“Le notizia sulla Sanità cosentina, con le relative inchieste e i provvedimenti assunti dall’autorità giudiziaria anche e soprattutto su imputati eccdlenti quali Scura e Cotticelli, ci offrono solo uno spaccato della crisi sanitaria in cui purtroppo versa l’intera regione. Una Calabria su cui voglio snocciolare alcuni allarmanti dati, tentando di semplificarli il più possibile per renderli di facile comprensione. Siamo infatti maglia nera anche in questo fondamentale ambito.
Basti pensare, ma è solo l’inizio, che si è registrato un taglio del personale pari ad addirittura il 17.1% che equivale alla perdita di circa 3.900 dipendenti nel periodo compreso fra il 2010 e il 2016. Nello specifico parliamo di un meno 15% nella componente medica, passando per un saldo negativo pari al 24% relativamente alle figure tecnico-professionali. Calati in modo drastico, ovvero del 60% negli ultimi 21 anni, pure i posti letto. Una diminuzione da 9.915 a soli 5.874 solo in una manciata di anni recenti (un taglio del 40.8%.
Si è così passati dai già pochi 3 posti letto per 1.000 abitanti del 2013 all’1.95 di adesso. E che dire poi dei 18 ospedali chiusi, in ossequio alla logica di un risparmio del tutto presunto, con decine di zone e località, anche grandi, lasciate sguarnite. Prive insomma di un Pronto Soccorso. Basti pensare al riguardo all’area metropolitana di Reggio che ha perso i presidi di Palmi, Scilla, Siderno, Taurianova e Oppido Mamertina, o al territorio di Cosenza, senza più un nosocomio in centri quali Cariati, Lungro, Mormanno, Praia a Mare, San Marco Argentano e Trebisacce. Ma se Atene piange, Sparta di certo non ride. Ed ecco allora che a completare l’elenco dei ‘lucchetti’ agli ospedali nelle altre province calabresi figurano ad esempio le cittadine di Chiaravalle Centrale e Soveria Mannelli per Catanzaro, Soriano per Vibo e Mesoraca per Crotone.
Come se non bastasse, a tutto ciò si sono aggiunti lo spreco di denaro pubblico dovuto alle sempre crescenti infiltrazioni mafiose e non solo. Emblematico, in proposito, il caso dell’Asp reggina, commissariata proprio a causa delle indebite ingerenze della ‘ndrangheta con un conseguente deficit di svariati milioni di euro. Cifre a cui si è peraltro arrivati, come ha denunciato l’ex commissario Santo Gioffrè, in virtù di un sistema di doppi o addirittura tripli pagamenti a strutture private convenzionate. Uno sperpero di fondi su cui è intervenuta anche la Guardia di Finanza.
Comunque sia, i motivi del collasso del sistema sono chiari: notevole carenza di personale medico, infermieristico e di supporto; ripetuti episodi di malasanità; disorganizzazione per così dire programmata allo scopo di privilegiare la rete delle cliniche private e nosocomi sfruttati anche quali bacini elettorali. Ma potrei continuare citando la situazione delle strutture molto vecchie che non rispettano i requisiti normativi o di quelle con i reparti nuovi che però rimangono inutilizzati perché in attesa di collaudo.
E del resto, tutto questo lo ha spiegato molto bene davanti alle telecamere di ‘Presa diretta’ il procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri: ‘C’è un disordine organizzato che inerisce in particolare all’apparato della pubblica amministrazione in cui spesso si annida la criminalità organizzata. Non sarebbe altrimenti possibile che oltre il 75% del bilancio della Regione sia destinato a una Sanità, malgrado ciò, palesemente inefficiente’. Parole come pietre a cui c’è poco o nulla da aggiungere, se non che la politica, anzi la malapolitica locale, ci ha messo del suo. Ecco perché noi possiamo essere artefici del nostro destino, mandando a casa questa gente che ha difeso interessi particolari dei soliti noti per decenni. Tocca quindi ai calabresi tutti decidere cosa vorranno fare con il voto per cambiare il loro futuro e quello dei propri figli”.