I numeri sono desolanti per i referendari, e quelli calabresi ancora peggio. Alcune riflessioni da parte di chi ha trascorso la giornata a zappare e a scrivere, senza intervalli:
- Il referendum verteva su argomenti così particolari che nessuno ha creduto alle banali semplificazioni del genere “mare pulito” o il contrario; i più hanno pensato fossero questioni di lana caprina, e hanno occupato altrimenti il tempo domenicale;
- Per accennare al contenuto, oh come mi piacerebbe vedere camminare a piedi e riscaldarsi con le fresche, quegli amanti della natura che io invece scorgo in auto e muniti di cellulare e in case climatizzate!
- Hanno promosso la consultazione nove Regioni: Basilicata, Calabria, Campania, Liguria, Marche, Molise, Puglia, Sardegna, Veneto. Ebbene, hanno agito come i pesci, che fanno i figli e li lasciano al mare aperto, senza manco uno straccio di campagna elettorale;
- Oliverio ha detto una mezza parola giusto alla vigilia; per la cronaca, la Calabria di lui se ne è impipata rotondamente, con la sua misera percentuale; e intanto il suo partito invitava all’astensione!
- Vale anche, a livello nazionale, con la sconfitta di tutte le autorevoli voci che hanno predicato un presunto dovere di voto: autorevoli? Boh!
- Il dovere non sussiste, trattandosi di un referendum; a dire il vero, non c’è nemmeno per le elezioni politiche, non essendo comminata per chi si astiene alcuna sanzione;
- Una noticina su Soverato, che vota un po’ di più della bassissima media calabrese;
- Se qualcuno ha pensato di buttarla in politica facendo del referendum un espediente contro Renzi, sappia che l’esito rafforza Renzi fino al prossimo referendum, quello per abolire il senato: e allora sì che io andrò a votare con un immenso Sì;
- Idem per la cultura ufficiale, in questi giorni rappresentata ad altissimo livello: i poveri numeri attestano che il politicamente corretto è ideologia di una minoranza sparuta.
- E non solo a proposito di trivelle.
Ulderico Nisticò