La conclusione della Settimana del cervello consente e, forse, esige una valutazione complessiva nella prospettiva di farne un evento stabile nella storia culturale del nostro territorio.
Non si è trattato soltanto di una serie di lezioni di Neuroscienze, Medicina legale, Sociologia, Fisica, Filosofia, ma di un lavoro complesso al quale i giovani studenti del Liceo Scientifico hanno partecipato attivamente con interventi acuti e riflessivi, frutto evidente di un lavoro di elaborazione dei contenuti operato sotto la guida dei docenti.
E qui emerge la prima riflessione:la Settimana del cervello è stata proposta dal prof. Rispoli al Liceo, che l’ha fatta propria inserendola nel Piano dell’Offerta formativa come momento delle attività didattiche dell’istituto. Si è trattato, cioè, di un arricchimento del curriculum scolastico deliberato dagli organi collegiali e adottato dai docenti per integrare le linee formative delle discipline e dare ad esse quella originalità che dovrebbe caratterizzare il lavoro di una scuola aperta ai risultati della ricerca scientifica e disposta ad utilizzarli per dare agli studenti occasioni stimolanti per la loro crescita umana e culturale. Non si sono sospese le attività del Liceo per una settimana: si sono invece articolate e aperte con gli interventi di illustri cattedratici e con l’attiva partecipazione degli alunni.
Perché il secondo aspetto che si deve sottolineare è appunto il lavoro degli studenti: i cineforum, e ancora la manifestazione teatrale e i lavori prodotti dalle singole classi hanno rivelato nei giovani un notevole impegno di elaborazione culturale e di padronanza dei mezzi espressivi, con l’utilizzo anche degli strumenti informatici e tecnologici. Gli studenti hanno affrontato i temi, che poi sono stati trattati dai docenti universitari, in modi originali e tenendo conto degli interessi tipici della loro età. E il concerto di sabato pomeriggio è stato il coronamento della loro partecipazione a dimostrazione della capacità di coltivare, insieme con lo studio scolastico, i loro interessi e le loro attitudini musicali.
Il livello delle lezioni ha corrisposto pienamente alle attese. Il tema, individuato dal prof. Rispoli, “ La misura della libertà: perché l’homo sapiens è più libero della formica”, è stato svolto secondo un percorso che ha toccato i fondamenti delle neuroscienze, le antiche intuizioni della Magna Graecia, la neurobiologia, gli aspetti cognitivi, antropologici e di medicina legale fino alle riflessioni delle teorie economiche. Il discorso è stato completato dalle rilevazioni della evoluzione del concetto di libertà nella filosofia e nella metodologia della ricerca scientifica, e dalla presentazione delle Intelligenze Artificiali che pongono la domanda se le macchine possano pensare. La lectio magistralis del prof. Quattrone, magnifico rettore dell’UMG di Catanzaro, ha concluso la settimana con una coinvolgente trattazione dei problemi attuali e futuri delle neuroscienze. I dibattiti non sono stati formali: gli studenti si sono dimostrati ascoltatori attenti e pronti a porre questioni rilevanti, il cui interesse è stato sottolineato anche dai diversi relatori.
I temi spesso sono stati appassionanti: i soggetti umani non sono più soltanto quelli che osservano i fenomeni della natura ed elaborano le loro relazioni attraverso formule che spiegano gli eventi nei quali siamo immersi, ma hanno sottoposto alla osservazione scientifica il cervello e il suo funzionamento divenendo a loro volta osservati, ponendo,quindi, una serie di questioni sulla oggettività di questo tipo di rilevazioni e quindi sulla scientificità delle conclusioni. Scienza e tecnologie devono fare i conti con la epistemologia come valutazione della applicabilità del metodo sperimentale alle ricerche sull’uomo, come soggetto della conoscenza e delle abilità impegnate ad elaborare i rapporti con l’ambiente attraverso il pensiero ed il linguaggio. Questa elaborazione oggi si avvale di strumenti sempre più sofisticati, rispetto ai quali deve misurare anche la sua autonomia: ma non è un problema solo di oggi. La storia dell’homo sapiens è la storia dell’intelligenza applicata a trasformare l’ambiente e le cose che lo costituiscono per cercare risposte ai suoi bisogni: man mano che questi diventano più sofisticati, i mezzi, gli strumenti per soddisfarli incrementano la loro complessità. Fino a far emergere la questione della capacità dell’uomo di dominarli, di servirsene senza diventarne schiavi evitando il rischio che, come è stato affermato, l’artefatto colonizzi il cervello. La ricerca, che anima le neuroscienze, ha individuato i modi delle reazioni, fisiologici e patologici, agli stimoli dell’esperienza: la Settimana ha dimostrato che questa ricerca compie progressi prodigiosi sia sul piano della tecnologia usata che sul piano delle conoscenze, in una evidente osmosi che lascia ben sperare per il futuro. Soprattutto per quel che riguarda le possibilità terapeutiche applicate a patologie più diffuse che nel passato, anche per il prolungarsi della aspettativa di vita. Ma da tutti i relatori ci è stato ripetuto che i traguardi raggiunti non sono definitivi, molto c’è ancora da scoprire e da sapere sul cervello e sul suo funzionamento. I risultati della scienza sono sempre provvisori: su questa affermazione si ritrovano scienziati e filosofi. L’ottimizzazione del potenziamento cognitivo, nel momento stesso in cui ci consente di approdare a nuove conquiste di conoscenza, apre nuovi orizzonti sempre più ampi verso i quali dirigere la ricerca, tenendo sempre presente l’utilità dell’errore, come ha dimostrato il prof. Paparazzo in una relazione vivace e brillante. In questo contesto anche la elaborazione filosofica dell’idea di libertà si è necessariamente evoluta. Il determinismo scoperto dalla scienza moderna, da Cartesio in poi, coinvolge anche il soggetto umano imponendo, perciò, la riflessione che il tema della Settimana ha posto a tutti i relatori. L’approccio scientifico, che qualcuno indica come scientista, colloca la realtà del soggetto umano all’interno del mondo che si evolve e lo vede come partecipe del processo di evoluzione rispetto al quale misurare anche la libertà in relazione agli oggettivi condizionamenti costituiti sia dalla struttura fisiologica che dal contesto sociale. Le scienze umane, antropologia sociologia filosofia, tendono a superare la questione complessa del condizionamento dell’ambiente, della famiglia, della società e a individuare gli spazi di autonomia nei quali il soggetto umano realizza la sua libertà. Anche se è stato più volte rilevato e sottolineato che l’istruzione, la conoscenza sono condizioni indispensabili per la libertà e per la crescita. Anche gli economisti sono convinti che al processo di sviluppo contribuisce in maniera essenziale il capitale umano, e, cioè, l’istruzione e la formazione. Sono emersi nelle relazioni punti di vista, talvolta configgenti, ma sono serviti a fare il punto di un dibattito aperto che è bene non sia confinato all’interno del mondo accademico, ma, come nel caso della Settimana, interessi e coinvolga soprattutto i giovani per allargare ed arricchire le loro capacità di accostarsi in maniera intelligente alle questioni scientifiche e filosofiche. E di poter prendere coscienza dei limiti e delle condizioni in cui esercitare la loro libertà: nella ricerca scientifica, come nell’ambito politico e sociale.
L’auspicio, in conclusione, è quello che il prof. Rispoli, exalunno , insieme con l’Accademia degli exalunni e il Liceo Scientifico “A. Guarasci”, prepari per il prossimo il programma per la Settimana Mondiale del Cervello, e che il mondo delle professioni, soprattutto di quella sanitaria, partecipino a questa che si è rivelata un’occasione di crescita culturale per tutto il nostro territorio.
Soverato, 22 marzo 2016 Gerardo Pagano