“Dopo che il Papa mi ha benedetto, mi sono accoccolato nella sua carezza e ho visto nel suo volto pace e luce”. Sono le parole pronunciate da un bambino di 12 anni a Don Fortunato di Noto, fondatore di Meter-Onlus, associazione che opera in difesa dei diritti bambini, avente sedi in diverse città d’ Italia, tra cui Lamezia Terme. “I gesti affettuosi di Papa Francesco – riferisce Don Fortunato- hanno reso felice questo bambino, il quale, nella carne e nello spirito, ha vissuto la negazione della sua intimità”.
Una testimonianza drammatica, quella che Don Di Noto ha voluto condividere con gli amici della rete, cogliendo l’ occasione per ricordare quanto è grande l’ amarezza di chi è vittima di violenza, spesso tra le mura della propria casa.
«Mi sono accoccolato nella carezza di Papa Francesco- ha raccontato il bambino a Don Di Noto- Secondo me, ama i bambini, in particolar modo quelli sofferenti, dandogli voce e rendendo loro giustizia e dignità. Gridando ad alta voce il nostro dolore, condannando chi causa sofferenza e indifferenza, mettendosi dalla parte dei piccoli. Al momento della richiesta al Santo Padre di benedirmi a nome di tutti i bambini abusati, ho notato il viso del Papa sofferente e dispiaciuto, ma Egli non ha esitato neanche un attimo a compiere il gesto di benedizione, dicendomi: coraggio. Dopo avermi benedetto, mi ha accarezzato il viso molte volte, anche quando sembrava che il suo sguardo e la sua attenzione fosse rivolta altrove, mi ci sono accoccolato, e ho visto nel suo volto luce e pace. Questa esperienza mi ha reso felice».
“La testimonianza– dice Don Fortunato- proviene da un bambino che è stato “ferito” tra le mura di un luogo che doveva essere, invece, protettivo e sicuro. Ma nella casa del Papa è stato accolto, abbracciato, coccolato. Guarito e riconciliato. Il Papa – prosegue Di Noto- ci ricorda che solo la misericordia può cambiare il mondo lacerato da discordie e divisioni. E frena la mano dell’aggressore, converte la vita di chi è nell’oscurità. Perché una carezza ‘accoccola’ ed ha la potenza evocatrice della memoria del Natale di Gesù Bambino; una memoria viva, intensa, forte che supera lo sterile ostracismo ideologico di un evento che ha portato luce e speranza per chi è afflitto, perduto, violato, lacerato, calpestato, dimenticato. Tutto questo, e altro ancora, ci fa conoscere Dio Amore”.
Il pensiero di Don Fortuno si rivolge, in particolare, “ai tanti piccoli che hanno perso la vita nel Mediterraneo.
“Come non pensare a chi è sfruttato, dimenticato, soppresso, lacerato nella dignità. I bambini, per primi – afferma Don Fortunato- devono essere protetti e tutelati. Chi protegge un bambino è capace di proteggere il creato. Non è più tollerabile questa situazione di sfruttamento e negazione”.
Il sacerdote di Avola ci invita, dunque, a ricordare che “il Natale, non è utopia, ma deve realizzare il compimento di una promessa: spezzerai le catene della malvagità, rimanderai liberi gli oppressi, dividerai il pane con l’affamato, vestirai chi vedi nudo. Allora la tua luce sorgerà come l’aurora, la tua ferita si rimarginerà presto (Isaia 58, 6-8). Chi accoglie Lui diventerà luce, si trasformerà in amore operoso, concreto. Quella carezza ‘accoccolata’ – conclude- accogliamola come provenisse dalla manina di Gesù Bambino Non possiamo non donarla a chi è afflitto e disperato. È, quella manina, la prima porta carica di misericordia. È la ‘porta per i bambini’. Per tutti”.
Antonella Mongiardo