Qualcosa sui lidi balneari


 Occorre, come sempre, una premessa storica sulla gestione e organizzazione, o piuttosto disorganizzazione del territorio in Calabria. Basti qualche cenno:

– Dei 404 Comuni, almeno 300 sono un’invenzione di Giuseppe Bonaparte nel 1807, e di Murat nel 1811, per accontentare i nobilotti e borghesi loro sostenitori; e i confini comunali vennero tracciati di notte secondo gli interessi di qualcuno parente di qualcun altro. Leggete una mappa, e vi mettete le manine nei capelli.
– Curiosità storica: ho sentito, ormai anni addietro, una contadina dire che andava “a la Comuni”, femminile come in francese. Vi piace, come prova?
– Quando, nel secondo dopoguerra, sorsero le Marine, è facile che il modo di edificare sia stato pensato ed eseguito come lo shakespeariano “sogno di un pazzo raccontato da un ubriaco”, cioè con il criterio di lasciar costruire a fantasia, chiunque avesse un mezzo ettaro o un vaso di basilicò.
– Soverato, che tutto sommato è il meno peggio, si è espansa con un misterioso Piano di fabbricazione; e quando venne approvato il Piano regolatore (forse, ma nemmeno sono sicuro che ci sia sul serio!), non c’era più niente da regolare.

 Fatte queste premesse, si deduce agevolmente che anche la questione dei lidi balneari non poteva andare meglio. Attenti, non sto entrando nella questione particolare ben nota, e ciò per due motivi: 1. non m’interessa; 2.è tanto intricata da far venire il mal di testa, e se la vedano gli avvocati.

 Pare ci sia, a Soverato, dal 2020 un Piano spiaggia. Siamo nel 2024, e non si mai vista la benché minima applicazione. I lidi sono un’arlecchinata di forme e colori e aggiunte e riparazioni e sostegni d’emergenza, e superfetazioni di legno e cemento e lamiera; e, quasi tutti, altro non appaiono che fitte file di ombrelloni.

 Se poi sono legali o meno, se la vedano con la legge, o magari con il confessore. Per dire che è un brutto spettacolo, non ho bisogno di Giustiniano e Pier delle Vigne e Alfredo Rocco, perché il mio non è un giudizio legale, ma, direbbe Kant, è un giudizio estetico.

 E siccome, sempre Kant direbbe, il giudizio estetico poi diventa anche teleologico, cioè il bello e il brutto sono funzionali o disfunzionali (harmonìa, per i Greci, era una cosa bella perché funzionante), anche i lidi contribuiscono all’approssimativa gestione di quello che a Soverato chiamano prosopopeicamente turismo, ed è solo balneazione da fine luglio al 20 agosto. Verso il 25, non vi azzardate a chiedere una birra; ho detto birra, ragazzi, mica caviale e champagne!

 Non so come finirà la faccenda tribunalizia dei lidi; certo che il problema andrebbe affrontato sul serio, e in modo radicale e definitivo, e adatto al 2024… 5… 30; e non al 1950. Chissà se ci aiuterà tale Bolkestein con la sua direttiva, del resto a sua volta mica tanto chiara? Intanto la confusione dilaga e crea altra confusione, da Bruxelles a palazzo Chigi alla Cittadella a piazza Maria Ausiliatrice.

 E fra scarsi tre mesi inizia ufficialmente la stagione.

Ulderico Nisticò