Con il Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 29 novembre 2001, vengono definiti e distinti in tre settori i LEA, livelli essenziali di assistenza sanitaria ai cittadini, quindi, prestazioni e servizi offerti dal SSN.
Spesso, i LEA, riferiti all’assistenza ospedaliera e territoriale non vengono garantiti e dietro la non garanzia dei LEA, si cela quasi sempre l’incapacità gestionale dei sistemi sanitari, che è in capo ai Dirigenti.
I Dirigenti rivestono in molti casi il ruolo di datori di lavoro in sicurezza in relazione alle deleghe conferite o ai poteri svolti di fatto ai sensi dell’art. 299 del D.lgs. 81/08 (Tutela della Salute e della Sicurezza nei Luoghi di Lavoro).
Nel corso della nostra attività sindacale, è stato possibile appurare che il non rispetto dei LEA, è il campanello d’allarme di situazioni che riguardano nella gran parte dei casi, l’organizzazione del lavoro, di conseguenza la carenza di personale che provoca sovraccarico lavorativo, quindi Stress da Lavoro Correlato e Bornout degli operatori sanitari.
Una serie di cause e concause che merita un approfondimento ispettivo, visti anche gli infortuni in servizio ed in itinere per cui l’INAL dovrebbe maggiormente approfondire con i suoi UPG; si rammenta che la valutazione da Stress da Lavoro Correlato è un obbligo dei datori di lavoro ai sensi dell’art. 28 del D.lgs. 81/08 e sulla scorta degli infortuni comunicati all’INAIL dalle Aziende Sanitarie Provinciali, Ospedaliere ed Universitarie del settore sanità, bisognerebbe chiedere il DVR per verificare che le misure di prevenzione e protezione siano state adottate.
Oggi la valutazione Stress da Lavoro Correlato va effettuata con i sistemi telematici dell’INAIL e sarebbe facile per l’istituto verificare chi ha comunicato la valutazione e chi no e sulla base di questo fare i controlli.
Il Sindacato chiede alle Istituzioni in indirizzo, ognuno per la competenza di settore, di programmare nel più breve tempo possibile una serie di sopralluoghi ispettivi presso le strutture più a rischio delle Aziende Sanitarie Provinciali e Aziende Ospedaliere della Calabria, affinché il sistema di gestione della sicurezza venga messo sotto esame per verificare se esiste correlazione per il mancato rispetto dei LEA.
La presente richiesta non tiene in considerazione gli SPISAL, in quanto nella loro azione programmatica dei controlli, non ha mai incluso le aziende citate, probabilmente il conflitto di interesse che è sotto gli occhi di tutti visto che il Direttore dell’ASP paga i loro stipendi, impedisce a questi servizi di sanzionare il loro datore di lavoro se non su input della procura, ma questa è una responsabilità non solo morale ma anche penale.
Vorremmo chiedere ai NAS della Calabria quante violazioni hanno contestato a queste aziende nel corso del 2022/23 e quante di queste sono state trasformate dagli SPISAL in sanzioni per il datore di lavoro.
La procura che legge per conoscenza dovrebbe approfondire l’eventuale omissione di atti d’ufficio da parte degli SPISAL, in quanto non riscontrare i sopralluoghi dei NAS che non possono applicare l’apparato sanzionatorio previsto dal D.lgs. 758/94, è non solo un danno erariale ma un reato penale perpetrato a danno della salute dei cittadini.
In chiusura si evidenzia che l’incompletezza del DVR, equivale all’assenza di valutazione del rischio lavorativo e questo può determinare infortuni e malattie professionali.
Ci poniamo delle domande: a quante richieste dell’INAIL le aziende hanno risposto relativamente all’invio dei DVR?
L’INAL ha approfondito relativamente alla non soddisfazione delle richieste da parte delle aziende che comunicano gli infortuni?
Gli SPISAL hanno verificato le indagini e le segnalazioni dei NAS?
Noi tutti abbiamo l’obbligo morale di intervenire, in quanto nel 2022 sono stati denunciati in Italia 697.773 infortuni sui luoghi di lavoro, in aumento del 25,7% rispetto al 2021 e non si può più tollerare l’insolenza dei datori di lavoro.
Tutto quanto sopra è una diretta causa del mancato rispetto dei LEA; non di certo la causa principale, ma una delle cause che non consente agli operatori in servizio con età media di 50 anni, di affrontare la loro giornata lavorativa in un contesto di lavoro tutelato che è anche la causa del mancato rispetto dei LEA.
Basta con i proclami e le sfilate in TV sulla sicurezza nei luoghi di lavoro, basta commuoversi fintamente quando un lavoratore perde la vita in servizio o come accade in ospedale si ammala per rischio biologico e non arriva a 60 anni perché perde la vita per una malattia professionale, è arrivato il momento di passare ai fatti e tutti devono dare un contributo fattivo a cominciare dagli organi di vigilanza.
Con ossequio.
Coordinatore Regionale
SI COBAS Sicilia e Calabria
Roberto Laudini*