Corre voce che, presumibilmente, entro l’estate partiranno i lavori relativi alla Struttura della Scuola Elementare di Chiaravalle Centrale.
Per quanto ci è dato sapere, il progetto prevede solo la sostituzione della struttura portante interna, mentre la struttura esterna resterà quella esistente risalente agli anni Cinquanta.
Come è consuetudine di tutte le Amministrazioni Comunali, purtroppo nelle discussioni e successive opzioni scelte,non è stato coinvolto il territorio, lasciando la scelta dell’intervento a persone sicuramente tecnicamente competenti ma ai quali, per come si evince dagli elaborati proposti, non interessano le esigenze, le idee dell’intera comunità, soprattutto quelle che coinvolgono quella parte di cittadini su cui vale davvero la pena investire per il futuro, e cioè i bambini e i ragazzi che saranno i veri fruitori dell’opera in oggetto.
Era questa l’occasione per cogliere una grande opportunità che permettesse di costruire un team collaborativo necessario ad attivare sinergie tra la comunità scolastica e la comunità del paese.
Scegliendo la soluzione di lasciare la struttura scolastica nello stesso sito, con i medesimi accessi, permarrà la stessa problematica del traffico veicolare di ogni mattina (tipica l’immagine del genitore che, con fare iperprotettivo, deve accompagnare “la creatura” con la macchina sin davanti alla porta di ingresso), principale causa del peggioramento della qualità dell’aria interna nonché il ripercuotersi dell’inquinamento sullo stile di vita dell’intera comunità.
Èormai risaputo che l’ubicazione dell’edificio scolastico vicino a strade trafficate determina infatti una maggiore concentrazione nell’aria interna di inquinanti quali PM10, NO2 e particelle ultra fini (HESE, 2006), a causa dell’alta concentrazione di queste sostanze nell’aria esterna, prodotte principalmente dal traffico veicolare e dalle attività urbane.
Anche l’ENEA (ente pubblico di ricerca italiano che opera nei settori dell’energia, dell’ambiente e delle nuove tecnologie a supporto delle politiche di competitività e di sviluppo sostenibile, vigilato dal Ministero dello sviluppo economico), suggerisce di massimizzare i vantaggi nel vivere in un edificio energeticamente efficiente e, rendere più confortevole e salubre l’ambiente scolastico, igienico e sicuro è un diritto fondamentale degli studenti e del personale che vi lavora.
Cioè quanto stabilisce, inoltre, la Carta dei servizi scolastici (Titolo III –DPCM del 7/6/1995), il quale recita che in un ambiente sano si vive, si apprende e si lavora meglio. E non sarà solo per una buona ossigenazione delle menti.
Le tante ricerche scientifiche fatte a livello internazionale hanno dimostrato con chiarezza come i tanti inquinanti chimici presenti negli ambienti chiusi e i valori non confortevoli di temperatura e umidità peggiorino la qualità dell’aria e del microclima e portino a un aumento delle malattie respiratorie, dei mal di testa, delle allergie e alla facile prolificazione e diffusione di batteri e virus. E in un edificio scolastico, dove convivono per molte ore tante persone, questo è ancora più evidente, e all’aumento dei sintomi respiratori si aggiungono la sonnolenza, il calo di concentrazione e di rendimento.
Lo stesso MIUR ha precisato con le Linee Guida di rinnovare i criteri per la progettazione dello spazio e delle dotazioni per la scuola del nuovo millennio.
E basterebbero queste sole raccomandazioni,in materia di Edilizia scolastica e normative Governative in materia, a sottolineare comele scuole sono i luoghi in cui si formano i cittadini e i lavoratori del futuro, sono le “palestre” dove si allenano le menti che dovranno dirigere aziende e amministrazioni: pertanto come è possibile crescere culturalmente e umanamente in ambienti che non vedi l’ora di lasciare, tanto sono poco confortevoli? Quale rispetto mostriamo ai nostri studenti che continuano a fare lezione sui banchi occupati dal nonno, dai genitori e i fratelli maggiori.
Da questa premessa emerge dunque la necessità di pensare ad un grande intervento di rigenerazione non solo urbana ma anche culturale, sociale, antropologica.
Eppure, per il complesso di Chiaravalle Centrale, si è scelto la via di una soluzione in cui tutto rimane come prima, e ciò desta qualche perplessità e soprattutto grande rammarico per non aver in loco una struttura moderna, con più verde, che predispone l’arrivo in bici dei suoi studenti, a dimensione di bambino;specialmente in considerazione che per i lavori la spesa prevista è moltoconsiderevole (€ 6.500.000,00).
Non si tiene conto, cosa più urgente e grave, degli ultimi eventi verificatesi in Italia (Covid-19) dove gli spazi, in termini di spazi, occupazioni e salubrità, dovranno essere diversida quelli di cinquanta anni fa, non si tiene contoche è cambiato il rapporto degli studenti con il sistema di apprendimento; infatti l’avvento degli strumenti digitali ha di fatto mutato l’approccio con il sapere di oggi rispetto al passato.
Non è stata progettata una scuola con principi fondamentali quali il benessere dei ragazzi, la flessibilità degli ambienti, la realizzazione di spazi connettivi interni ed esterni, luoghi collettivi deputati allo scambio e alle relazioni flessibili che si integrano con gli ambienti per la didattica normale e speciale, nonché gli spazi comuni e quelli a servizio della comunità.
Oggi è indispensabile ripensare gli spazi dell’educazione e della formazione con l’intraprendere un percorsoche guarda agli edifici scolastici non più come semplici contenitori, ma come veri e propri spazi educanti, parte integrante del percorso formativo ed educativo. Luoghi che prediliggono la didattica all’aria aperta e il contatto con la natura, spazi con una chiara vocazione e che invitano alla condivisione delle esperienze, stimolando e incoraggiando la creatività, l’ingegno, il pensiero critico e la crescita dei nostri bambini e ragazzi.
Vengono dunque riconfigurate nuove architetture interne, proponendo una concezione dello spazio ancorato ad un modello di didattica focalizzato alla centralità della lezione frontale.
Le Linee Guida nazionali propongono spazi modulari, facilmente configurabili e in grado di rispondere a contesti educativi sempre diversi, ambienti plastici e flessibili, funzionali ai sistemi di insegnamento e apprendimento più avanzati. Se infatti cambiano le metodologie della didattica, superando l’impostazione frontale, anche la realizzazione degli edifici scolastici dovrà rispondere a parametri e criteri architettonici e dell’organizzazione dello spazio del tutto nuovi.
Siamo in una fase nuova, una fase dove poter dare a Chiaravalle Centrale una faccia innovativa, iniziando dal luogo che apre al futuro per definizione, cioè la scuola.
Da qui pertanto un appello al Sindaco di Chiaravalle Centrale, di porsi degli interrogativi, di ripensare e riflettere a come lo sviluppo e la crescita culturale possano venire pensate e progettate, perché tutto risulterebbe molto banale se queste scelte venissero ridotte solo ad un atto amministrativo, calato dall’alto da qualcuno, spesso ignaro della comunità a cui demanda il manufatto senza una visione del futuro, quando invece la letteratura ci invita a pensare che si deve costruire un percorso con i cittadini fruitori soprattutto perché un edificio rappresenta la storia antropologica di un’intera comunità nonché il concetto di futuro che lascerà alle nuove generazioni.
G.Tino