Ridurre i parlamentari


 Che brutta cosa, la memoria!!! I più giovani non sanno, i vecchi se lo scordano, ma io no: negli anni 1990, Soverato contava trenta (30) consiglieri comunali; e c’erano in giro anche i rappresentanti nell’allora USL, eccetera. A Soverato, come in tutta Italia, un mucchio di gente era sistemata in politica, con relativi compensi. Ora voglio vedere se qualche spudorato osa affermare che il Consiglio di Soverato era meglio con 30 che oggi con 14: eccetera.

 Oh, gli Ateniesi democratici fecero anche di più: tutti gli sfaccendati dell’Attica presenti in piazza (sui libri, agorà) votavano allegramente, tipo quando, nel 415, partirono in guerra contro Siracusa, dove poi presero uno squasso di legnate. Al ritorno… i pochi che tornarono, posero, se non fine, almeno limiti alla follia.

 Ora qualcuno borbotterà: ma sempre queste cose antiche, Ulderico… Giusto, parliamo di cose recenti. Nel 1946-7 venne scritta l’attuale costituzione, la quale previde i circa 950 parlamentari, distinti in due camere fotocopia e una impedimento dell’altra.

 A proposito, fosse vero che il numero va in proporzione agli abitanti, dal 1946 al 2020 ne dovremmo avere almeno 1200, se la matematica non è un’opinione.

 In realtà, il numero di 950 non venne stabilito in proporzione al numero degli abitanti, ma in proporzione a numero dei partiti dell’epoca, alcuni dei quali erano microscopici di iscritti e voti (PRI, PLI, PSDI… ), però potentissimi agli occhi di quelli che oggi chiamiamo “poteri forti”. Per dare spazio a coloro, e nello stesso tempo conservare la consistenza di partiti di massa come DC e PCI, ci volevano tantissime sedie: ed ecco i 950.

 La suaccennata costituzione non prevede alcuna qualità dei 950, non pone alcuna discriminazione; perciò “un Marcel diventa ogni villan che parteggiando viene” (Purg. VI), cioè chiunque si candidi e gli va bene, ce lo ritroviamo deputato e senatore… o senatrice vagante tipo la Vono; o essere inutile (in quanto deputato, ovvio: per il resto, santo subito) tipo Antonio Viscomi.

 Questo è l’assetto costituzionale. Ma gravissima colpa ha la più o meno cosiddetta pubblica opinione, che tutto è tranne che opinione. Mai visto che un elettore avvicini l’eletto, e gli chiede: “Compare mio, ma tu, come ti guadagni il pane? E che fai, al parlamento?” Macchè, tutti muti.

 Io che farei? Una camera politica di pochissimi, eletti in collegi uninominali a maggioritario secchissimo e senza rcuperi di niente; e una camera corporativa di rappresentanti del lavoro, della cultura, dei territori. E tutti con vincolo di mandato.

 E già, l’art. 67 cost. va dicendo che il vincolo non c’è. Quindi uno può essere eletto con un programma Blu e poi agire da Giallo o Pois, e nessuno gli può dire niente, ai sensi del partitocratico art. 67. Negli USA, se uno cambia idea… non oso pensare che gli succede, in Arizona.

Ulderico Nisticò