Roberto Occhiuto e i soldi da spendere


 Occhiuto ha finora fatto meglio di tutti, e intendo tutti da Guarasci a Spirlì. Meglio, però, è un aggettivo e avverbio di grado comparativo, non di grado positivo: del resto, non ci vuole un miracolo a fare meglio della Regione Calabria che, da quando esiste, occupa saldamente l’ultimo posto d’Europa.

 La Corte dei conti, infatti, mentre riconosce miglioramenti (vedi sopra, quanto alla grammatica!), fa notare che restano problemi nella sanità, e fin qui è quasi ovvio, dopo settant’anni di sfascio; ma, cosa molto meno ovvia, anzi assai preoccupante, restano anche problemi nella spesa di vari fondi europei e italiani, di cui la Calabria dovrebbe fruire per opere eccetera, e non ne fruisce: anzi, secondo la Corte, rischia ancora di perdere soldi del 2023.

 Attenzione a non giocare al calabresissimo gioco di “la colpa è… ”. La colpa è di tantissimi, e tiro a indovinare:

– passacarte della Cittadella, notoriamente lenti quando non incapaci di assumersi delle responsabilità;

– assessori regionali (stanziali o in girandola), che non controllano, magari perché amici dei suddetti pigri, segue cena;

– idem per politicanti e impiegati dei Comuni: del resto, la Calabria, con i suoi stentati 1.800.000 abitanti, conta 404 Comuni, la maggior parte dei quali piccolissimi e senza adeguato personale: quando ci decidiamo ad abolirli?

– classe intellettuale in generale, che vaga da un pr€mio all’altro e da una cittadinanza all’altra, e se la piglia o con i Borbone o con Garibaldi, ma solo dopo aver saputo che sono morti da due secoli; mai una critica ai vivi: se no, niente pr€mio; e mai una proposta: da notare il silenzio tombale delle ormai innumerevoli università;

– politicanti e passacarte non chiedono idee; se gliele proponete, rispondono che l’idea è ottima, però “poi vediamo”… in eterno;

– varie ed eventuali.

  Così la Calabria è e resta arretrata nella spesa dei soldi. E ciò mentre tutti, incluso Occhiuto, chiedono altri denari; e manifestano cupo terrore dell’autonomia differenziata.

 Perché non provvedono a spendere i soldi che hanno, invece di piangersi e sperare in altri? Attenti, SPENDERE per me significa solo spendere, non arzigogolare con formule tipo “impegnare” e altri trucchetti; spendere per me significa che i quattrini vengono effettivamente pagati a ditte e operai eccetera.

 Perché l’operaio non può comprare il pane con i soldi “impegnati” o con i “progetti” o altre fantasie, ma gli servono monete da tenere in tasca e, a sua volta, spendere; così il fornaio può comprare le scarpe… eccetera. Così i soldini girano, e la Calabria crea economia; e forse smettere di essere l’ultima d’Europa.

 Ripeto e concludo: prima di singhiozzare contro il Veneto che i soldi li spende, la Calabria spenda – e pro manibus, in contanti – i soldi che ha.

Ulderico Nisticò