale mangia mangia, esteso più o meno a tutti.
All’inizio della scoperta, ci avevano provato, i giornali e le tv, a darcela a bere che la colpa era della cosca mafiosa di Limbadi; poi anche i peggiori antimafia di professione e segue cena si dovettero arrendere di fronte all’evidenza che Limbadi manco si vede sulla carta geografica; e siamo giunti universalmente alla conclusione che al confronto dei ladroni di Roma, la mafia calabrese è un raduno di anime pie.
Del resto, non lo diceva già Sallustio, ai tempi di Cesare, che “Romae omnia venalia”? Vuol dire: a Roma tutto è in vendita. Ai tempi di Cesare: invece, ai tempi di Alemanno e Marino…
Alemanno, già mio camerata e giovane amico quando io ero già maturo; modello di amor di patria, quando lo aggredirono gli sgherri di Reagan al cimitero dei Caduti della Repubblica Sociale a Nettuno; per un momento, Gianni fu per noi un simbolo vivente. Poi prese, diciamo così, altre strade! Se è personalmente colpevole, fatti suoi; politicamente e moralmente, lo è.
Marino dice essere personalmente estraneo al saccheggio; ma si è rivelato incapace di prendere qualsiasi serio provvedimento, ed è perciò un uomo pericoloso, a fare il sindaco.
Bene, a questo punto sciogliamo il Comune di Roma come quello di Badolato? La legge, pare, è uguale per tutti. Se Roma fosse Reggio Calabria, ecco pronto lo scioglimento, come di fatto è avvenuto. Non faccio il meridionalista della domenica: hanno sciolto anche a Nord.
Diciamo che si vuole evitare all’Italia la vergogna di ammettere il marcio della capitale. Renzi, machiavellico nel suo piccolo, che fa? Lascia Marino sulla sedia, ma di fatto lo circonda e bvlocca con tre commissari. Se Marino avesse dell’orgoglio, si dimetterebbe: non sappiamo se lo farà, è in vacanza ai Caraibi e a oggi (27 agosto 2015) non dà alcun segno di vita; io, ne dubito.
Ulderico Nisticò