Renzi esce con la proposta
“Noi dobbiamo partire dalle scuole, dai licei, ciascuno si faccia un elenco: i ragazzi vengono avvicinati spesso da persone che spiegano che ci sarà una deriva autoritaria”:
proprio si rifiuta di accettare, il premier, che oltre il 70 per cento delle forze politiche non condivida la riforma costituzionale dettata dal suo governo al Parlamento e che la sua riforma non convince.
Il presidente del Consiglio si deve essere svegliato di soprassalto accorgendosi improvvisamente che non basta riempire di cartelli sgargianti abusivi pagati da noi le città italiane, non basta il sostegno della TV di stato anch’essa pagata da noi, non basta la stampa nazionale favorevole grazie a cospicui finanziamenti pubblici con i soldi nostri per indurre i cittadini a credere in lui.
Ebbene sì, da quando i cittadini italiani hanno perso il welfare, senza guadagnare posti di lavoro, da quando hanno visto la scuola pubblica distrutta, la sanità pubblica sfasciata, si sono trovati improvvisamente precari e licenziabili senza giusta causa, nessun mezzo di informazione per quanto ben pagato con soldi pubblici ha potuto convincerli che quello che vivevano sulla loro pelle non fosse vero.
Ma non sarà per caso questa anomalia che viviamo oggi, grazie al combinato del Porcellum con l’azione politica di Napolitano a farci veramente toccare con mano quella deriva autoritaria che si vorrebbe divenisse legittima e costituzionale, accettando la riforma del governo?
Per questo dunque Renzi è a caccia di prede deboli: i ragazzi che non hanno sperimentato gli effetti delle sue politiche ancora, visto che protetti dalle famiglie, per convincerli della bontà di una riforma che consentirà ai governi di oliare gli ingranaggi che sforneranno le leggi che li priveranno definitivamente di tutti i diritti.
Ma se la Costituzione è ancora in vigore e non siamo in uno stato autoritario, come possono alte cariche istituzionali sponsorizzare la riforma costituzionale da votare il 4 dicembre nelle scuole calpestando il principio di imparzialità della pubblica amministrazione, violando la libertà di insegnamento, violentando la libertà di pensiero e di opinione di chi dovrebbe diffondere informazioni che magari non condivide?
Il premier dovrebbe ben sapere che la Costituzione italiana non può diventare una sequenza di slogan nelle scuole che ne favorisca una comprensione deviata a suo vantaggio, non può usare le scuole pubbliche come usa i media: deve sapere proprio lui che ha riscritto la Costituzione che i pubblici funzionari rispondono solo alla Nazione e che i testi normativi devono essere letti testualmente e spiegati in tutte le loro implicazioni.
La proposta di riforma di Renzi può diventare oggetto di disamina critica solo per scelta dei docenti, ma con tutte le implicazioni del caso pro e contro .
L’ascesa del fronte del NO ha dimostrato al Premier che non si può eludere in eterno il confronto con la gente e mantenere credibilità e stima.
Quando il rapporto di fiducia tra premier ed elettori si incrina, nei Paesi in cui non ci troviamo di fronte ad una deriva autoritaria, si torna alle urne, non si cerca di convincere i cittadini meno consapevoli che il nero è bianco con artifici pubblicitari.
Questo dimostra oltre ogni ragionevole dubbio che nelle alte sfere istituzionali italiane qualcosa non va: il modo in cui il Premier ha scelto di esporsi a favore della riforma costituzionale ormai ha segnato una sola via.
Se la volontà popolare dovesse essere diversa dalle sue indicazioni, il 4 dicembre, dando seguito alle proprie affermazioni di alcuni mesi fa, deve dissipare ogni residuo sospetto di “deriva autoritaria “ e dimettersi!
Partigiani della Scuola Pubblica