1. La parola patriarcato, da qualche giorno un mantra automatico, non significa minimamente quello che sentiamo in giro. Leggete un qualsiasi testo di antropologia e uno di etnologia. È palese contraddizione parlare di “società” a proposito del patriarcato, che è invece una struttura delle comunità tradizionali, con gentes governate da un pater, il quale non ha diritti, e tanto meno capricci, ma doveri di autorità e difesa su tutti: su tutti i figli maschi, sulle figlie, e sulla moglie in loco filiae. Patriarca era Cincinnato, il quale stava arando per i fatti suoi (res privata), quando lo nominarono dittatore (res publica), e andò, vinse la guerra in un lampo, si dimise e tornò ad arare con tanti saluti al senato e al popolo (SPQR).
2. Cincinnato aveva una moglie, che, come ci viene narrato, gli stava dando una mano in campagna; andò a prendere la toga, senza la quale addosso egli non si poteva agire politicamente (gens togata). I due si erano sposati con un complicatissimo rito, e con la formula Ubi ego Caius, ibi tu Caia. In seguito le cose a Roma cambiarono in una babele, ma ve lo racconto un’altra volta, e ci facciamo diverse risate.
3. Cincinnato aveva come unico vezzo un ciuffo di capelli, donde il soprannome. Per il resto, era persona serissima, e di notte non dormiva con il peluche. Da paterfamilias, non avrebbe mai consentito a un Philippus di avvicinarsi non dico a una figlia, ma nemmeno ai confini del podere. Non oso immaginare se avesse toccato o figlia o la res privata.
4. Chiarito dunque che il patriarcato non c’entra nulla, passiamo alla scuola. I miei coetanei ricorderanno l’EDUCAZIONE ALLA SALUTE, con i diluvi di chiacchiere a ruota libera da parte di sedicenti esperti e pranzi e cene e pernottamenti in “noti alberghi cittadini”; e vorticoso giro di denari. Temo dunque un’ondata di EDUCAZIONE ALL’AFFETTIVITÀ… e predicozzi a raffica, mentre i ragazzini giocheranno con il cellulare.
5. Temo anche una pioggia di POLITICAMENTE CORRETTO, cioè che a qualcuno verrà a mente – e non scherzo – di eliminare Romeo e Giulietta perché entrambi minorenni; e non vi dico Paolo e Francesca, e don Rodrigo… Già l’Iliade l’hanno abolita perché si parla di guerra; e l’Odissea c’è, ma senza strage di Proci! Alla fine, tutto il programma scolastico si ridurrebbe alla Vispa Teresa, salvo le due versioni goliardiche che vi recito, se mai, in disparte.
6. Attenti al mantra SCUOLE DI OGNI ORDINE E GRADO. Sento profumo di TEORIA GENDER fin dall’asilo. E voglio sperare che il governo di destracentro faccia cose di destra, e non di moda. Non so se ci siamo capiti.
7. Temo anche qualche mesetto (poi la moda passa) di DAGLI ALL’UNTORE, e denunzie a raffica con o senza motivazione; e qualche mostro… beh, mostriciattolo sbattuto in prima pagina per mezza giornata.
8. E invece servono provvedimenti seri, patriarcali: se la denunzia è motivata, prove alla mano, il reo venga adeguatamente ammonito dalle forze dell’ordine; se utile, braccialetto; se viola la distanza, arrestato; se insiste, condannato, e davvero.
9. Però il maresciallo deve anche affettuosamente ammonire la signorina a non cascarci nella solfa dell’APPUNTAMENTO PER CHIARIRE. Il sesso non è un ragionevole affare del mercato da discutere al bar di fronte a una birra, è arazionale, cioè la ragione non c’entra mai e per nulla; è una zona oscura dell’anima e del corpo. Se è no, sia no, non ni, e nemmeno il torbido e crogiolante “restiamo amici”.
10. Tranquille, ragazze: il disperato dopo un po’ si rassegna; e, lo spero per lui, se ne trova un’altra. Salvo casi estremi e patologici, per cui serve uno specialista, non un’amica.
Ulderico Nisticò