Riflessioni sul vitalizio


La faccenda del vitalizio è comica e patetica, e suscita una prima immediata riflessione, che a giusta ragione la Calabria è la terzultima d’Europa, dopo A. Guarasci, A. Ferrara, P. Perugini, A. Ferrara di nuovo, B. Dominijanni, F. Principe, R. Olivo, G., Rhodio, D. Veraldi, L. Meduri, A. Loiero, M. Oliverio di centrosinistra, e G. Nisticò, B. Caligiuri, G. Chiaravalloti, G. Scopelliti e Stasi di centro(destra); la Santelli c’è da tre mesi, ma il tempo passa anche per lei.

Voglio attirare l’attenzione del cortese lettore su questo aspetto della farsa di cui sopra: essa è stata votata all’unanimità, cioè hanno votato tutti, senza nessuna distinzione di sesso, idee politiche, razza e religione, come recita l’art. 3 cost. Nemmeno in Bulgaria dei tempi del comunismo!

E già: in Calabria, e dai tempi dei tempi, gli impieghi pubblici sono stati considerati sempre niente altro che un prolungamento del posto fisso! Niente senso del dovere, e, soprattutto, niente di quelle cose per forestieri che sono miti, sogni, idee, ideali, ideologie, faziosità. Insomma, ci manca persino il senso del partito!

Se Dante fosse stato di Catanzaro, al massimo del massimo l’avrebbe mandato in esilio… in villeggiatura a Villaggio Mancuso per una settimana con rientro domenica; e se gli fosse venuto l’uzzolo di immaginare l’Inferno, l’avrebbe popolato di “Quello lì” e “Quell’altro”: mai fare nomi, pare brutto. Era invece fiorentino, e ci mise papi e imperatori e re, tutti con nome e luogo; e soprattutto amici, vicini di casa, parenti…

“Se c’è un’anima, io la perdo per parte ghibellina”, gridò un giorno il cardinale degli Ubaldini, zio di quell’alta mammoletta dell’arcivescovo Ruggieri, e lui Dante sistema entrambi: uno tra le fiamme a far compagnia a Federico II, Farinata, Cavalcante e all’imminente arrivo di Guido già amicone di poesia e donne più o meno angelicate; l’altro nel ghiaccio, e mangiato dal conte Ugolino. Tutti indicati con nome, indirizzo e codice fiscale. Idem per Francesca, Pia e altre signore di dubbia socialità… Questa è poesia, ragazzi, non i calabri piagnistei antimafia (e mai antimafioso!) andando ogni tanto casualmente a capo!

In Calabria, siamo tutti amici, compari, “congiunti”, vicini di casa… Sto ancora ridendo di bile, per quel tizio sedicente di destra del Consiglio comunale, il quale, arraffato invano un “posto” di consigliere, spiegò la sua inettitudine e il mutismo con l’affinità anagrafica nei confronti del sindaco vagamente comunista. Come vedete, nemmeno io faccio il nome, ma vi assicuro che è per commiserazione.
Di fronte a tale connivenza con il nemico, nella Firenze dei Medici, i Pazzi e i Salviati come minimo avrebbero tentato una congiura.

A proposito, quella vera finì con l’impiccagione dell’arcivescovo e vari altri. Nelle nostre cronache, per trovare un politico ucciso devo richiamare Fitone, che nel 386 aC, dopo aver difeso Reggio, venne spettacolarmente messo a morte da Dionisio il Vecchio. Pleonastico informare il lettore che Reggio, ad onta di miei numerosi richiami pubblici e scritti e personali, non ha manco un vicoletto intitolato a Fitone: pare brutto!

È anche per questo che la Calabria è la terzultima d’Europa, per l’assenza assoluta di passione politica.
Buon vitalizio a tutti, politicanti.

Ulderico Nisticò