Rattoppi e riforme della Giustizia


 È palese che Draghi e la sua enorme maggioranza hanno messo mano a un rattoppo della Giustizia, quanto basta per rispondere a una richiesta dei burocrati di Bruxelles, e ottenere così i soldi della resilienza. Non domandatemi che è, in quanto lo ignoro: ma siccome la nominano tutti ogni giorno, dev’essere una cosa importante. Boh.

 La riforma Buonafede, e la oggi riforma Cantabria, sfiorano appena il problema, e tutto quello che fanno è intervenire sui gradi di giudizio. Intanto, sarebbe stata l’occasione per ricordare che la Cassazione non è un terzo grado, e non deve mettere il naso sui fatti, bensì solo sulle procedure e sulla legittimità. Ma siccome l’Italia è zeppa di avvocati, e tutti dopo qualche anno diventano cassazionisti, ecco anche un divieto di sosta e il pascolo abusivo prima o poi finiscono in Cassazione. Quando non in Corte Costituzionale, quarto grado, e Corte europea, quinto.

 Ecco, bisogna rendere difficile già l’appello, figuratevi andare di fronte all’ONU!

 Come si fa? Beh, vi faccio un esempio di semplificazione. Se io vengo querelato e assolto, anzi prosciolto, dev’essere automatico che il querelante mi deve risarcire, e subito; e senza che io debba spendere altri soldi e tempo per un altro procedimento.

 Fantasia? No, e qui vi faccio ridere. Dovete sapere che un sindaco pro tempore di Soverato, tale Raffaele Mancini, mi querelò per un’accusa che, di per sé, faceva solo sghignazzare i polli, e una Giustizia seria avrebbe usata per carta straccia riciclata.  Invece capitò che giungemmo in Tribunale… no, giunsi da solo, giacché il Mancini e soci non mandarono nemmeno un loro avvocaticchio, il procuratore di turno che era, casualmente, incaricato dell’accusa, data un’occhiata alla pratica palesemente scritta con i piedi, e fatta una faccia professionalmente schifata, si espresse così: “Qui non si capisce niente, e non c’è manco chi sarebbe l’offeso. Chiedo il proscioglimento”, cosa da me ottenuta al volo. Ahahahahahahah!  

 E qui, la sorpresa. Chi era il di turno? De Magistris Luigi, oggi sindaco di Napoli e aspirante consigliere regionale in Calabria. Aveva ragione la mia bisnonna: “Munti cu munti no, ma frunti cu frunti s’incuntranu”.

 Risarcimento? Niente, e io n9on avevo voglia e denaro per un’altra causa. Ecco, se il Mancini e soci avessero dovuto temere di pagare immediatamente quella mattina stessa e di tasca una volta soccombenti, non tanto giocavano al piccolo inquisitore della domenica! Così io spesi dei soldi per i capricci manciniani e per il non funzionamento della italiana Giustizia.

 È un esempio anche di come bisogna rendere difficile, anzi pericoloso denunziare, querelare eccetera, se non si è ben sicuri dei fatti propri. Ah, nello stesso periodo beccai un’altra querela (che coincidenza!), e non nomino nemmeno il tizio (si chiama damnatio memoriae), ma quella dev’essere finita al macero, tanto era una chiacchiera.

Ci sarebbero forme alternative ai giudizi. Ecco una riforma: se io accetto l’arbitrato di X per una cosa qualsiasi, devo esplicitamente rinunciare ad ogni altra procedura. Se un professore ha un contenzioso con il preside, ci dev’essere un ufficio regionale competente…

 Insomma, urge ridurre al minimo il ricorso ai tribunali. Quanto ai giudici che non depositano le sentenze e i mafiosi escono, vanno licenziati in tronco.

 Per fare questo e altro, basta tornare al principio, del resto banale, che i magistrati sono solo dei funzionari dello Stato che hanno vinto un concorso, e non eroi e santi e martiri e geni: se non qualcuno, caso per caso, e non alla grossa, tutti in blocco. Un giudice è uno che deve sapere il diritto e applicarlo, esattamente come se io voglio insegnare greco, devo conoscere i profondi misteri dell’imperativo perfetto medio. Che poi sono facilissimi, se il prof non s’incarta con la grammatica. Lo stesso per le leggi, se un giudice non interpreta a sogni il diritto: vedi Palermo e Catania; vedi liberazione di Carola in base una convenzione ignota misteriosamente comparsa…

 Lo stesso per le decine e decine di migliaia di leggi, e le trentacinquemila (35.000!) fattispecie di reato che vagano per l’Italia; e che vanno ridotte a pochissime, sia le fattispecie sia le leggi.

 Corruptissima republica, plurimae leges, insegna Tacito.

 Mi fermo qui, per tornare da dove sono partito: le riformine del megagoverno Draghi sono pannicelli caldi per curare la polmonite; ma Ursula dice che vanno bene, e quindi ci daranno i soldi. A proposito, ragazzi, quando veramente arrivano e in contanti, avvertitemi. Come prima cosetta, finitemi la Trasversale Ionio – Tirreno.

Ulderico Nisticò